Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 29 maggio 2012

DeeJay Ten Firenze 2012: un racconto veloce, che bello se fosse una poesia



L’obbiettivo, anche se ingenuo, sarebbe quello di trattenere solo i propri pensieri e le immagini, senza aggiungere parti inessenziali. 
È impossibile lo so, appena si usano le parole si filtra, si distorce. Sarebbe come fare poesia senza parole, non sarebbe poesia, sarebbe una fotografia o un dipinto.
Però, insisto, prendendo spunto dall'ultima DeeJay Ten. 
Mentre in una maratona c’è tutto il tempo di guardarsi intorno e anche un racconto si può permettere di essere piano e dilatato (non per niente ci ho messo 16 puntate per raccontare la mia maratona di Firenze del 2010), in una gara breve, tutto è concitato, non c’è tempo per osservare né riflettere. 
Pertanto mi limiterò a un capoverso per ogni minuto di gara: di sicuro in un minuto ho visto e pensato più cose di quelle che sono riuscito a trattenere ma non voglio cedere alle parole.
Però pensieri e immagini sono lì: sarebbe un peccato perderle.



Una gara in breve
Lo sparo, braccia, gambe, teste, tutto scatta, attraendosi e respingendosi, un piede sotto il mio.
Scappo, inseguo, corro.
Male alla caviglia, no, speriamo che passi.
Quello è il sindaco Renzi, come è serio.
Curva a sinistra, attaccare la corda.
Stiamo andando a meno di quattro, Riccardo alla mia destra. Rallentiamo! dico, ma come si fa?
Giovanna con le due bambine tutte in giallo, le saluto, usurpo l’incoraggiamento per Riccardo, vigliacco!
Ponte, attaccare la curva, taglio sul marciapiede, salita, meglio del previsto.
Curva, birilli rossi sulla riga, passo di qua tanto non ci sono auto.
Sto sulla sinistra per la caviglia, si stanca meno.
Volontario, anziano, maglietta rossa, automobilista impaziente, dove cazzo vai andare che non si passa.
La strada sale, la sento anche se non la vedo.
Ora si soffre, dice Riccardo che è alle mie spalle, comincia la salita.
Non lo vedo più e non lo sento più, vado avanti.
La salita, sorpasso stupito, vengo sorpassato, ah ecco.
Villa Cora, salone specchi. Bella giornata è stata.
Tagliare a sinistra ma non subito, aspetta.
Radice, asfalto rialzato, attento.
Ristoro, eh no, guadagnare qualche secondo, però il sapore dolce del tè, pazienza.
Traiettoria perfetta, corda corda, auto ferme di lato, motore spento per fortuna.
Gruppo di stranieri saluta e incoraggia a tempo davanti al loro pulmann.
Quello con la canottiera blu e bianca con i capelli lunghi, corre male ma non lo vedo più, uffa!
Autovelox, chissà se si accorge che passo, occhio alla multa, mi viene da dire, sto zitto, nessuno per scambiare battute sceme.
Un cameriere, gilet grigio e papillon, fuori dal bar con clienti, ci guardano stupiti.
Il cupolone, che bel paesaggio, peccato non potersi fermare.
Quattro motoclisti in pelle nera, penseranno che siamo tutti dei coglioni.
Occhio alla discesa, come mai vanno tutti più forte di me?
Traiettoria esatta, niente cambi bruschi.
Non guardare accanto, la maglia rossa mi sta per risorpassare, resistere, ce la faccio, rinuncia.
Prepararsi per quando finisce la discesa, ma come, non ricordo.
Gruppo Ausonia, questo vecchietto dalle gambe bianche e pelose lo trovo sempre.
Come fa a essere già qui? È partito prima?
Lungarno, manca meno di due chilometri, è troppo.
Arriviamo al chilometro nove poi si vede, ma è laggiù in fondo, lontano.
Male alle gambe, davanti, quadricipiti.
Ecco la bandiera dei nove, crono: quaranta e quindici, ce la posso fare, incredibile, forza!
Muovere le braccia più forte, senti? È meglio.
Sul marciapiede adesso, stringere curva, mai più, basta gare, troppa fatica!
Sul ponte, mi smarco al centro, c’è sempre un fotografo in fondo.
Non c’è, maledetto, eccone due, dopo la curva, non me l’aspettavo.
Poche centinaia di metri, mi sorpassano, sono stanco, resisto ma perché allungare?
Dopo la Nazionale ormai ci siamo, aumenta adesso non c’è più da risparmiare!
L’arrivo è subito alla curva, già arrivato, fermo cronometro, forse un secondo dopo.
Ce l’ho fatta, brutto in foto che armeggio con il cronometro.

domenica 27 maggio 2012

DeeJay Ten Firenze 2012 – Mi sono migliorato ma ho sbagliato tutto!


