Tanto è
inutile: avete mai provato a acquistare il regalo per vostro figlio o figlia
insieme a lui/lei (o a ordinarlo su Amazon ma facendoglielo sapere come per
esempio hanno fatto dei miei cari amici) qualche giorno prima del suo
compleanno? È fisiologicamente possibile che lui/lei aspetti il giorno giusto
senza pretendere di aprirlo e giocarci fin da subito?
E allora perché
io, indossando l’abito dello zio saggio (non è un costume di carnevale, ma
nella sostanza...), mi fisso nel dispensare consigli ben saggi ma che poi io
stesso disattendo (predicare bene e razzolare male, dice l’adagio, purché
almeno si ponga attenzione a non farlo sapere in giro!)?
Ebbene proprio
da questo pulpito (in due occasioni: “Ti fa male un ginocchio? Cambiascarpe!... (con morale positivista e pragmatica)” e “Le sorpresenell'armadio e le scarpe da corsa (un paio di consigli da vecchio zio)”)
avevo ribadito un consiglio che ritengo assolutamente valido: mai usare scarpe
nuove per una lunga distanza, ma anzi, cominciare con qualche uscita da una
decina di chilometri, in affiancamento al paio vecchio che usiamo per i lunghi
del fine settiamana fino a che il piede (e tutto il corpo: caviglia,
ginocchio,...) non si sia adattato alla nuova scarpa e a quel punto si
effettuerà lo scambio: si comincia a usare le nuove per una ventina di
chilometri mentre le vecchie si riposano con qualche uscita breve prima del
pensionamento definitivo.
Detto fatto: con
l’ultimo paio di scarpe che ho rinnovato ci ho fatto subito, zitto zitto, venti
chilometri. E fin qui è sufficiente ipocritamente tacere.
Se però poi i
compagni di corsa più intimi (esistono i compagni più intimi? In che senso? Magari
ne parliamo un’altra volta) e per giunta miei attenti lettori si comprano il
sabato pomeriggio un paio di scarpe nuove, e non la versione nuova del solito
modello ma addirittura una marca diversa, e poi la domenica mattina le calzano
per fare venticinque o financo trenta chilometri, allora posso fare festa, non
ho più alcuna funzione educativa.
Ovviamente
perché è andata loro dritta, e hanno avuto la fortuna di essere Cenerentola e
non una delle perfide sorellastre altrimenti avrei potuto gongolare soddisfatto
nella mia saggezza dispensando immaginari e bonari buffetti mentre si fossero
lamentati per una galla qui o un dolorino lì. E invece nulla. Due su due. E se
avessero controvertito la mia teoria, e il mio saggio consiglio fosse inutile e
oltretutto tedioso?
Zitto zitto, però
a me (a me!) una bella galla dopo soli venti chilometri era venuta...
La morale? Medice cura te ipsum! (e poi appendi il
càmice...)
è fisiologicamente impossibile.. confermo :).
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