Avrei voluto
essere una moglie di podista per averlo potuto scrivere io questo “La moglie del podista”. Leggételo è esemplare!
Dopo averlo
letto con Elena e averci riso abbondantemente, mi sono fermato a riflettere su
quante volte anche io abbia accennato, sia pur di sbieco, al ruolo non
marginale della moglie del podista. Ovviamente il punto di vista è opposto ma
mi sono divertito a perlustrare i vari luoghi in cui ne ho parlato negli ultimi
(e primi) venti mesi.
Ho ritrovato di
quando la moglie del podista ha uno slancio (spesso irripetibile) di affetto e
ti accompagna (in bicicletta) in una sgambatina rapida alle Cascine in un bel
pomeriggio primaverile (Sorpresa dopo l'uovo di Pasqua (un’altra riflessione sull’alimentazione))
Oppure quando è
falsamente partecipativa (ma non ipocrita: solo falsa per amore) e ti saluta
con un affettuoso
“Buona gara”.
Io l’ho guardata sorpreso: “Volevi dire ‘Che coglione che sei a uscire con questo umido’, vero?”“Sì, - ha ammesso lei sorridendo - ma ‘buona gara’ è più carino!”
Certe volte (La moglie del maratoneta (a letto con la febbre))
ho cercato di sottolineare i momenti di eroismo silenzioso del podista il cui
pensiero amorevole è rivolto alla moglie (perché lui in fondo a se stesso lo sa
che è una santa) ma il suo atto eroico sarà inesorabilmente tradito da un
sospetto (da parte di lei) di opportunismo strisciante (da parte di lui).
Sublime è la
moglie del podista quando trasforma un momento odiato, quale la colazione prima
dell’allenamento mattutino, in un rituale unificante e quasi romantico (La colazione mattutina (aspetti sociologici più che nutrizionali)).
Ho ritrovato
anche i momenti di passione e di sofferenza a cui il russare del runner stanco sottopongono
l’adorata mogliettina e di come il runner stanco possa escogitare metodi
geniali, ancorché masochisti, per evitare fastidi alla stessa (Russare e gli stratagemmi per non (e la corsa non aiuta!).
E di come la
moglie del podista è felice di vedere le foto che ritraggono il fiero podista (e
ovviamente distorto dalla sofferenza) durante la sua ultima gara (Le foto di me che corro - una riflessione dolceamara).
Di come sono sottili psicologhe le mogli dei podisti che riescono a analizzare i secondi fini della
corsa del marito come la fuga dalla realtà e dalle sue faticose abitudini
quotidiane (La corsa: relax con fuga finale) oppure fingono di arrabbiarsi per tutte le magliette, pantaloncini e scarpe che il
marito acquista di nascosto per poi commuoversi nel rimirare il loro bambinone
felice con il nuovo giocattolo (La rivincita dei pronatori (fantastiche scarpe nuove!))... Qui la sottile psicologa dovrebbe passare alla cura di un vero psicologo ma non aggiungiamo
livelli ulteriori, noi podisti siamo anime semplici.
Infine ritrovo, nel ricordo del “dopo” la prima maratona, l’affetto e la dolcezza della moglie
del podista che ama il marito anche se è podista e sapendo di amarlo evita di
infierire quando ne avrebbe una facile occasione:
Elena mi prepara una pasta, non so neppure io cosa mi va di mangiare e se mi va di mangiare. Nel dubbio, decido di mangiare, anche se sono già le tre e mezzo quando mi siedo debolmente in cucina. Mi sembra di essere un paziente sotto osservazione, per fortuna Elena è affettuosa e evita asserzioni, usuali durante la preparazione, del tipo “il male voluto non è mai troppo” perché adesso soccomberei. Ho bisogno di cura e non che mi si ricordi che, se sono fava e mi vado a autodistruggere, è colpa mia.
La morale? Evviva
la “moglie del podista”...
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