Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

sabato 28 luglio 2012

Cinquanta sfumature di giallo (fosforescente) - Anteprima


Come forse saprete (basta andare in un qualunque supermercato e sostare per qualche minuto nel reparto libri e ve ne renderete conto), Cinquanta sfumature di grigio (Fifty Shades of Grey) è il best seller del momento.
Per i meno informati è un romanzo romantico/erotico scritto nel 2011 dalla scrittrice inglese E. L. James (pseudonimo di Erika Leonard). Si tratta del primo di una trilogia di romanzi che prosegue con Cinquanta Sfumature di Nero (Fifty shades darker) e infine Cinquanta sfumature di Rosso (Fifty shades freed).
Il romanzo, caratterizzato da scene di esplicito erotismo e da elementi di pratiche sessuali che  includono Bondage & Disciplina, Dominazione & Sottomissione, Sadismo & Masochismo, ha in breve tempo raggiunto una vasta popolarità e un grande successo di vendite negli Stati Uniti, in Inghilterra e a seguire in molti altri paesi del mondo. L'intera serie ha già venduto oltre 31 milioni di copie in tutto il mondo e i diritti sono stati venduti in 37 paesi, risultando il best seller a più rapida diffusione, battendo il precedente primato detenuto dalla serie di Harry Potter.

Il quarto episodio della serie, che costringerà i fan a parlare di quadrilogia, è già stato scritto da E.L. James, anzi è stato scritto per primo ma immediatamente scartato dall’editore in quanto la passione segreta dell’autrice è la corsa e le pratiche sadomasochiste fluidamente e estensivamente descritte nell’opera si rivolgevano esclusivamente a attività inerenti la corsa: le Ripetute in Salite Lunghe, il fartlek (termine che nessuno ammetterà mai di non aver capito cosa voglia dire ma che ha un suono inquietante e in grado di stimolare corde ineffabili anche al runner di livello amatoriale – anzi!), il Lunghissimo Potente (pratica sadica da parte dell’allenatore e masochista da parte dell’allenato) e innumerevoli altre tecniche di allenamento (anche perché la fantasia dei preparatori professionisti è smisurata).
Adesso che i primi tre romanzi hanno creato una dipendenza molto solida (inspiegabile financo per l’editore e la stessa autrice) il momento è stato ritenuto propizio per far uscire questo romanzo erotico-sportivo. La divisione marketing ha assicurato la direzione editoriale che il pubblico non farà particolare attenzione alla trama (come dimostrato dal successo del secondo e del terzo tomo): il nome della protagonista (e di tutti gli altri personaggi), come anche la struttura del plot, sono rimasti inalterati rispetto agli altri romanzi: è stato solo sostituito la ferramenta in cui lavora la protagonista Anastasia Steele con un negozio di sport specializzato esclusivamente in running, mentre il famoso, potente e ricchissimo Christian Grey, amministratore delegato della Grey Enterprises Holdings Inc. è in questo caso il CEO della Asics. Il resto è venuto da sé, “anche perché - ci ha confidato l’autrice - è esattamente il lavoro opposto (reverse engineering, la chiamano in casa editrice) fatto dai redattori con il mio primo romanzo in cui hanno sostituito il negozio di running con la ferramenta etc.”.
In ogni caso, l’ufficio stampa ha già pronta una nota che attribuisce questa opera a una congiura internazionale (a cui non sarebbe estraneo il corvo del Vaticano) che è riuscita a sostituire le seconde bozze del libro originale, Cinquanta sfumature di giallo, con quello falso (peraltro il giallo è colore notoriamente vicino al papato e che – lascia intendere la nota – avrebbe spinto il servizio segreto della Santa Sede ad agire con rapidità e spietatezza).

domenica 22 luglio 2012

8. Le Casine, Sant’Ilario, Vigliano, Mazzetta

Asfalto / saliscendi (230m dislivello) / circa 8 km (giro)

