È possibile che un essere
perfetto (si fa per fare un esempio), che si allena sei giorni su sette (se
Elena non lo sapesse, sarebbe meglio, comunque), in 3 discipline diverse
(questo oramai l’ha capito), possa infortunarsi con un gioco da bambini?
Museo di scienza di
Glasgow. Tre corsie in sintetico lunghe una decina di metri. Tutta un’apparecchiatura
per rivedere i propri movimenti, provare la propria velocità.
Appena due bambini di
circa dieci anni si sono sfogati sotto gli occhi amorevoli della nonna, mi avvicino
con fare sornione.
Mi piace vincere facile?!?
Appoggio lo zaino. Mi
metto in posizione, non ci avevo pensato: eretta? Si scatta male. A terra? Non
esageriamo. Una via di mezzo, non facciamola troppo lunga. Pigio il pulsante:
steady, ready, Go!
Ahi!
Il dolore è stato
pungente, subito sotto la chiappa destra.
Neanche un metro. Cammino
con indifferenza fuori dalle corsie, tamponandomi la chiappa e soffiando a
denti stretti: “mi sono fatto male, mi sono fatto male”.
Elena mi deride con
gentilezza, pensa che esageri... come al solito, avrà pensato, mi preoccupo per
qualunque dolorino.
Io ho avuto paura, un tipo
di dolore che mi era ignoto e gli articoli letti su contratture, stiramenti e i
cosiddetti strappi, non mi fanno ben sperare. Però poi camminando non mi fa
male, e proseguo la visita del museo.
Da allora ci ho corso
senza problemi (addirittura tre uscite sui venti chilometri) e sono anche andato
in bicicletta, il tutto senza provare alcun dolore.
Poi un controllino a una
caviglia e mi viene in mente di raccontare anche questo episodio. Mi stendo
supino e Stefano-mani-di-fata, Stefano il pacifico, Budda-Stefano, mi dice:
“E questa buca?”
O porca miseria, soffio
contro la carta su cui sto appoggiando la testa.
“Ti faccio una foto”
Me la fa vedere. Innanzitutto
vi sfido a riconoscere un primissimo piano del dietro delle vostre cosce, non
dico i polpacci, quelli riusciamo anche a vederceli, ma il bicipite femorale,
insomma quel tratto di gamba che va dal gluteo a dietro il ginocchio: potrebbe
essere di chiunque altro. Sembra anche di gomma. E quello sono io?
D’altra parte mi ha fatto per
sbaglio pure un filmino... sono proprio le mie gambe.
“Vedi, sulla gamba destra
c’è un avvallamento, qui sulla sinistra invece non c’è.”
Incredibile ma indubbio.
“È uno strappo muscolare”
Eh, l’avevo capito,
“Ti mando la foto”
No. Grazie.
“Ti mando anche il filmino”
No. Grazie. No.
“No, non importa”
Mi rivesto, devo andare in ufficio.
“Non ti preoccupare non è
niente, non inficia le prestazioni, hai i muscoli delle gambe potenti che
compensano”...
Porca miseria un pezzo della
mia gamba si è rotto e non lo posso riattaccare, quasi peggio che mi si fosse
rotto un osso.
“Se vuoi ti puoi fare
un’ecografia”
“E poi?” lo guardo
dubbioso, ma dentro covo una noce di speranza.
“Niente, per capire cosa è
successo”
Ti pareva.
“Lasciamo perdere”
“Puoi comunque cominciare
a riallungare il muscolo, piano piano, è passato quasi un mese...”
La morale: innanzitutto i
bambini vanno lasciati giocare.
Poi una conferma: beata
ignoranza! Mi sono allenato per un mese, sovrapponendo pure la parte finale della
preparazione per un triathlon olimpico con l’inizio della preparazione per una
maratona senza alcun problema. Poi vengo a sapere che ho fatto tutto con una
buchetta dietro la gamba e mi spavento?
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