Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 29 maggio 2012

DeeJay Ten Firenze 2012: un racconto veloce, che bello se fosse una poesia



L’obbiettivo, anche se ingenuo, sarebbe quello di trattenere solo i propri pensieri e le immagini, senza aggiungere parti inessenziali. 
È impossibile lo so, appena si usano le parole si filtra, si distorce. Sarebbe come fare poesia senza parole, non sarebbe poesia, sarebbe una fotografia o un dipinto.
Però, insisto, prendendo spunto dall'ultima DeeJay Ten. 
Mentre in una maratona c’è tutto il tempo di guardarsi intorno e anche un racconto si può permettere di essere piano e dilatato (non per niente ci ho messo 16 puntate per raccontare la mia maratona di Firenze del 2010), in una gara breve, tutto è concitato, non c’è tempo per osservare né riflettere. 
Pertanto mi limiterò a un capoverso per ogni minuto di gara: di sicuro in un minuto ho visto e pensato più cose di quelle che sono riuscito a trattenere ma non voglio cedere alle parole.
Però pensieri e immagini sono lì: sarebbe un peccato perderle.



Una gara in breve
Lo sparo, braccia, gambe, teste, tutto scatta, attraendosi e respingendosi, un piede sotto il mio.
Scappo, inseguo, corro.
Male alla caviglia, no, speriamo che passi.
Quello è il sindaco Renzi, come è serio.
Curva a sinistra, attaccare la corda.
Stiamo andando a meno di quattro, Riccardo alla mia destra. Rallentiamo! dico, ma come si fa?
Giovanna con le due bambine tutte in giallo, le saluto, usurpo l’incoraggiamento per Riccardo, vigliacco!
Ponte, attaccare la curva, taglio sul marciapiede, salita, meglio del previsto.
Curva, birilli rossi sulla riga, passo di qua tanto non ci sono auto.
Sto sulla sinistra per la caviglia, si stanca meno.
Volontario, anziano, maglietta rossa, automobilista impaziente, dove cazzo vai andare che non si passa.
La strada sale, la sento anche se non la vedo.
Ora si soffre, dice Riccardo che è alle mie spalle, comincia la salita.
Non lo vedo più e non lo sento più, vado avanti.
La salita, sorpasso stupito, vengo sorpassato, ah ecco.
Villa Cora, salone specchi. Bella giornata è stata.
Tagliare a sinistra ma non subito, aspetta.
Radice, asfalto rialzato, attento.
Ristoro, eh no, guadagnare qualche secondo, però il sapore dolce del tè, pazienza.
Traiettoria perfetta, corda corda, auto ferme di lato, motore spento per fortuna.
Gruppo di stranieri saluta e incoraggia a tempo davanti al loro pulmann.
Quello con la canottiera blu e bianca con i capelli lunghi, corre male ma non lo vedo più, uffa!
Autovelox, chissà se si accorge che passo, occhio alla multa, mi viene da dire, sto zitto, nessuno per scambiare battute sceme.
Un cameriere, gilet grigio e papillon, fuori dal bar con clienti, ci guardano stupiti.
Il cupolone, che bel paesaggio, peccato non potersi fermare.
Quattro motoclisti in pelle nera, penseranno che siamo tutti dei coglioni.
Occhio alla discesa, come mai vanno tutti più forte di me?
Traiettoria esatta, niente cambi bruschi.
Non guardare accanto, la maglia rossa mi sta per risorpassare, resistere, ce la faccio, rinuncia.
Prepararsi per quando finisce la discesa, ma come, non ricordo.
Gruppo Ausonia, questo vecchietto dalle gambe bianche e pelose lo trovo sempre.
Come fa a essere già qui? È partito prima?
Lungarno, manca meno di due chilometri, è troppo.
Arriviamo al chilometro nove poi si vede, ma è laggiù in fondo, lontano.
Male alle gambe, davanti, quadricipiti.
Ecco la bandiera dei nove, crono: quaranta e quindici, ce la posso fare, incredibile, forza!
Muovere le braccia più forte, senti? È meglio.
Sul marciapiede adesso, stringere curva, mai più, basta gare, troppa fatica!
Sul ponte, mi smarco al centro, c’è sempre un fotografo in fondo.
Non c’è, maledetto, eccone due, dopo la curva, non me l’aspettavo.
Poche centinaia di metri, mi sorpassano, sono stanco, resisto ma perché allungare?
Dopo la Nazionale ormai ci siamo, aumenta adesso non c’è più da risparmiare!
L’arrivo è subito alla curva, già arrivato, fermo cronometro, forse un secondo dopo.
Ce l’ho fatta, brutto in foto che armeggio con il cronometro.

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