La cosa brutta
della maratona è che non la si può improvvisare, sennò sarebbe bello
stiracchiarsi, ascoltare il cinguettino nell’aria fresca e tersa del mattino e
pensare: oh, voglio proprio correre una bella maratona!
No, non funziona
così. Come in tanti altri ambiti della vita, le cose belle (che so io: un
matrimonio o una semplice vacanza), pur nella loro apparente naturalità, quasi
sempre nascondono un lungo periodo di preparazione.
Appunto: preparazione.
Nel nostro caso
specifico per poter dire, adesso, domenica prossima vado a Parigi (ma potrebbe
essere un qualunque altro posto, in questo caso è un esempio, ma a me questo
esempio piace assai e quindi mi ci attengo ben volentieri) a correre la maratona,
sono stati necessari vari passi:
Decidere, mi
pare verso novembre, che avremmo (spesso certe cose per farle hai bisogno di
complici) fatto una maratona in primavera e quale.
Iscriversi: a
parte l’ovvia considerazione che se non ti iscrivi nei tempi dovuti non puoi
poi partecipare, va detto che tra la decisione di correre una maratona e il
momento in cui mi iscrivo fisicamente passa sempre almeno un mese, come se
dovessi completare il processo di autoconvinzione, comunque il passo è senza
ritorno o meglio posso anche decidere di rinunciare ma la quota di iscrizione,
solitamente non trascurabile, andrebbe perduta. Eppoi rinunciare sarebbe dura
per il morale, una volta deciso intimamente e, soprattutto, sventolato a amici
e conoscenti (runners). Quindi una decisione da prendere con la dovuta
convinzione. E allo stesso tempo ci vuole quello slancio di follia che ti fa prendere
una decisione senza considerare nel dettaglio i mesi di continuativa fatica
coronata da un estremo e spossante sacrificio finale che avrai modo di
rimproverarti con calma.
Alla fine mi
sono iscritto a inizio dicembre. Subito dopo la logistica: viaggio e hotel.
Ho messo a
punto il programma di allenamento durante le vacanze di natale.
A gennaio è
cominciato la preparazione, basata su quattordici settimane (in teoria, nella
pratica, complice un’influenza, ho iniziato dopo l’Epifania). Poteva essere
anche più lunga ma avevo bisogno di riposarmi un po’ dalla maratona autunnale
(fine novembre). Sostanzialmente faccio coincidere il vero inizio con il primo
lungo da venti chilometri.
Quindi, da
novembre (tempo della decisione) a inizio aprile (tempo dell’azione) sono
passati almeno quattro mesi di cui tre ineliminabili. Se la logistica o
comunque i termini di iscrizioni fossero stati più limitanti, si pensi alle maratone
più importanti o più frequentate come New York o Londra, ci avrei dovuto pensare
molto prima.
Detto ciò:
svegliàtevi, la primavera sta arrivando (appena smette di piovere) e allora
avrete la possibilità di correre, se non una maratona (a meno che non l’aveste
messo in conto per tempo), una bella mezza (anche lì ci può volere un po’ di
premeditazione, soprattutto alla prima volta, diciamo un paio di mesi) o almeno
una 10km (avremo occasione per parlarne, ce ne sono varie a Firenze) nei
prossimi due mesi.
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