In attesa di proseguire le perlustrazioni intorno a Poggio Valicaia, volevo condividere alcuni percorsi che sono solito utilizzare in estate.
Si estendono su un’area contigua, tra Lastra a Signa e la Ginestra, che ha in comune con le colline di Scandicci l’adiacente bosco della Roveta. Comincerò dal circuito più breve che però ha la sua bella discesa e salita (230m di dislivello).
In realtà io mi immetto su questo circuito da un cinquecento metri (il che mi permette di allungarlo di un chilometro) comunque mi limiterò al circuito base cominciando da dove lo attacco io.
Procedo in senso orario perché preferisco la discesa regolare e quasi continua verso Sant’Ilario e i tre tratti di salita assai probante, intervallati da discesa o tratti in piana, piuttosto che viceversa ma niente vieta di provarlo anche al contrario.
Dalle Casine (per quelli che abitano nei dintorni si chiamano così ma non sono neppure una frazione e non c’è scritto alcun toponimo) non si gira a sinistra verso la Lastra ma si tira dritto su via di San Romolo, in leggera salita, verso il frantoio (gruppo di case riconoscibile da un torrino) da dove comincia una leggera discesa sulla cresta della collina fino a una contrada (sterrata), Via di Valle Pulci (se si vuole accorciare nettamente il giro la si può prendere ci porterà sulla via del ritorno, subito dopo la prima salitona).
Da qui comincia la discesa, prima decisa che affronto sempre con attenzione mettendomi in assetto da discesa (bacino più basso, busto in avanti, passo più lungo e appoggio sulla pianta e non sul tallone. Colle Vento, leggo fuori da un casolare, poi, passato un tratto nel bosco in cui devo far attenzione alle radici che sporgono dall’asfalto, circondo una villetta da cui mi segue sempre un pastore tedesco usualmente abbaiante.










La discesa prosegue senza tema fino a Sant’Ilario (si tenga sempre la destra sulla strada principale, la prima a sinistra porta all’Ipercoop di Lastra a Signa, mentre poi un passaggio sotto la superstrada ci porterebbe alla via Pisana, all’altezza della Capannuccia, poco lontano dall’uscita della FI-PI-LI per Lastra a Signa).
Seguendo l’indicazione per i vivai Belfiore si comincia a risalire per via di Valle Pulci paralleli alla superstrada FI-PI-LI. Si supera la deviazione a sinistra per i vivai (che però meritano una visita: sono specializzati in piante da frutta storiche, in estate organizzano annche delle fiere) Non vi spaventate: c’è poco meno di chilometro piuttosto duro, lungo il quale ho imparato a memoria molti dettagli, dalla splendida torre medievale sulla destra, al rudere con vista tangenziale sulla sinistra, il riflesso sulla superficie del laghetto artificiale è odioso verso il tramonto, varie casette rimesse, un casolare la cui vigna si stende dalla parte opposta della strada: nei periodi di lavoro intenso stendono un sentiero di cerchi di paglia su cui far transitare il trattore per non rovinare l’asfalto. Quando la strada sparisce in alto davanti a voi, significa che la salita (la prima) è quasi finita.
Si riprende fiato per qualche centinaia di metri poi si sale un altro po’ fino a che si vede sulla sinistra spuntare una sterrata (è quella che avevamo visto poco dopo il frantoio, e capirete chiaramente che cosa vi avrebbe fatto perdere).
Siamo tangenti alla superstrada, tanto da poterci saltar dentro (io mi figuro sempre appuntamenti sospetti con scambi tra chi si sofferma di lato in superstrada e chi attende oltre un basso muretto su via di Valle), ma mentre quella prosegue sul  viadotto, la nostra via ci porta decisamente in basso.
Mi riposo lasciando correre per quanto possibile le gambe. Aggiro la base di un pilastro del viadotto per risalire lentamente fino a Vigliano. Di solito quando sto facendo gli ultimi metri della breve ma rampante salita, oltre la staccionata di legno, un cavallo che mi guarda pacifico ma stupito.
Mi immetto su via delle Fonti girando a destra. Stavolta la superstrada corre in basso alla nostra destra. 




Dopo un tratto abbastanza in piano si prende il primo ponticino e si riattraversa la superstrada e poi si segue la strada tenendo la sinistra (a destra indica Naiale, deve portare dove un tempo c’era una fonte, estinta grazie alla superstrada, ma non ho mai indagato oltre). 





Qui c’è l’ultimo tratto di salita, si tratta di soli trecento metri (vi giro che non credevo a Google Earth!) ma di strada dritta con pendenza costante, inesorabile (trentacinque metri di dislivello in 260m: circa il 13% di pendenza).
Quando si scollina siamo alla villa di Mazzetta, quel che resta di salita mi pare un sollievo e arrivo alle Casine in un battibaleno.















In totale, si scende per 236m e poi si risalgono tutti, anzi, considerando la discesa sotto il viadotto, se ne salgono pure di più nel secondo tratto. Purtroppo non è equilibrato dato che prima si scende e poi si sale, però è un giro che mi piace sempre fare di tanto in tanto. 

venerdì 20 luglio 2012

La rivincita dei pronatori (fantastiche scarpe nuove!)

