Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

sabato 15 novembre 2014

Noi non speculiamo sulle cadute altrui (ma ci piace correre con gli amici)

Sabato mattina, viale degli olmi, due ragazzi, due uomini per chi li vede dall’esterno, corrono insieme. Corrono affiancati ma non fanno lo stesso allenamento
Uno dei due fa venti chilometri a velocità abbastanza sostenuta mentre l’altro fa giusto otto o nove chilometri a ritmo lento, giusto per affaticare le gambe in vista del lunghissimo della mattina dopo.
In realtà io e Gigi ci siamo messi d’accordo per partire nello stesso luogo e alla stessa ora per passare insieme un’oretta e fare due chiacchiere, visto che oramai è difficile allenarsi insieme ma in questo caso le andature collimavano.
Mentre corriamo Gigi inciampa su una deformazione dell’asfalto, perde l’equilibrio, resiste ma alla fine cade, toccando terra ruota su un fianco, ammortizza la caduta. Si rialza, si accerta di non avere niente di rotto, solo qualche escoriazione alla mano destra, io gli tolgo qualche foglia raggrinzita dalla schiena. Ripartiamo.
“Ora scriverai della caduta”, mi fa. Io non capisco però poi mi ricordo anche lui come tutti i compagni di corsa oramai mi conoscono in quanto scrittore di corsa e pertanto qualunque cosa accaduta potrebbe essere da me scritta senza alcuna pietà. Alcune volte erano consapevoli già mentre le vicende accadevano che sarebbero state fonte di ispirazione per un racconto e se ne beavano. Stavolta non ci avevo minimamente pensato ma ho taciuto, sotto sotto mi fa piacere che temano di essere spiati (“Questo vede tutto, nota tutto e scrive tutto”, citazione colta).
Ma no Gigi, noi non speculiamo sulle cadute altrui, non basta un evento per fare un racconto, ci vuole ispirazione e lo sguardo che osserva. È lo sguardo che fa il racconto non la cosa in sé. “Sì, - tu dirai, - però alla fine hai scritto della mia caduta, come avevo previsto”.
Sì, cioè no, ho scritto per denunciare la non scrittura di un racconto su questa caduta, che non merita un racconto, dato che non è eccezionale, non è esemplare, non mi ha stupito, sei stato bravo a ruotare ma avevo visto di meglio qualche mese fa (“Ore dodici:runner a terra!).
Poco dopo che ho lasciato Gigi mi sento salutare da dietro: è Andrea in bici da passeggio. Non ci vediamo spesso, qualche volta durante una gara, l’ultima che ricordo è la Firenze-Fiesole, ci siamo agganciati poco prima dei Bosconi, e anche lì come ogni volta abbiamo parlato di libri, io lo aggiorno su romanzi che parlano di corsa, lui di narrativa nordica, mi ha fatto conoscere Arto Paasilinna e un romanzo sulla corsa, di un altro nordico, bellissimo ("Via della trincea")
Un’altro mezzo giro delle cascine è passato.
Mi è rimasto solo un’altro giro per completare i miei venti chilometri ma a questo punto non è difficile concentrarsi sull’allenamento, visto che finora non ho fatto che chiacchierare con due amici.


La morale? Non ci avevo pensato ma rileggendo il tutto direi: non basta una caduta per farmi venir voglia di scrivere, ma talvolta anche solo aver corso e chiacchierato con un amico, se non due, può bastare a farmi venire in mente altri pensieri e altri ricordi. Che può valer la pena di scrivere.

giovedì 13 novembre 2014

Non farti cadere le braccia (Canzoni sulla corsa)

Canzoni per la corsa, ossia da ascoltarsi mentre si corre, sono abbastanza ovvie: ci sono compilation selezionate in base al kbps in modo da abbinarle al passo che si vuole tenere.
Ma canzoni che parlano della corsa mi paiono più interessanti e inusuali. Pertanto ho deciso di parlarne quando ne trovo una, un po' come faccio per i libri, ma solo quelli che ritengo dei veri romanzi oltre che parlare della corsa 
[vedi la Biblioteca del Runner].
Casualmente ho riascoltato varie canzoni di Bennato nei giorni scorsi e ho scoperto che in "Farti cadere le braccia" non solo si menziona la corsa (come metafora, ormai frusta, della vita) ma addirittura ci si sofferma sulle sensazioni che si provano in "una lunga corsa" mentre gli "altri stan correndo ancora intorno a te"...
Un motivo in più per amare questa bella canzone che, come molte canzoni del primo Bennato, sono autentiche poesie.

Non farti cadere le braccia
L'entrata è sempre quella, 
ma portiere io non ti conosco 
io che vivevo qui 
io che ormai scordare più non posso... 
dalla cucina una voce cara 
mia madre che mi dice: 

Non farti cadere le braccia, 
corri forte, va più forte che puoi. 
Non devi voltare la faccia, 
non arrenderti né ora né mai! 