Prima alcune considerazioni sull’evento.

La Deejay Ten era meglio non correrla: è una baracconata!
Non avrei potuto non esserci: adoro, nell’ordine, Radio Deejay, Linus e il Trio Medusa.

A una Deejay Ten non si può correre seriamente: c’è una folla di ragazzi che si mette una maglietta gialla e crede di andare a correre.
È una festa: anche se il Trio si è un po’ lamentato per quelli che dalle 9.00 se ne stavano assiepati alla partenza (aspettare 40’ fermo sul posto non lo raccomando... neanche a chi non vuole fare stretching prima di partire), si può correre (mi sono pure migliorato!) a patto di partire davanti... se resti dietro cominci a correre dopo due chilometri e il tempo ne sarà comunque funestato.

La Deejay Ten è cara: costa molto di più della Guarda Firenze ed è la stessa corsa!
Costa di più ma la maglietta è sempre un divertente ricordo e la puoi usare per correre (a differenza, non dico della Guarda Firenze, anche dell’ultima Mezzamaratona di Firenze, in cui hanno messo una stampa sul davanti che impedisce al tessuto di traspirare). E poi, dopo la festa, non ti sembra esoso come biglietto...

Insomma: per ogni buon motivo per non partecipare alla Deejay Ten c’è n’è, a mio parere, un altro altrettanto buono per parteciparvi.

E sono contento di avervi partecipato.

Per almeno un paio di motivi:
  • ho condiviso una festa con gli amici e un’allegra folla in maglietta gialla fluo
  • ho migliorato il mio tempo sulla distanza, ma soprattutto ho corso in modo migliore rispetto alla Guarda Firenze in cui già in discesa mi sentivo esaurito.


Però ho sbagliato tutto!
All’arrivo Ema mi fa: “Certo quanti culi! Soprattutto in salita ho sorpassato un sacco di belle ragazze!”
Io l’ho guardato stupito: “Io non ne ho visto neanche uno!”
“Sei voluto partire davanti!?!"

“Ah, è vero...”


La morale? Tutto ha un costo! E le sue soddisfazioni. Però raramente si può avere tutto...

giovedì 24 maggio 2012

Deejay Ten 2012, Firenze (Io non voglio migliorare!)


DeeJayTen 2012

Il percorso è nuovo ossia diverso dallo scorso anno ma per noi fiorentini è vecchio.
Sì perché è  stato reso pressoché identitico alla Guarda Firenze. L’unica cosa che cambia sono la partenza e l’arrivo (posso capire che piazza Santa Croce permetta di tenere il Village per due giorni e una buona location per l’arrivo mentre magari piazza San Giovanni sarebbe stata più complicata) e le poche centinaia di metri adiacenti, poi il resto del percorso è lo stesso. Il che ha permesso a Linus di definire il “nuovo” percorso più spettacolare, dato che passa dal piazzale Michelangelo. È vero e sono contento per lui e per la manifestazione di DeeJay che se ne gioveranno. 
Guarda Firenze 2012
Purtroppo per noi invece dobbiamo fare esattamente la stessa gara che abbiamo fatto solo due settimane fa. E oltretutto decisamente caratterizzata dalla salita e dalla discesa, cosa che non succedeva con il tracciato precedente, molto più simile alla Notturna di San Giovanni che alla Guarda Firenze. 
Di conseguenza sarà difficile migliorare il proprio personale sui 10km. Soprattutto se lo si è migliorato solo due settimane fa.


A questo proposito mi viene in mente una cosa udita in allenamento qualche settimana fa. Si stava discutendo di preparazione a una gara, non ricordo neppure più quale:
“Io non voglio migliorare”
Silenzio attonito del gruppo.
Giovanni, che aveva parlato, si è sentito in dovere di contestualizzare, di attenuare la sua affermazione, che per un runner potrebbe sembrare un assurdo: non che volesse “non migliorare”, semplicemente non voleva dannarsi per cercare di rosicare qualche secondo. Gliel’abbiamo passata, però da allora di tanto in tanto qualcuno dice “io non voglio migliorare” e scatta una risata scaramantica e consolatoria del gruppo. Ci mancherebbe altro!

Detto ciò, ci vediamo domenica mattina in Piazza della Signoria sotto la statua equestre di Cosimo I alle 8.45.

PS: Questa chiusa mi fa venire in mente una scena di Amici Miei: Tognazzi con la giovanissima amante che, dopo uno sproloquio sul fatto che si dovevano lasciare assolutamente, si salutano dandosi appuntamento all’uscita da scuola...