Ci sono ricascato. In senso metaforico ovviamente.
Riparlo di scarpe...(Per una trattazione completa vi rimando al post opportuno)
Ci stavo girando intorno da vari giorni. Le attuali scarpe "da lungo" cominciano a mostrare segni di consunzione, in effetti hanno superato i cinquecento chilometri, bisognava cominciare a pensare al rimpiazzo (le splendide Asics DST17 verde fluorescenti  - di cui ho già parlato - non fanno testo: più di dieci chilometri e mi rovino le caviglie).
Ovviamente guardando in giro la versione attuale dello stesso modello (Nike Structure Triax) che sto usando adesso, mi è preso male: soliti colori banali e tristi da zio in vacanza. 
All'outlet di Valdichiana avevo già sferrato un colpo rapido e indolore comprandone una versione "invernale", ossia impermeabile, non bruttissime: grigie e arancioni con inserti rifrangenti. Certo non ci potevo preparare la maratona autunnale: da qui a ottobre quanto mai pioverà?!
Allora sono tornato a cercare un vecchio amore, anzi un "amour" visto che erano il modello acquistato a Parigi che aveva segnato la svolta della mia vita di runner (vedi post a proposito del dolore al ginocchio). Adesso hanno cambiato leggermente nome (Adidas Supernova Sequence), ma sono in pratica sempre le stesse, forse meno comode e pesanti delle Adistar Control (ora Salvation) ma ottime per un pronatore di peso, come il sottoscritto. Girando di sito in sito mi stavo rassegnando a colori meno tristi ma comunque non particolarmente fantasiosi fino a che non le ho viste: sono loro! il modello è quello ma il colore, quello non me lo aspettavo. La misura c'era, la mano è corsa alla carta di credito e dopo neppure 48 ore sono mie. Tornato a casa ho scardinato il pacco e le indossate immediatamente. Elena mi guardava sorridente e comprensiva come solo le madri che rimirano i propri bimbi sanno sorridere... Poi ha voluto sapere quando le avevo comprate, ma non ha infierito per niente!


Sono bellissime! non vedo l'ora di provarle.

PS: una nota sul corriere: Bartolini si conferma affidabile e se uno lascia un cellulare per farsi chiamare, loro ti chiamano! Provate a farlo con la SDA e poi mi raccontate.

sabato 14 luglio 2012

Caramelle senza zucchero alla fine della corsa


Stacco di botto all’altezza della mia macchina parcheggiata.
Proseguo camminando veloce.
Un’anziana signora sta procedendo lentamente nel senso opposto. Mi pare che stia tenendo stretta la borsetta, forse l’ho spaventata arrivando trafelato. Allargo di lato e passo oltre inspirando e espirando rumorosamente quasi a tranquillizzarla che sono solo un grullo che stava correndo e non un potenziale importunatore. Oltretutto sono in maglietta e pantaloncini, non dovrei incutere timore. Capirei, piuttosto, ilarità.
Faccio inversione e torno verso la macchina: la vecchietta mi fronteggia con qualcosa in mano:
“Una caramella?” dice una vocina. “Senza zucchero” continua, a rassicurarmi.
Mi apro in un sorriso grato ma forse sono stanco per non dire la verità:
“Grazie ma ho da bere in macchina, qui vicino. Grazie lo stesso”. E passo oltre di nuovo.
Arriva Emanuele, lo avevo staccato di poco con un ultimo allungo.
mentre armeggio nel portabagagli, l’anziana signora mi passa di nuovo accanto, sta andando verso piazzale Michelangelo.
Ema mi raggiunge, mostrandomi sorridente una caramella:
“Ho imparato stando al pubblico: mai dire di no ai clienti, evito discussioni e loro sono contenti”.

La morale è ovvia, però io (per natura? per formazione?) puntualizzo, dico la “verità”, ossia quella che per me in quel momento è la verità. 
Basterebbe pensare prima.
Mi sa che si chiami maturità.

martedì 10 luglio 2012

La pesantezza del riccio (e l'insensibilità di un runner)


