Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

sabato 8 marzo 2014

Troppo pesante!

Borgo San Iacopo, sabato, quasi mezzogiorno, quasi primavera, c’è il sole. Oltre a fare attenzione a dove poggio il piede a ogni passo, dopo l’infortunio alla caviglia ci sto molto più attento, e ora la stanchezza è tale e tanta che ogni appoggio è un piccolo dolore, devo anche fare attenzione a scansare fiorentini e turisti che sciamano come insetti ebbri di polline.
Laggiù davanti, tra poche decine di metri, c’è il Ponte Vecchio e lì sarà ancora più difficile farsi largo per incunearsi nella corrente, a me trasversale, che va e viene dal ponte. Affronterò il problema quando ci arrivo.
Sì perché oramai sto procedendo lentamente, molto lentamente, mi vergogno ma sono così stravolto che non me ne importa più niente, devo arrivare alla macchina parcheggiata all’inizio di Viale dei Colli, mancano due chilometri, solo due chilometri, roba da dieci minuti. Se fossi fresco ma ho già fatto trentatré chilometri e non è stata una passeggiata, no, non ci siamo proprio, ma non ci voglio pensare: mancano solo due chilometri.
“Troppo pesante!”
Colgo queste due parole nel caos dei miei pensieri, vengono dall’esterno, mi guardo intorno, fantasmi di persone mi sfilano accanto, e poi lo vedo sul marciapiedi alla mia destra, ‘a ore due’ direbbe un pilota di aereo, ma io vado così piano che resta ‘a ore due’ per un tempo infinito. È anziano, una giacca a vento blu scolorito, la barba incolta, la faccia grinzosa e rossastra, sovrappeso, potrebbe essere un barbone ma non sono in grado di discernere. Mi sta guardando, sì è fermato e guarda proprio me che mi trascino pietra dopo pietra.
“Troppo pesante!”
Lo ha detto di nuovo. E lo ha detto proprio a me.
Io cerco di sorridere ma non mi viene nessuna battuta, mi resta il sorriso e dico solo
“Eh sì”
Poi finalmente sono all’altezza di Ponte Vecchio, “permesso, scusate”, con un po’ di fortuna e tempismo taglio la corrente e riesco a infilare il varco tra muro e una bancarella, scartando due persone ferme sul marciapiede.
È vero, sto andando pianissimo, se mi vedessi adesso o se, peggio, mi vedesse qualcuno dei miei amichetti, che figura! Che vergogna! E l’impressione che devo dare è proprio quella di incedere con pesantezza, quasi che io sia troppo pesante. È vero, leggero non lo sono mai stato ma qui la pesantezza è il risultato della stanchezza.
Ma era un vecchiaccio! Ma che voleva? Come si permette, in confronto a lui sono un figurino anche dopo trentatré chilometri, ma vaffanculo!
Un chilometro e sette. Forza! Solo un chilometro e sette.
Che vecchio rincoglionito.

Lascia perdere, un chilometro e sei.