PS2: A proposito di statue: ma che bel fustacchione che era il buon Cosimo. Certo Photoshop doveva essere caro a quei tempi, però i risultati sono ineccepibili e duraturi!

martedì 22 maggio 2012

4.2.6 Giro del Pietrisco: tre muri molto selettivi (al primo semaforo il team era compatto!)

Asfalto e sterrato / salite e discese notevoli / circa 10 km (giro)

Al primo semaforo il team era ancora compatto. Mentre ripartiamo in formazione, mi giro e ci conto rapidamente: siamo ben dieci. Di solito usciamo in gruppi più sparuti, oggi una congiuntura particolare ha riunito porzioni di gruppi diversi, gli ultimi due li abbiamo raccolti addirittura all’uscita del sottopasso su via Reginaldo Giuliani!
Dobbiamo sembrare una gruppo podistico serio in seduta di allenamento. Alla guida Filippo, il boss indiscusso degli Scalmanati (oggi stranamenti assenti), che è anche l’unico a conoscere la destinazione ultima del giro. Non sto a descrivere le parti comuni a altri percorsi già descritti. Dico solo che alla fine del primo muro (via dell’osservatorio, che abbiamo già visto nel Muro inverso) ci siamo dovuti fermare per aspettare il gruppo dei ritardatari, ma mi sa che ne mancava già uno o due. Poi dopo il secondo muro (si tratta del Muro Diritto, sempre desumibile dal Muro inverso) siamo rimasti in sei e nonostante si sia aspettato a lungo, e anche gridato, non si è visto nessuno. Abbiamo proseguito: non è la prima volta che qualcuno sbaglia strada (io sono convinto che non sbagli affatto, ma questo è pensar male!): ci ritroveremo poi tutti insieme agli spogliatoi.
E qui comincia il tratto nuovo. Abbiamo girato a sinistra per via di Malafrasca proseguendo per poche centinaia di metri fino a che non sono segnati a sinistra dei sentieri del CAI. E qui comincia quello che si può definire, per pendenza, il terzo muro. Il problema che questa non è più corsa su strada: e non sto a questionare di strade bianche o di sentieri nel bosco, qui si tratta di sentieri che io fare normalmente solo attrezzato di buoni scarponcini da trekking. Questo è trail a tutti gli effetti e riuscire a non camminare è già un grosso risultato. Non tanto in termini di velocità, perché la velocità è quella più o meno, semmai si fa pure più fatica a continuare a saltellare da un sasso all’altro.
Arrivati a dove il sentiero si allarga in una sorta di strada sassosa quasi in cima alla collina abbiamo cominciato il rientro per ragioni di tempo. Prendendo un sentiero a sinistra siamo riscesi giù, sbucando di nuovo su via di Malafrasca, poco più avanti a dove l’avevamo lasciata, e continuando siamo riscesi costeggiando la Villa La Topaia per poi ricongiungerci all’inizio del Muro Diritto. Da lì sono stato allietato da una serie di scatti (non allunghi, come insegna il Maestro, no, proprio scatti violenti e a falcata lunga) di una cinquantina di metri l’uno (veramente Filippo durava di più, ero io che mi esaurivo a quella distanza) indipendentemente dalla pendenza (in pianura, leggera salita o discesa, l’occasione buona era sempre propizia).
A essere corretti il giro del Pietrisco completo (nella versione originaria di Filippo) prevedeva un rientro più largo, riallacciandosi al giro della Cava a ho la convinzione che la parte più interessante sia quella più estrema che ho appena descritto.
Dopo una bella doccia, abbiamo riflettuto sul beneficio di correre (forzatamente piano) su pendenze così decise.
C’è chi dice che non serva a niente, se non a fare puro potenziamento (“allora vai in palestra”, ha scosso la testa).
C’è chi addirittura sostiene che sia nocivo: “Imballa le gambe! Ora ti ci vuole una settimana per riprendere la scioltezza che avevi fino a stamani...”
Io non lo so, penso che un potenziamento (come sarebbe fare i gradoni, o delle brevi pettate come quelle descritte recentemente nelle Salite al Piazzale) non faccia male, soprattutto se inserito in una serie di allenamenti variati e seguito da opportune sedute di allungamenti e uscite in scioltezza. Eppoi fare allenamenti anomali, ma probanti non farà male: "Tutta la fatica che ho fatto sarà andata da qualche parte!?!", ho protestato. "Sì, l’hai trasformata in calore!..." mi ha troncato con ironia Riccardo.
“Se domenica prossima vai più piano che alla Guarda Firenze vorrà dire che ti ha fatto male!” butta lì Luigi... Resto zitto dubbioso, accusando il colpo: ci sta che sia vero!... però quando sto per reagire, lui mi anticipa: “ma se vai meglio non sarà certo merito di questo allenamento!”
“Eh, allora non vale!” cerco di difendermi, per niente convinto.