Stamani verso le sette stavo correndo lungo una provinciale in collina. Vedo un oggetto scuro sull’asfalto. Passandogli accanto realizzo che si tratta di un riccio morto, sicuramente investito da un’auto.
Rimango interdetto ma oramai sono oltre e proseguo. Mezz’ora dopo quando ripasso, lo vedo a distanza, sempre nella stessa posizione, mezzo metro dentro la linea bianca che delimita la carreggiata. Questione di secondi e sono lì. Devio leggermente stavolta. 
Un calcio di esterno destro e lo faccio finire oltre il ciglio della strada.
Irrispettoso. Sì.
Irriverente. Anche.
Blasfemo. Pure.
Aspetta un attimo: ma tu, tu che critichi e disapprovi scuotendo la testa, cosa avresti fatto? ti saresti fermato caritatevole e con la mano avresti preso il cadavere, peraltro sempre pungente, del riccio arricciato su se stesso? Magari prendendolo per la coda con due dita? Sei proprio sicuro? E poi avresti proceduto a una discreta cerimonia funebre?
Ricòrdati anche di essere in pantaloncini e maglietta, e senza alcun sacchetto, straccio, guanto, o qualunque attrezzo, con cui raccogliere quella specie di grosso topo irto di aculei.
Lasciandoti alle tue riflessioni compassionevoli, ammetto però che la cosa che mi ha più stupito è che nel tirare quel piccolo calcio con l’esterno del piede mi sono sentito pungere e soprattutto: ma quanto era duro e pesante quel riccio!
Non che il povero riccio si debba pure scusare per avermi fatto male al piedino (quarantacinque) mentre lo scalciavo in malo modo, ci mancherebbe altro.
Sono stato cinico e irrispettoso (unico conforto per la mia coscienza è che il povero riccio non lo sa).
A pensarci bene non si tratta solo di insensibilità, quanto dell’irresistibile e irrazionale imperativo categorico che mi impedisce di fermarmi quando corro, se non per smettere del tutto. E non dico durante una gara ma anche in un allenamento qualunque. E coloro ai quali capita di correre con me in città ne sanno qualcosa.
La morale? Boh, forse era meglio la sola insensibilità.

lunedì 9 luglio 2012

Ancora vent’anni. Meno male che la memoria vacilla.


“Stai tranquillo, puoi correre ancora vent’anni.”
Uno stridio. Un suono fesso di ceramica che si è incrinata. Un sottile schianto poggiando un bicchiere di cristallo.
Non ho sorriso rassicurato al volto pacifico e incoraggiante di Stefano. Non ho annuito convinto. Non ho neppure fatto cenno di aver ascoltato, ho lasciato che proseguisse, forse l’ho guardato interrogativo oppure più probabilmente ho puntato il poster del gruppo del Putia alle sue spalle. Ho mantenuto un’aria dubbiosa, comunque riflessiva, e lui ha proseguito, rassicurante, pacifico.
“Rispetto alla scorsa volta la caviglia sta molto meglio.” Ha proseguito.
Ha fatto anche dei confronti: “Se l'altra volta, da uno a dieci, era bloccata a livello sette-otto, oggi solo uno-due.”
“Sì, - ho obbiettato timoroso, - ma dalla scorsa volta è passata una sola settimana... e  già ha cominciato a ribloccarsi, c’è qualcosa che non va...”
La discussione è andata avanti, lui a rassicurarmi e io parzialmente scontento, preoccupato dalla salute della mia caviglia sinistra. Però forse ero anche infastidito da quel suono fesso, da quell’incrinatura che mi aveva sorpreso. Non mi ero dato una spiegazione del perché mi fossi infastidito, dato che ancora non mi ero completamente reso conto da cosa fossi infastidito. Ho cominciato a realizzarlo il giorno dopo, anzi due giorni dopo: “puoi correre ancora vent’anni”... perché solo vent’anni? Perché non trenta o cinquanta?
E' stato allora che mi sono messo a fare i conti: quaranta più venti fa sessanta. Potrò correre solo fino a sessant’anni? E poi? Solo passeggiate? Ma io non ho quarant’anni, ne ho quarantasei! Il velo si è improvvisamente alzato e ho visto, scritto su foglio bianco a quadretti grandi,
46 + 20 = 66 
Come dire: settanta.
Ci credo che ha cercato di tranquillizzarmi dandomi ancora vent’anni di corsa, mica poteva darmene trenta, non ci avrebbe creduto neppure lui: “a settantasei anni starai ancora a correre come un bischero!”, gli sarebbe venuto da ridere.
Lasciamo stare le eccezioni, lo so anche io, li vedo a tutte le gare a cui partecipo, pertanto devono farne ben di più: hanno capelli bianchi e la pelle delle braccia un po’ avvizzita, ma corrono, eccome se corrono, il più delle volte li vedo solo alla partenza. Però so anche che quelli, quando erano giovani, correvano a livello agonistico. Ora possono pavoneggiarsi, - ‘giustamente, alla loro età’ stavo pensando, allora insisto! – con i quarantenni. Io tra vent’anni prenderò le pappe pure dai quarantenni che si domanderanno che ci venga a fare questo vecchietto.
Ma tanto io le garette non le farò più, sarò a fare le passeggiate, io, a settant’anni.
Ma allora che cazzo corro a fare? Allenamenti, sudore, energie spese, per cosa? Un lento e annunciato declino. Tanto vale che smetta subito.