Su per le scale buio 
ma la luce corre dentro agli occhi 
sono un bambino io 
con ancora i graffi sui ginocchi 
dalla cucina una voce cara 
mia madre che mi dice: 

Non farti cadere le braccia, 
corri forte, va più forte che puoi. 
Non devi voltare la faccia, 
non arrenderti né ora né mai! 

Non so... non so... 
se ti è capitato mai 
di dover fare una lunga corsa 
ed a metà strada stanco 
dire a te stesso "adesso basta!" 
Eppure altri stan correndo ancora 
intorno a te... e allora 

Non farti cadere le braccia, 
corri forte, va più forte che puoi. 
Non devi voltare la faccia, 
non arrenderti né ora né mai! 
Non puoi fermarti ora 

No, no, no, no, no, no, no 
Lo so ti scoppia il cuore, 
dici anche di voler morire, 
dici è meglio che correr così, 
ma no, non puoi fermarti, 
non farti cadere le braccia, no, no, no... 
non devi voltare la faccia, 
non arrenderti né ora né mai!

Per ascoltarla (anche se non è un video) basta andare su youtube

domenica 2 novembre 2014

Pronatori di tutt'Italia unitevi (recensione delle Nike ST18)

Non intendo fare pubblicità, oltretutto gratuita, ma torno sulle scarpe. Solo per chi è un povero pronatore come me, gli altri, quelli con i piedi buoni o perlomeno non piatti, saltino pure questo post.
Sono anni che cerco delle scarpe che non siano le solite Nike Structure Triax o le Adidas Supernova Control (da qualche anno: Sequence): molti pensano che la Adidas semplicemente non faccia scarpe da running, mentre l'avversione per la Nike è un fatto tutto mio: mi pare troppo commerciale, vuoi mettere indossare delle Asics come è più figo? e invece sono anni che so per certo che le Structure Triax sono le scarpe che mi vanno bene ma hanno la sfortuna che essendo per pronatori, solitamente pure pesanti, e quindi lenti, sono considerate dalla Nike delle scarpe per sfigati, per tapascioni, e pertanto si sforzando di farne delle versioni con colori quanto più insignificanti possible: grigio, grigio topo, grigio scuro con – botta di vita - un bordino arancione.
Finché è uscito a settembre 2014 la versione 18, pubblicizzata addirittura sulle riviste di running: io guardando la pubblicità di queste scarpe piuttosto oscene ma invero strane e propagandate come il non plus ultra della tecnologia, poi vedo il nome del modello e stento a crederci: Structure Triax 18! Inutile dire che qualche giorno dopo ho approfittato per visitare il nuovissimo Nike Store di via Torino a Milano interemente dedicato al running.
La colorazione non è delle mie preferite dato che è blu scuro. Però ha il baffo esterno rosa e quello interno verdolino... la suola è bianca all’esterno e blu e rosa all’interno... a dire la verità non mi piacevano per niente però strane erano strane... soprattutto la suola all'interno sembra che abbia una sorta di impalcatura rosa che è bruttina ma deve essere l'arma segreta...
Quando ho chiesto a uno commessa sovradimensionata se potevo provarle ha attaccato a chiedere se ne conoscevo le caratteristiche, l’ho stoppata con malcelata sufficienza: ce le ho da anni, dalla versione 12 mi pare...
Appena indossate, sebbene usualmente avrei scelto un mezzo numero sopra, mi calzavano benissimo, soprattutto la tomaia, di un tessuto privo di parti in plastica, avvolge il piede in modo molto piacevole, il supporto sotto l’arco si avverte con una sensazione di sicurezza. Dopo averci fatto tre o quattro uscite tra dieci e quattordici chilometri senza problemi ho affrontato un trentaquattro: il risultato è stato che non mi sono accorto dei piedi e delle caviglie, e mi sono potuto concentrare sul resto: grande risultato. Certo, poi non è che camminassi granché bene ma tenuto conto degli scorsi lunghi e del fatto che erano comunque una bella distanza, resta un buon risultato per le scarpe.
Per fare un confronto, le Asics Kayano 20 sono molto più ammortizzate ma molto meno sostenenti sotto l’arco, alla fine mi risultano più stancanti per le caviglie. Forse la Asics GT2000 sono più sostenenti.
Le Brooks GTS 14 sono meno ammortizzate dalle Kayano ma restano comunque molto strutturate.
Mi mancano da provare le Adidas Sequence Energy, quelle con l’aggiunta della nuova suola “Boost” (quella che sembra polistirolo).
Tornando a queste Nike ST18: sembrano anche minimizzata come tomaia: molta meno plastica e meno e imbottitura, ne esce una scarpa più snella ma piacevole attorno al piede, forse alleggerita ma molto supportiva sotto l’arco.

Insomma, pronatori di tutta Italia forse possiamo finalmente avere un paio di scarpe strambe ma efficaci.