Vediamo un po’. Di certo adesso mi sento le gambe stanche.
Imballate? Boh?!?

PS: En passant, qualcun altro negli spogliatoi, vedendomi esausto, mi ha chiesto perché mi sottoponessi a questa sorta di martirio volontario.
Per vedere percorsi nuovi, ho risposto d’impulso.
Per correre in compagnia.
E per scriverci sopra. Sperando in un’estasi imprevista dovuta alla fatica. 

domenica 20 maggio 2012

Una digressione: A proposito di nuoto e poesia.


In un post passato (Questione di Poesia (o meglio di Poetica)) avevo anticipato che mi sarei soffermato sulla piscina e uno sui file excel. Poi non ne ho fatto di nulla. 
Mi è tornato in mente rileggendolo per caso stamattina. Chiudevo sottolineando: "Possibilmente in modo poetico, s'intende.
Sì, perché in termini tecnici è semplice: cross-training. Alterno il nuoto alla corsa in modo da rilassare e massaggiare le gambe (con l’aggiunta di stretching di tanto in tanto quando mi riposo) e esercitare anche il resto del corpo.
In termini poetici, invece, la faccenda può dare origine a risultati più complessi. E a pensarci  bene proprio sul nuoto io ci avevo già scritto un breve racconto in cui si intrecciano tre livelli di narrazione.
Con la corsa ha poco a che vedere ma a me il racconto continua a piacere. 
Sono poche paginette. Fate voi.




venerdì 18 maggio 2012

Percorsi: 2.2 Al Piazzale, con gambe dure e animo delicato


Torniamo a parlare di qualche percorso per allenarsi in città. 
Salite dure senza abbandonare il centro di firenze? 
Semplice, mantenendo il punto di arrivo, diciamo il Piazzale Michelangelo, basta cercare la pendenza maggiore...
Le due salite principali, ossia Viale Michelangelo da Piazza Ferrucci o Viale Machiavelli e poi Viale Galileo partendo da Porta Romana, sono abbastanza “dolci” attestandosi sui 2km di lunghezza.
Vediamo tre semplici alternative che partono dal centro e arrivano nei paraggi del Piazzale Michelangelo e la cui lunghezza va dal chilometro ai trecento metri...




1. Le “rampe”: 1km, si prende Viale Giuseppe Poggi, da piazza Poggi dove c’è la torre, e si arriva proprio al piazzale Michelangelo.

2. Via del Monte alle Croci, 550m si parte da via dei Bastioni (appena fuori dalla porta di via San Miniato (dove c’è il Rifrullo per intendersi) si sale fino al Viale Galileo subito dopo il piazzale Michelangelo.
Variante masochista: via di San Salvatore al Monte che troviamo ben presto sulla nostra sinistra: è una gradinata...
Qui è doveroso fare una parentesi, stavo per dire una sosta: il Giardino delle Rose, ma ne parliamo più avanti (vedi nota).

3. Via di San Miniato al Monte, 350m, che parte da via dei Bastioni (subito sopra Piazza Ferrucci, all’inizio di Viale Michelangelo) e spunta su viale Michelangelo proprio all’ingresso del campeggio subito prima del piazzale Michelangelo

Idea ardita: si potrebbero combinare i percorsi tutti e tre assieme, salendo per le più dure, la 2 e la 3, e  scendendo per la più facile, ossia la 1...

Nota: Il Giardino delle Rose. Si tratta di uno scampolo di collina tra piazzale Michelangelo, le rampe a sinistra e via di San Miniato e Via di San Salvatore sulla destra. Un alveo colmo di perle: roseti di tutti i generi e sculture immaginifiche di Folon. Dove parte la via (scalinata) di San Salvatore al Monte c’è un ingresso. Gli altri sono lungo viale Poggi (le rampe) a un tornante e subito sotto il piazzale. Fateci caso mentre passate e poi portateci moglie o marito, compagna o compagno, parenti, figli: farete un figurone. Soprattutto nel mese di Maggio. Se poi abbinate anche il Giardino dell'Iris, tra il Piazzale e il campeggio, allora vedrete rivalutata la corsa come mezzo per scoprire gioielli cittadini e non solo come attività che vi tiene occupati a discapito della famiglia (non corrente).