In questi giorni sono al mare, ma prossimamente devo mettere a punto il programma di preparazione per Venezia, il primo lungo verrebbe bene a metà agosto dopo la vacanza in montagna, così non mi sembrerà troppo presto. L’importante è la strategia del “ventino”: almeno una ventina di chilometri nel fine settimana, così quando inizio la preparazione potrò cominciare già dai venticinque. Stamani ne volevo appunto fare venti, ma poi alla fine ne ho fatti solo diciotto un po’ per il caldo (già alle sei e mezzo non si muoveva foglia), un po’ per i 170 m di dislivello che mi restano alla fine: a metà salita ho deciso che anche diciotto chilometri erano un buon allenamento.
Elena mi chiama, dobbiamo andare a cena. C’era qualcosa di cui volevo scrivere... si vede che sto invecchiando: mi scordo le cose e mi distraggo con facilità. Non doveva essere una cosa importante, sennò me ne ricorderei. 

venerdì 6 luglio 2012

7. Le colline sopra Scandicci: Poggio Valicaia

Asfalto, sterrato, sentiero / saliscendi / circa 3 km (giro)

Sotto la guida di Marco da Scandicci, sodale finora solo natatorio, inizio l’esplorazione di una nuova (per me) area: le colline tra Scandicci, Cerbaia, Ginestra, Lastra a Signa.
Come primo percorso analizzerò un circuito breve ma assai bilanciato, caratterizzato da un saliscendi non eccessivo e costituito da tre tratti, di lunghezza simile, su fondo diverso: asfalto, terra battuta e sentiero nel bosco.
Per arrivare al punto di ritrovo, dalla via di Mosciano (che da Scandicci sale in Roveta), all’altezza della pizzeria Anastasia, che un tempo - mi dicono -  avesse il nome autoesplicativo di “La Pagoda”, si prende via dell’Arrigo.
Si sale seguendo le indicazioni per Lebbiano e si parcheggia lungo la strada poco prima del Residence Lebbiano.

Si prende via delle Croci. Dopo circa un chilometro di salita non eccessiva si riscende dolcemente con bella vista sulle colline che ci dividono da Cerbaia, per poi prendere a sinistra una strada bianca ben curata, via della Poggiona. Dopo una leggera discesa e seguente salitella si arriva all’ingresso del Parco di Poggio Valicaia.
Anche qui c’è un parcheggio. Si segue il comodo sentiero che comincia al di là della sbarra e circonda il poggio in un tranquillo saliscendi all’ombra delle folte chiome delle querce.
A conclusione del giro di poco più di 3km si rispunta sulla strada da dove siamo partiti.

L’anello è, come anticipato, breve ma può essere ripetuto senza annoiarsi troppo, vista la varietà intrinseca, o meglio ancora fungere da base per giri più lunghi, che conto di esplorare prossimamente.

mercoledì 4 luglio 2012

Ancora riviste!


Continua l’esplorazione di edicole e librerie alla ricerca di riviste di corsa.
Qualche mese fa ho passato in rassegna le più famose riviste italiane e francesi. Ecco adesso altre recenti scoperte (per me, ovviamente):

Podismo e Atletica: uno dei miei più affezionati lettori aveva posto il dubbio se uscisse ancora, visto che io l’avevo trascurata. A dire la verità, ne avevo intravista qualche copia su un ripiano o su un tavolino, non ricordo dove (di certo non in sala d’attesa del dentista né del medico di famiglia). L’impressione era stata che non fosse una rivista che si trova in edicola. Ne ho rinvenuta una copia nel pacco gara dell’ultima Notturna di San Giovanni. Allora: è una raccolta di classifiche e brevi resoconti di gare intervallati da pubblicità, il tutto ad alto contenuto locale. Prezzo di copertina: 3,5€. Ma non penso che la sottoporrò a un secondo esame.

