Sabato mattina non avevo compagno di ventura e quindi nella maggiore
libertà di scegliere l’orario alla fine non sono andato al mattino presto e poi
valutando le varie cose da fare non sono andato del tutto, rimandando alla
domenica mattina, e me la sono presa con calma.
Poi, a fine mattinata, tornando verso casa ci siamo concessi una piacevole
e compiaciuta sosta per un aperitivo rituale. Solo un prosecco, nocciolina e qualche
patatina. Mentre salgo di nuovo in auto mi soffermo a considerare la bellissima
giornata, la temperatura primaverile, non ho più molta fame avendo appena
tamponato sia pure non pesantemente, e dico: che peccato che devo correre venti
chilometri sennò sarei potuto andare adesso... oramai sono le una... se andassi
adesso mangerei alle tre...
Una moglie incredibilmente supportiva mi fa: vai pure, poi mangi quando
torni!...
Io, complice forse l’euforia del prosecco, mi sono fatto prendere
dall’entusiasmo solare, toranato a casa ho indossato maglietta e pantaloncini e
sono partito nel sole (facevo un po’ contrasto con le persone a passeggio con
il piumino ma erano loro troppo vestite!).
Il giro in sé non merita menzione, avevo un allenamento specifico che mi
preoccupava e quindi ho messo il pilota automatico: sono andato alle Cascine e
di lì ho preso la ciclabile verso i Renai fino a che non ho fatto dieci
chilometri e poi sono tornato indietro.
No, quello su cui volevo soffermarmi a riflettere non è la corsa quanto
l’aperitivo.
Fino a pochi anni fa ero assai timoroso, aspettavo di aver digerito prima
di uscire per un allenamento (nemmeno corressi il rischio di affogare!), tanto
da andare a correre digiuno all’alba.
Poi anno scorso ho fatto più attenzione alla dieta, ho letto tutti gli
articoli sulla nutrizione che mi sono capitati, ho mangiato barrette e gelatine
prima e gel durante la corsa per evitare cali di zuccheri, tanto da aver paura
di non ingerirne abbastanza per mantenere il funzionamento del meccanismo al
suo meglio, poi ho smesso di mangiare durante la corsa per cercare di abituarmi
a bruciare grassi anziché fornire incontinuazione zuccheri pronti all’uso, in
pratica adesso se non corro troppo veloce fino a venti chilometri non ne sento
il bisogno, e alla fine mi pongo in modo molto più rilassato nei confronti
della corsa e del cibo: a meno di non dover affrontare lunghissimi o dei medi
veloci non mi curo più di cosa mangio prima, come va va, non è la prima volta
che pur di non turbare la vita familiare prendo un aperitivo e poi vado a
correre...
Non è che mi voglio vantare o incoraggiare alcuno a prendere l’aperitivo come
pratica propedeutica alla corsa. Casomai l’intento di queste considerazioni
sono derisorie di tutte le mie (e non solo mie) fissazioni e timori. Resto convinto
comunque che qualora l’allenamento sia probante (e tutto è relativo al soggetto
che si mette alla prova) non si debba trascurare alcun aspetto, soprattutto
quelli nutrizionali.
Qualcuno si chiederà: ma come sarà andato l’allenamento? Non era quello l’importante,
ho detto, però la domanda è lecita!... Quello che avevo in programma era tosto
per me: 14km a 5’00”/km + 4 ripetute da 1km a 4’40” con recupero da 3’, ma è
andato piuttosto bene e sono arrivato a casa dopo 20km esatti in poco meno di
1h40’ con una media globale, inclusi i recuperi, di 5’/km. Anche se molto stanco.
Razionalmente non penso affatto che il prosecco abbia influenzato però sotto
sotto sono contento di averlo bevuto. E non solo perché era buono...
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