Vi sarà chiaro a cosa mi riferivo quando parlavo di animo delicato...

lunedì 14 maggio 2012

Guarda Firenze 2012 - due titoli per un post: 1. Bello vincere tutti; 2. Predicare bene e razzolare male: la gestione della gara


Per ricordare questa giornata ho due prospettive. Nell'incertezza vediamole entrambe. Partiamo dalla seconda, quella più tecnica:


Predicare bene e razzolare male: la gestione della gara
Ossia come sbagliare la gestione della gara.
Stavolta si trattava di una gara breve pertanto più semplice nel senso che con minori problemi preparatori, fisiologici, muscolari, nutrizionali, psicologici.
Avevo anche visionato recentemente il percorso e avevo anche abbozzato una strategia di gara (Guarda Firenze ma non ti distrarre): in pratica bastava che impostassi la velocità di riferimento e poi inserissi il pilota automatico...
Però avevo pure previsto cosa avrei fatto e, nonostante il libero arbitrio e l'esperienza, ho fatto quello che avevo previsto che avrei fatto e che,  razionalmente, non avrei voluto fare...
Sono partito a razzo: almeno 10-15" più veloce di quanto avrei dovuto (previsto!). 

Ho resistito benino in salita (ho notato per esempio che ho perso poche posizioni e ho addirittura sorpassato qualcuno). 
Sul falso piano ho cominciato a soffrire invece che a recuperare.
In discesa ho cominciato a tirare i remi in barca mentre perdevo posizioni e non riuscivo a tenere il contatto con il mio compagno di corsa.
Gli ultimi due chilometri sofferti, con un'andatura ben più lenta della velocità prevista che per altro avrei dovuto oltrepassare proprio in quell'ultimo tratto in un sperato allungo finale... 

Sono riuscito a riprendere un minimo di dignità solo alle ultime centinaia di metri, chiudendo con un tempo soddisfacente (un minuto meno dell'anno scorso) sebbene peggiore di quanto sperato.
insomma da manuale: cosa non avrei dovuto fare pur sapendo già prima...

Detto ciò, vengo all'altra prospettiva ossia quella più sentimentale:



Bello vincere tutti

  • è stato bello correre insieme a tanti amici e colleghi (essere riusciti ad avere una maglia comune è poca cosa ma riesce a affratellare, a rendere parte di una squadra, di un gruppo, - sì,è una parola grossa - di una sorta di famiglia);
  • è stato bello correre con mio nipote Filippo (che non è un ragazzino, sono diventato zio molto giovane!) ma è la prima volta che correva dieci chilometri e una gara podistica: è andato bene e spero che continui;
  • è stato bello arrivare all'ultima curva e trovare il tifo caloroso di un carissimo amico e di suo figlio;
  • è stato bello vincere tutti, dal fenomeno che ha vinto un bel pile viola marcato Firenze Marathon (invidia!), agli scalmanati a cui cerco di star dietro in pausa pranzo che ci hanno messo sui 40', a Ema che si sta riprendendo, a Filippo con la sua prima 10km chiusa in 51', al collega che ce ne ha messi 58 di minuti, radioso per aver fatto meglio di ben due minuti rispetto alle sue aspettative!

Morale: correre a piedi è bello anche se faticoso ma la sensazione e il ricordo permangono, la fatica si dimentica presto. Fatica?

Morale 2: se si facesse sempre bene non ci sarebbe gusto a migliorarsi la prossima volta. Che sicuramente sbaglierò di nuovo, magari qualche altra cosa, per evitare di perseverare!

martedì 8 maggio 2012

Colazione prima della 10km?... non è un dramma!

Oggi un compagno di corsa mi ha chiesto suggerimenti sulla colazione prima di domenica prossima quando parteciperà alla 10km della Guarda Firenze.
Avevo parlato di colazione a proposito della mezza (La bolla speculativa della bresaola) ma per una gara breve non avevo in mente indicazioni particolari. Allora sono andato a verificare cosa dice Fulvio Massini, che in modo molto conservativo consiglia la stessa colazione che prevede per la mezza.
Mi ricordavo di aver recentemente letto uno speciale sulle 10k in una delle riviste francesi di che vi ho recentemente decantato (La France... quelles magazines!). Allora sono andato a controllare e a proposito dell’alimentazione dice fondamentalmente due cose giuste:
·     1-2 giorni prima mangiare più carboidrati (pasta/riso abbondante, frutta)
·  fare una pasto leggero sufficientemente prima della gara in modo da compensare l’abbassamento di glicogeno avvenuto durante il sonno, ma senza tenere impegnato l’apparato digerente durante la corsa.
Però poi quando si passa alla sostanza dice: 3-4 ore prima della gara: 100 g di pasta “nature”, 1 banana e al limite un po’ di tofu (per un apporto proteico).
Eh no, io per una 10km non mi sveglio alle 6 e non mi mangio un etto di pasta scondita. Non lo faccio per una maratona, figurarsi per una corsa breve.

