Un giornalista
afflitto dagli usuali infortuni comuni a tanti runners, passando sconsolato da
un fisioterapista a un ortopedico di fama internazionale, finisce in Messico
con il pretesto di scrivere un reportage sui Tarahumara, la misteriosa tribù di
indios messicani famosi per utilizzare, uomini o donne, giovani o vecchi, la
corsa come usuale mezzo di spostamento, percorrendo distanze da ultramaratona
su sottili sandali di cuoio.
Il suo punto di
partenza è un personaggio altrettanto misterioso e leggendario: Caballo Blanco,
un gringo, una sorta di eremita del
running, che si è ritirato negli inaccessibili canyon messicani che sono il
regno dei Tarahumara e che ha un sogno: organizzare una gara ultratrail che metta a confronto i
migliori runner occidentali con gli schivi Tarahumara.
La trama si
potrebbe ridurre a queste due ricerche, quella dell’autore e quella di Caballo
Blanco, che ovviamente si intersecano e diventano un’unica avventura.
La narrazione
principale però si dipana amalgamando innumerevoli digressioni appassionanti: l’analisi
di teorie evoluzionistiche (come possa essere considerato evoluto un essere
privo di difese e incapace di fuggire rapidamente) confermate da evidenze
antropologiche e fisiologiche, o l’esempio di una storia di marketing di
successo (quella di un famoso marchio di scarpe da corsa), o i casi di
allenatori dalle intuizioni diventate leggendarie.
In sintesi: un
racconto avvincente.
Eppoi alla fine
mi ha convinto che, sebbene possa sembrare una boutade da fissato, da un punto
di vista evoluzionistico siamo davvero nati per correre... ma non voglio
convincere nessuno: leggere per credere.
Invece, mentre ne
avevo apprezzato varie tesi, non ero riuscito a condividere la teoria sostenuta
dal filosofo Mark Rowlands in “Running with the pack” (recensito in “Correrecon il branco”, recensione di un libro che non c’è (ancora))
secondo la quale la corsa è un valore di per sé connaturato con l’essere umano.
Dalla lettura
di questo libro, che – ribadisco - non è un manuale ma una sorta di romanzo/reportage,
ho tratto anche un giovamento specifico come runner. Mi ha infatti trasmesso la
consapevolezza della gioia di correre mentre corro: facendoci caso mi sono reso
conto che era vero, riuscivo a essere contento di correre mentre correvo
sebbene, ovviamente, stessi faticando. E che non ha senso fare diversamente,
ossia correre senza essere felici. E anche qui vi lascio a un’intima
riflessione.
Sfortunatamente
non mi risulta che sia stato ancora tradotto in italiano e, per di più,
l’inglese (americano) utilizzato abbonda di gergalismi che non rendono affatto
agevole la lettura. Ciò nonostante resta avvincente. E se regge a un filtro
così grossolano che mi ha sicuramente fatto perdere vari vocaboli (anche se il
cervello umano è eccezionale nel colmare i vuoti interpolando) vuol dire che
dev’essere davvero un bel libro!...
Born to run
Christopher McDougall
Profile Books
2010
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AGGIORNAMENTO 22 FEBBRAIO 2014
Finalmente pubblicato in italiano:
Mondadori
Strade Blu Saggi 2014
396 pagine € 17,50
Traduttori: Dario Ferrari
Vuoi leggere altre recensioni? Vai alla Biblioteca del Runner
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AGGIORNAMENTO 22 FEBBRAIO 2014
Finalmente pubblicato in italiano:
Mondadori
Strade Blu Saggi 2014
396 pagine € 17,50
Traduttori: Dario Ferrari
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