Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

giovedì 9 ottobre 2014

La pubblicità fa male (ri-correre... senza morale)

Vi sarà capitato di incappare in una pubblicità della Asics in televisione (una pubblicità su canali nazionali indirizzata ai runners: fantascienza solo pochi anni fa). Se non vi è capitato fateci caso, è carina: lei, giovane e bella esce per un allenamento in città, urban running si dice ora, e corre, corre a perdifiato, oltrepassa ponti, sale, scende e corre sempre spedita con postura plastica, da pensare: che bello correre, che bel gesto atletico, poi prova a rivederti anche solo riflesso in una vetrina e l’effetto è tutto un altro... Terminato l’allenamento un po’ di stretching appoggiata al muro, in una tranquilla viuzza, da una porticina fuoriesce lui, giovane e bello, la faccia pulita, lo sguardo innocente. La vede e si butta: “Dove vai a correre?”. Lei con un’increspatura di incertezza: “Al parco?” Lui: “Posso venire con te?”. “Certo” fa lei e con felice e malcelata rassegnazione, e riparte con lui, non ancora il suo Lui ma si capisce che galeotta sarà la corsa. Lo slogan: Run & run. Grazie Asics.
Questo il prologo che ho dovuto anteporre al racconto perché stava nella mia mente da qualche parte e, visto che ha giocato un ruolo forse determinate in quel che segue, dovevo essere sicuro che il lettore potesse averlo anche lui immagazzinato da qualche parte nella sua memoria.

Trasferta di lavoro. Città sul mare del nord. Due colleghi con cui ho già trascorso ieri sera una cena molto piacevole propongono di cenare insieme anche stasera. Accetto volentieri ma, premetto, voglio andare a correre. Loro però vogliono cenare presto: alle sette e un quarto passano a prendermi in hotel, io faccio due conti e scatto: taxi, hotel, cambio rapido, almeno 45’ ci stanno, speravo di più ma mi posso adattare, 15’ per doccia e rivestirmi: ce la posso fare.
Alla fine scopro che sono stato troppo ottimista e devo restringere ulteriormente l’uscita: aumentando il ritmo e limitandomi a poco più di otto chilometri riesco comunque a compicciare qualcosa di sensato.
Alle 19.25 sto finendo di vestirmi quando squilla il telefono: è David, non riescono a trovare un taxi, in città il maltempo ha cresto il finimondo, restano in hotel, niente cena.
Resto interdetto e doppiamente insoddisfatto: è inutilmente presto per andare a cena, era stata una loro idea, e ho fatto un allenamento troppo breve e neppure così veloce: d’altronde il vento, la pioggia e il lungomare reso sporco dalla sabbia portata dal vento del mare del nord non avevano facilitato la performance.
E Chiara? Lei sta nel mio albergo, magari è tornata e verrebbe a cena. La chiamo:
“Sto uscendo”, annuncia soddisfatta.
“?”
“Vado a correre finalmente!”
“Ah... io ci sono appena andato... ma quanto corri? Se non stai fuori troppo posso aspettarti”
Negoziazione tra runners ma Chiara è una ragazza decisa: dieci chilometri con sovrappiù di due di riscaldamento ha detto di fare e tanto farà.
“Vabbè, niente, faccio io, me ne andrò a piedi verso il centro per trovare un ristorante decente”. Lei mi spiega la strada più breve, ci metterò quindici venti minuti, la saluto.
La richiamo: “Ma stai in palestra o corri fuori?”
“Pensavo fuori, sembra che non piova adesso”
“No, perché mi è venuta in mente un’idea idiota... mi rivesto e vengo a correre con te!”
“Sì dai così mi aiuti a tenere il passo!”
“Cinque minuti alla reception”
Per farvela breve ho corso altri nove chilometri abbondanti, inclusivi di riscaldamento, nel  buio contro vento e pioggia e in pure in maniche corte (l’unica maglia a manica lunga che avevo era ancora fradicia, i pantaloncini li avevo messi casualmente su un calorifero e si erano asciugati). Non me la sono sentita di fare lo sborone e di reggere tutti i suoi dodici chilometri: un doppio allenamento di venti chilometri intramezzati da pausa di venti minuti (con doccia) mi è sembrato fuori luogo per un martedì qualunque. A parte il chilometraggio ho fatto un allenamento assurdo: niente riscaldamento, otto chilomentri veloci, due chilometri lenti e sette chilometri a passo tranquillo.
La morale?
La chiedo a voi.
Tira più...
Vooolgari!
No, io avevo pensato una morale più delicata: la pubblicità fa male, e nel video dovrebbero scrivere da qualche parte in caratteri minuscoli: “Attenzione: le attività mostrate sono eseguite da personale opportunamente addestrato e non sono assolutamente da imitare, se non previa certificazione medica e sotto la guida di un allenatore preparato. La corsa può nuocere gravemente alla salute”.
Oppure: di lui si potrà dire che gli ha nuociuto non tanto il correre quanto il ri-correre.
Oppure nessuna morale, nessun pensiero recondito, ha corso e basta.


Vorrei poter asserire, per rassicurare Elena, che Chiara comunque è brutta e antipatica. Vorrei davvero poterlo fare.