Allora ho fatto un’ulteriore verifica e ho trovato su RW un articolo di Luca Gatteschi (la cui fulva chioma può esservi capitato di veder sfrecciare a giro per Firenze..) sulla colazione prima della gara. Non specifica che tipo di gara però mi sembrano comunque indicazioni utili a prescindere: http://www.runnersworld.it/colazioni-pregara-runners-2830). Ne riporto un brano che sottolinea il principio fondamentale:
“[...] ti serve [...]  una colazione che ti garantisca un buon apporto energetico, ma con un assorbimento non troppo rapido, che potrebbe provocare come reazione una ridotta concentrazione di zuccheri nel sangue (ipoglicemia), quindi scarsa disponibilità di carburante “nobile” proprio al momento in cui, in gara, chiederai al tuo fisico di dare il massimo.”
Per saperne di più: una guida sempre di RW dedicata all’alimentazione prima della gara (con sei colazioni, sei pranzi e sei proposte di cena): http://www.runnersworld.it/le-guide-di-rw-corri-a-tavola
E un elenco (ancora su RW) di cibi ricchi di carboidrati ma ad assorbimento non troppo rapido (indice glicemico medio-basso), così da evitare un incremento brusco della glicemia seguito poi inevitabilmente da una sua riduzione: http://www.runnersworld.it/tabella-indice-glicemico-runners-3083

Detto tutto ciò fate i vostri giochi, con tranquillità: difficilmente in una gara breve avrete drammatici cali di energie dovuti a esaurimento scorte.

Guarda Firenze ma non ti distrarre...


Domenica prossima la 40° edizione della Guarda Firenze. Il percorso è sempre lo stesso però lo scorso fine settimana ho voluto ripercorrerlo insieme a due validi compagni per averne una coscienza più consolidata, con la speranza di riuscire a dosare meglio le energie (pia illusione, ma razionalmente ci voglio provare!).

Il percorso lo dividerei in 5 tratti (arrotondando per semplicità):
·   2,5km in piano, fino a porta romana (anche se odio la leggera pendenza di via de’ Serragli)
·   2km abbondanti di salita: non è costante, ma procede a gradini, alternando parti dolci con curve leggermente più aspre, ma in generale non è spiacevole, un po’ più lunga e meno pendente dell’altra parte che faremo in discesa.
·  1,5km di falso piano fino al piazzale in cui si può recuperare e riprendere l’andatura voluta.
·  2km scarsi di discesa in cui non si può riposare troppo: c’è pur sempre da recuperare quello che si è perso in salita.
·   2km di pianura che, dopo la discesa sembreranno una salita... ma sono gli ultimi chilometri e l’arrivo è vicino (anche se i chilometri sono sempre più lunghi a correrli che a scriverne).

Tenendo in mente ciascuno il proprio obbiettivo intermini di velocità di gara (VG=VR in questo caso) sarebbe saggio non esagerare nel primo tratto, mantenendo la VG, resistere in salita per poi recuperare un po’ in discesa e dare tutto quel che resta negli ultimi chilometri.
Sembra ovvio. Però succederà (come successo in passato) che arrivi a Porta Romana con un’andatura 10-15” sotto la VG per cui poi la salita mi sembrerà molto più dura essendo già spompo, non riuscirò a recuperare in discesa perché ancora stanco e il tratto finale decelererò anziché aumentare. Vediamo se mi smentisco stavolta.
Mi scuso se mi sono soffermato sui tempi ma, accorciandosi la distanza, una gara diventa molto più legata alla velocità piuttosto che all’atto della corsa che, su lunghe distanze, è già epico in sé.

sabato 5 maggio 2012

"Storie di Corsa" su Training Consultant di Fulvio Massini

Vi segnalo questa nuova iniziativa: Storie di Corsa. Si tratta di una rubrica di racconti sulla corsa che curerò sul sito Training Consultant di Fulvio Massini. In questo caso non sarò io a scrivere ma mi limiterò a leggere...
L'idea è quella di pubblicare racconti inerenti in qualche modo alla corsa, quindi se avete un racconto nel cassetto o avete voglia di scrivere qualcosa che abbia una qualche connessione con la corsa, questa è la rubrica che fa per voi: quello che vorrei, come sottolineo anche nell'introduzione a questa rubrica, è esaltare la scrittura tramite la corsa e viceversa. Il come sta a voi deciderlo.

