Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

mercoledì 6 gennaio 2016

La Forza? No: la Corsa sia con te!

Avevo calcolato tutto: il film, l’ultimo episodio di Guerre Stellari ovviamente, dura due ore e un quarto, all’uscita avrei avuto quarantacinque minuti per arrivare dal concessionario, prima che questi chiudesse, per riprendere lo scooter. Avevo studiato il percorso con google map e ne avevo avuto conferma sul sito dell’Ataf: bastava fare cento metri a piedi, prendere un bussino che in sedici minuti mi avrebbe lasciato a poche centinaia di metri dalla meta, il tutto in solo ventidue minuti. Tenuto anche conto che il bussino seguente sarebbe passato dopo sette minuti, ce l’avrei fatta con un quarto d’ora di comporto. Perfetto. Però un segno avrebbe dovuto allertarmi, forse una corsa del 17 saltata e ero arrivato al cinema all'ultimo minuto e dopo una camminata forzata. Una volta seduto e riposatomi, mi rendo conto che il film sta cominciando dieci minuti in ritardo. Ce la faccio ancora. Intervallo. Intervallo? Sì, e tra parentesi sta scritto: cinque minuti: esaurito il quarto d’ora di comporto. Se non manco il bussino ce la faccio ancora. La ragazzotta nuova porge la spada laser a un incappucciato sulla montagna a strapiombo sul mare (è uno spoiler? No, non ho detto che l’incappucciato è Luke Skywalker da vecchio, ossia Mark Hamill adesso). Esco senza vedere i titoli di coda, peccato, è un rito leggerli fino alla fine, ringraziamenti e musiche comprese, ma non c’è tempo. Cammino rapido, arrivo alla fermata e scopro che il bussino arriva in due minuti: ventidue più due, ventiquattro, mentre io ne ho ancora ventotto per arrivare in tempo: ce la faccio ancora. Il bussino arriva e riparte tranquillo. Poche decine di metri ed ecco la prima difficoltà: attraversare il flusso semaforico di via della Scala dove l’auto che non è riuscita a passare con il verde non desiste e fa quel metro con il giallo che impedisce al flusso perpendicolare, ossia a noi, di passare al proprio verde... ci vogliono un paio di verdi per passare il guado. La scena si ripete pochi metri dopo: il pullman che esce dal deposito non ci lascia passare e resta incastrato davanti al nostro bussino visto che la sua corsia non scorre. In pratica ogni verde a un semaforo qualunque nel circondario corrisponde allo spostamento di una casella di una vettura in fila, non si sa quale, dipende dall’astuzia e dalla forza (con la effe minuscola) dei singoli guidatori. Abbiamo davanti a noi un altro semaforo per passare il quale ci dovremmo addirittura inserire nello stesso flusso di chi viene dalla nostra sinistra: quando finiscono di passare loro dovremmo entrare noi ma non si crea il vuoto e quando scatta il rosso è chiaro che non abbiamo alcuna speranza di farcela neppure al verde successivo. L’autista misericordioso ci apre le porte per permetterci di proseguire a piedi. A quel punto ho venti minuti alla chiusura, google map mi dà una percorrenza a piedi di ventisette minuti, l’unica possibilità è correre. E io corro: ho memorizzato il percorso sulla mappa, normalmente cercherei conferma ad ogni angolo per essere sicuro che sto percorrendo la traiettoria ottimale ma stavolta no, so dove andare e conosco queste strade a memoria, non solo in modalità “cammino” o “turismo” ma anche in modalità “corsa” (tanto che un tempo lontano avevo ipotizzato un’iniziativa che non si è poi concretizzata “Firenze: Giro turistico della città”).
Dalla stazione a via delle Casine, dietro a Santa Croce, per una passeggiata mi sembrerebbe una distanza notevole ma so che a corsa saranno dieci, quindici minuti. Ce la posso fare. Parto, sorpassando rapido tutte le auto in coda per la stazione e attraverso il flusso all’altezza del bar Deanna (non esiste più, ma è come dire davanti al Gambrinus, è la vecchiaia). Via della scala. Sono vestito pesante, pantaloni di velluto, piumino, e ai piedi delle solidissime Camper. Piazza Santa Maria Novella. Non rallento come mi verrebbe spontaneo con il sorgere del fiatone ma sono in modalità corsa, il respiro si adatta al ritmo, il passo è costante. Imbocco via del Sole. Oltretutto è un tardo pomeriggio nel periodo natalizio, per il centro sciamano lenti flussi di turisti e di fiorentini alla deriva. Corro. Non mi fermo ai segnali stradali. Via tornabuoni. Qui la densità è critica. Borgo Santi Apostoli. Non rallento per scansare le persone, aggiusto la traiettoria in modo ottimale, la Forza è con me. Il piazzale degli uffizi, sterzo a sinistra, sembra sempre di essere controcorrente. Via de’ neri. Oramai ci sono, ma non guardo l’orologio. La Biblioteca Nazionale, manca poco. Scendo per via delle Casine senza rallentare anche se sono stanco, anzi cerco di forzare l’andatura in prossimità dell’arrivo. La luce del concessionario è ancora accesa ma non mi fermo voglio avere qualche minuto di margine. Quando entro mancano ancora dieci minuti alla chiusura, ne ho impiegati solo dieci per percorrere due chilometri e mezzo. Ritiro lo scooter. Ce l’ho fatta. Grazie alla Forza. Anche. Se non fossi stato in uno stato di esaltazione indotta dalla visione del film non avrei pensato possibile l’impresa. Ma soprattutto grazie alla corsa: se non fossi stato allenato non ce l’avrei fatta, nonostante la Forza.
La morale? Che la Corsa sia con voi!

PS: ovviamente, dopo, era da strizzare pure il piumino.