Per me finora
le solette era una parte della scarpa, punto. Quando uno compra un paio
di scarpe da running, dentro ci trova, ovviamente, le sue belle solette.
Oneste, con il logo che occhieggia mentre le osservi dall’alto. Le
estraggo quando lavo le scarpe, le faccio asciugare separatamente e poi le
reinserisco facendo attenzione che non si formino pieghe o grinze che, sia pure
impercettibili, poi correndoci per chilometri finirebbero per essere
insopportabili.
Da qualche rara
pubblicità su riviste specializzate, so che esistono solette che si possono
comprare separatamente ma non ne ho mai avuto bisogno o comunque non ne conosco
il beneficio. Per non sbagliare, visto che già azzeccare la scarpa giusta è una
sorta di congiuntura astrale, non mi sono mai azzardato a inserire anche la
variabile “soletta” nell’equazione. Fine.
Settimane fa ho
dismesso un paio di Adidas comodissime ma che avevano la suola usurata. A parte
il battistrada non dimostravano di essere troppo usate quindi mentre le donavo
alla Caritas (dopo averle ovviamente lavate per l’ultima volta) ho trattenuto
le solette sostituendole con un paio che avevo tenuto di riserva di un paio di
scarpe ancora più vecchie. Se dovevo tenere una paio di solette di riserva,
preferivo che fossero quelle di un paio di scarpe con cui mi ero trovato
veramente bene.
Dall’altra parte,
le scarpe che sto attualmente utilizzando per i lunghissimi sono delle Nike antipronazione
ben stabili ma financo troppo “dure” sotto il piede.
Oggi, per una
tranquilla sortita di un’ora ho fatto una prova, così per fare, ho sostituito
le solette delle Nike “dure” con quelle delle comodissime Adidas. Bum! Le Nike
sono diventate improvvisamente più “morbide”, più comode...
La morale: le
solette esistono e possono essere diverse le une dalle altre. Talvolta possono
fare addirittura la differenza.
PS: chissà
allora quale effetto miracoloso possano avere quelle superspeciali... No,
prometto che non le compro... mi mancavano solo le solette!...
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