Diffondete pure a amici, complici, amanti (1) e parenti. 

E' ammesso, e anzi incoraggiato, anche chi non corre ma "subisce" la corsa per colpa di qualcuno vicino: potrebbe essere un buon modo per "rivalersi"... chiaramente se lasciate che qualcuno che vi sta accanto scriva su vizi e virtù del runner rischiate grosso... e non mi riferisco alle virtù... 

Nota 1: per chi non l'avesse colta, questa è una citazione cinefila. Un film che mi era piaciuto molto, ma questo esula dalla corsa, e quindi la pianto qui.

giovedì 3 maggio 2012

La France… quelles magazines! (considerazioni comparatistiche sulle riviste di corsa)

Ho recentemente parlato delle riviste sulla corsa e in particolare di quelle italiane (Le riviste sulla corsa sono sempre uguali) ma durante una trasferta oltralpe ho scoperto che, oltre a praticare la corsa più di noi, o almeno a praticarla in massa da più tempo, i runners francesi hanno un sacco di riviste! Anche se non si trovano facilmente in edicola.

Appena arrivato sul suolo francese ho cominciato a testare i vari chioschi che si trovano ad ogni angolo. I quali sono letteralmente ricoperti di riviste ma solo rararmente vi si trova un Jogging International, la rivista apparentemente più diffusa. Anzi alla domanda se hanno una rivista sulla corsa (o per farsi capire sulla maratona) i più fanno una faccia stralunata. Fino a che ne ho trovato uno che aveva una copia di Jogging e a quel punto ero stato accontentato e quindi non ci si pensa più, ha saggiamente ricordato una voce accanto a me.

Però io mi ricordavo di aver avuto un’esperienza esaltante qualche mese fa: dovevo solo ritrovare uno di quei negozi, non frequentissimi, che tengono oggetti di carta e carta stampata, che hanno invece riviste di tutti i tipi, incluso ricamo e pesca d’altura.  Approfittando di una sosta in un negozio di abbigliamento in rue des Francs-Bourgeois mi sono sganciato per una perlustrazione non meglio specificata: sono sparito e ho battuto rapidamente le stradine circostanti finché non ho individuato in rue des Archives un negozio di articoli di e per la carta di ottimo livello: nel reparto di riviste sullo sport ne avevano ben tre diverse sulla corsa e di qualcuna anche sia il mese di aprile che quello di maggio... oltre che ad alcuni “cahiers hors séries” dedicati alla maratona di Parigi o al trail. Mi sono controllato e ho agito con rapidità: sono uscito con solo due riviste che ho occultato nel doppio fondo dello zaino, quello dedicato al portatile... la coscienza sporca non ottunde i neuroni, anzi!...

Alla fine del soggiorno parigino, nelle varie soste, ne ho scovate almeno sei diverse:

Jogging International
Runner’s World - France
Running Attitude
Running Coach
Zatopek - running & santé
VO2 - Run in live

che, comparate con le nostre italiche due fa il 300% in più!







La morale è che i francesi corrono di più, lo dimostra anche il fatto che abbiamo così tante riviste!

PS: Confermo che però ne ho comprate solo tre (quelle della foto). Sono stato bravo perché avrei potuto addurre la motivazione comparatistica per comprarne una di ciascuna testata...

PS2: oltre alle riviste ci sarebbe da parlare anche della narrativa e degli interessanti incontri che si fanno nelle librerie a Parigi, ma questa è un’altra storia, magari un’altra volta...


PS3: la pubblicità che fa capolino sotto le riviste francesi non è casuale ma anche questo argomento merita un piccolo post dedicato!

martedì 1 maggio 2012

Le riviste sulla corsa sono sempre uguali (evviva le riviste di corsa!)


A me piace correre.
E mi piace parlare di corsa (facendo attenzione a non annoiare chi invece non corre e quindi non gliene frega nulla di parlare di corsa).
Infine mi piace leggere di corsa. E quindi il giorno dell’uscita del nuovo numero della mia rivista di corsa preferita costituisce un appuntamento gioioso (chi si accontenta gode, dice l’adagio: come è veritiero!).

