Ponte Bailey sotto la Certosa del Galluzzo, un uomo che
corre davanti a me. Mi sto avvicinando, io sono in bici. Non ha il fisico del
podista, ha un busto largo e le gambe sembrano distanziate tra loro. Mi avvicino
ancora e noto che sta correndo con passo spedito e deciso. Dopo il ponte una
breve pettata porta al piano della statale, lo sto per raggiungere ma lui aumenta
attaccando la salita, lo percepisco nettamente. Intanto l'ho raggiunto e non mi
trattengo, ho bisogno di comunicargli che sono con lui, anche se in questo
momento sono sotto altre spoglie: “Forza!” gli dico da dietro.
Solo allora, sulla sua maglietta bianca con una manica
azzurra e una rossa, leggo alle sue spalle una scritta: PHILIPPINES.
Lui si gira sorpreso e mi sorride. è piuttosto alto e ben
piazzato per essere un filippino.
insisto: “Vai forte!?!”
insisto: “Vai forte!?!”
Si sta allenando per la Pistoia-Abetone, mi dice sempre
sorridente, l'ha fatta l'anno scorso e vuole migliorare il suo tempo.
“Complimenti.
Continua così, si vede che vai bene!”.
Lo saluto e proseguo insieme a Matteo verso Firenze.
Tornati alle Cascine, sbattuto le bici in auto, abbiamo
fatto un giro per provare per la prima volta cosa significa correre dopo aver
pedalato per un'ora, ma non è questo l’aneddoto che vi volevo raccontare. Mentre
stiamo per finire i nostri otto chilometri, sento un passo avvicinarsi alle
nostre spalle. Ci sorpassa: PHILIPPINES.
“Oh ciao”, gli grido. Lui si gira e ci saluta stupito.
“Ci siamo incontrati poco fa”.
“Ah sì?, - fa lui, - dove?”
“Al Galluzzo” replico, ma dal suo sguardo vuoto capisco
che non può riconoscerci: eravamo mascherati con occhiali e caschetto e in più
non stavamo correndo.
“Eravamo in bici e ti ho salutato!”
Gli occhi gli si sono
illuminati, ci ha salutato e ha proseguito del suo passo.
Quando ho raccontato questo episodio a Elena mi è uscito: “Una cosa che mi dispiace è non gli ho chiesto il suo nome”.
“E che ti cambia?”
“Niente, però mi avrebbe fatto piacere sapere che ho
incrociato George o Pepito, piuttosto che 'uno' con una maglietta con su scritto PHILIPPINES.”
PS: Non è stato difficile scoprire il nome di un filippino che ha corso la Pistoia-Abetone dello scorso anno. Riconosco che non mi ha cambiato molto il sapere il suo nome, anzi me lo voglio scordare: ricorderò il suo sorriso aperto e quel fiero PHILIPPINES sulle sue spalle.
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