La corsa: fin troppo patinata, anche se dà la sensazione di essere a “bassa densità”: troppi spazi bianchi, troppe foto. Un inserto finale su eventi lombardi gli dà una connotazione locale che non emergeva nel corpo della rivista. Scovata in un’edicola alla Stazione Centrale di Milano, tra le file ordinate di riviste, grazie a Correre che si faceva riconoscere di fianco e ha attirato la mia attenzione anche su questa rivista sconosciuta. Mi sono guardato attorno circospetto, mi sono giustificato con il collega che era con me: “per la mia collezione di riviste sulla corsa, non lo dico a mia moglie!”, come a pregarlo – mio complice e sodale – di aiutarmi in questa azione criminale. Ho pagato in fretta, con i soldi precisi per non dover aspettare il resto. 5€, la carta è patinata.

Marathon: rivista dal nome pretenzioso ma di piccolo formato e stampata su carta leggera (ricorda un catalogo della D-Mail) con qualche articolo sulla questione che facciano bene o meno gli integratori dopo la corsa, resoconti di recenti maratone, qualche anticipazione di corse estive. Solo 3,5€, ma non ce l’ho fatta ad acquistarla: ingiustificabile. 

lunedì 2 luglio 2012

Tempo di decidere: la maratona d’autunno

Per me le gare estive sono finite, in questa primavera mi sono concentrato sulla velocità e sulla qualità dei chilometri piuttosto che sulla quantità. Tre 10km tra maggio e giugno mi sono servite a individuare i miei attuali limiti, non soltanto il nuovo PB e quindi la nuova VR da considerare ma anche la conferma che – se ce ne fosse stato bisogno - niente è gratis! Basta un po’ di energia in meno, una digestione difficile, la temperatura più alta, saturno in congiunzione con marte, ed ecco il disastro, la performance non giustificabile in base ai risultati più recenti. Memento mori, o più semplicemente, ricordati di essere fallibile!
Ora sono pronto psicologicamente per il riposo estivo, nel senso che non vorrò smettere di correre e cercherò quindi di trovare sempre uno scorcio di giornata, sia essa in città, al mare o in montagna, in cui poter correre quanto più possibile, se però ciò non fosse possibile: pazienza!, sono in “vacanza”! 
Finita la vacanza, la rentrée sarà l’inizio della preparazione per la maratona autunnale.
Ed ecco quindi il momento delle scelte.
Quest’anno ho deciso di variare. Finora ho sempre puntato solo ed esclusivamente alla maratona di Firenze, che è una delle ultime in calendario, se si esclude quelle in dicembre, spesso a rischio maltempo (è successo che quella di Pisa per esempio sia saltata per neve...) e pertanto permette la preparazione più comoda, partendo nella seconda metà di agosto con dei lunghi ancora risibili.
Stavolta, di comune accordo con alcuni colleghi e amici, ho deciso di puntare su due date che permettessero sia, nel caso di un inconveniente, di avere una seconda chance, sia, nel caso andasse tutto bene e il recupero fosse rapido, di provare un “uno-due”, ma senza impegni.
Pertanto la scelta è caduta su Venezia, che si correrà nell’ultima domenica di ottobre, e, come riserva o raddoppio, Firenze, ultima domenica di novembre. Non che non ci fossero alternative ma sono ancora nella fase che preferisco aggiungere il minor stress possibile alla gara stessa e pertanto voglio evitare viaggi stancanti o trasferte che comportino troppi giorni o costi consistenti, di modo che se pure dovessi cancellare la gara all’ultimo non avrei troppi rimorsi. Quindi Venezia. E sia. Il dado è tratto.

L’inconveniente è che mantenendo una preparazione standard da 15-16 settimane dovrei partire ora a luglio... Anche ripiegando su una preparazione ridotta, come ho sempre fatto, da 12-14 settimane dovrei comunque iniziare a inizio agosto. Mentre solitamente ho cominciato a oltrepassare i 20km a fine agosto.
Ed ecco il trucco: mantenere - come fatto finora - l’uscita del fine settimana sui venti chilometri di modo che la preparazione potrebbe cominciare con un 25km a metà agosto senza traumi per arrivare alla soglia dei 30km prima della fine di agosto.

Nei prossimi giorni mi metterò a verificare i dettagli dei lunghissimi. Mais les jeux sont faits... il faut seulement courir!
  
PS: ovviamente alla fine abbiamo fatto tardi, per Venezia i pettorali normali erano già esauriti, restavano quelli con l’addizionale benefica... Così impariamo. 
Chi non ha testa, abbia gambe!... dice l’adagio. Magari avessi almeno le gambe! dico io.