Borgo San Iacopo, sabato, quasi mezzogiorno, quasi primavera, c’è il sole. Oltre
a fare attenzione a dove poggio il piede a ogni passo, dopo l’infortunio alla
caviglia ci sto molto più attento, e ora la stanchezza è tale e tanta che ogni
appoggio è un piccolo dolore, devo anche fare attenzione a scansare fiorentini
e turisti che sciamano come insetti ebbri di polline.
Laggiù davanti, tra poche decine di metri, c’è il Ponte Vecchio e lì sarà
ancora più difficile farsi largo per incunearsi nella corrente, a me
trasversale, che va e viene dal ponte. Affronterò il problema quando ci arrivo.
Sì perché oramai sto procedendo lentamente, molto lentamente, mi vergogno
ma sono così stravolto che non me ne importa più niente, devo arrivare alla
macchina parcheggiata all’inizio di Viale dei Colli, mancano due chilometri,
solo due chilometri, roba da dieci minuti. Se fossi fresco ma ho già fatto
trentatré chilometri e non è stata una passeggiata, no, non ci siamo proprio,
ma non ci voglio pensare: mancano solo due chilometri.
“Troppo pesante!”
Colgo queste due parole nel caos dei miei pensieri, vengono dall’esterno,
mi guardo intorno, fantasmi di persone mi sfilano accanto, e poi lo vedo sul
marciapiedi alla mia destra, ‘a ore due’ direbbe un pilota di aereo, ma io vado
così piano che resta ‘a ore due’ per un tempo infinito. È anziano, una giacca a
vento blu scolorito, la barba incolta, la faccia grinzosa e rossastra,
sovrappeso, potrebbe essere un barbone ma non sono in grado di discernere. Mi sta
guardando, sì è fermato e guarda proprio me che mi trascino pietra dopo pietra.
“Troppo pesante!”
Lo ha detto di nuovo. E lo ha detto proprio a me.
Io cerco di sorridere ma non mi viene nessuna battuta, mi resta il sorriso
e dico solo
“Eh sì”
Poi finalmente sono all’altezza di Ponte Vecchio, “permesso, scusate”, con
un po’ di fortuna e tempismo taglio la corrente e riesco a infilare il varco
tra muro e una bancarella, scartando due persone ferme sul marciapiede.
È vero, sto andando pianissimo, se mi vedessi adesso o se, peggio, mi
vedesse qualcuno dei miei amichetti, che figura! Che vergogna! E l’impressione
che devo dare è proprio quella di incedere con pesantezza, quasi che io sia
troppo pesante. È vero, leggero non lo sono mai stato ma qui la pesantezza è il
risultato della stanchezza.
Ma era un vecchiaccio! Ma che voleva? Come si permette, in confronto a lui
sono un figurino anche dopo trentatré chilometri, ma vaffanculo!
Un chilometro e sette. Forza! Solo un chilometro e sette.
Che vecchio rincoglionito.
Lascia perdere, un chilometro e sei.
Nessun commento:
Posta un commento