Verso la fine del mese, diciamo dal 25, se per caso entro dal giornalaio guardo con sospetto l’espositore delle riviste e, anche in caso negativo, spero che insieme al quotidiano mi venga consegnato con un sorriso bonario l’atteso nuovo numero di Runner’s World. In realtà dal momento che nei giorni feriali non compete a me l’acquisto mattutino del quotidiano, l’aspettativa si acuisce al rientro dopo il lavoro. Entrando in casa punto con forzata indifferenza al tavolo del salotto nella speranza di intravedere, sotto al quotidiano, l’agognata pubblicazione patinata. Ma spesso il nuovo numero non arriva prima del 28, poi dipende da sabati e domeniche o eventuali festività, che cospirano per farmela arrivare più tardi: infatti, il numero di maggio è arrivato oggi, primo maggio, e meno male perché se non fosse arrivato oggi, siccome domani i giornali non escono e quindi le consegne ai giornalai non vengono effettuate, l’avrei visto solo il 3!...
Va comunque detto per onestà che non ho sofferto del ritardo perché ero fuori e soprattutto perché a Parigi mi ero comprato ben tre riviste diverse... ma di questo ne parlerò poi visto che comporta altre considerazioni.

“Le riviste sulla corsa sono sempre uguali”, mi dice con un sorriso misto di affetto e compassione mia moglie quando mi consegna la copia di RW che ha appena ricevuto con cura dalla giornalaia.

Sì, è vero, le riviste sulla corsa sono sempre uguali, nel senso che ogni due numeri c’è un servizio per il principiante (da zero a mezz’ora e poi da mezz’ora a un’ora), intervallato dalla mia prima 10k etc etc. E poi a ogni cambio di stagione ci sono articoli del tipo “allenarsi con il freddo” e “come vincere il caldo”, oppure “con la primavera si ricomincia a correre all’aperto”. Immancabili in ogni momento dell’anno i consigli e le tabelle per migliorare le proprie prestazioni sui 5, 10, 21 e 42km, per mangiare meglio eccetera eccetera. Per tacere degli infortuni (stagionali e non).
Ma io li capisco: ci vuole davvero un grande sforzo di fantasia e tanta passione per inventarsi nuovi suggerimenti o nuove tabelle dopo aver scritto anni e anni, per ben dodici numeri all’anno sullo stesso argomento. E non stiamo parlando di filologia romanza o fisica quantistica...
Ogni rivista ha delle pagine “sicure” dedicate a rubriche consolidate, editoriali vari nella prima parte che leggo sempre con curiosità, mentre la reportistica sulle gare svolte sul territorio nazionale occupano l’ultima porzione del giornale insieme al calendario delle competizioni future. Anche queste sezioni mi incuriosiscono, alla ricerca di un evento a cui ho partecipato oppure facendo ipotesi per prossime trasferte. Anche la pubblicità mi piace: in pratica è una celebrazione estatica delle novità tecniche di questa o di quella marca in una girandola di colori e retorica epica (non vi dico l'orgoglio quando ho visto a piena pagina un eroico runner di verde vestito con ai piedi le magiche scarpe verdi, ultimo acquisto). 
Nelle pagine che restano la redazione dà sfogo a tutta la sua inventiva: un’intervista a un personaggio di spicco, un servizio di quelli stagionali che strillano in copertina e qualche tabella di allenamento. Runner’s World poi è avvantaggiato perché può tradurre con poco sforzo rubriche o articoli editi nell’edizione americana...

Comunque la sostanza è che le riviste di corsa, in Italia a livello non locale, sono due: Correre (edito da più di un quarto di secolo) e la più giovane Runner’s World (l’edizione italiana ha da poco festeggiato i sei anni). E, a ben vedere hanno una storia intrecciata dal momento che RW è nato in occasione di una diaspora da Correre (l’attuale direttore di RW era in passato direttore di Correre e anche alcuni collaboratori lo hanno a suo tempo seguito, come per esempio Fulvio Massini).
Entrambe le riviste hanno pregi e difetti, io sono un lettore affezionato di RW, che trovo più allegro e scanzonato, ma ultimamente approfitto di viaggi in treno per avere la scusa di comprarmi una rivista “di intrattenimento” per il viaggio, e qual’è il mio intrattenimento preferito?... Ecco quindi che anche Correre ha cominciato a affiancare RW nella pila delle uniche riviste che conservo.

Sì avete letto bene: le conservo. Perché è vero che sono “sempre uguali” come dice mia moglie ma questo le rende anche ever-green e pertanto quando ho voglia di rilassarmi prima di dormire ne prendo un paio dal mucchio e le sfoglio: ci trovo magari degli articoli che non avevo letto allora e che quindi mi risultano nuovi. Oppure, a seconda di cosa sto preparando, vado a ricercarmi quell’articolo specifico che adesso è vitale che io rilegga.

La morale: le riviste di corsa sono sempre uguali e ciò non è necessariamente un male. E sono solo due. Il che forse è un bene, sennò ne comprerei anche di più...