Domenica
prossima la 40° edizione della Guarda Firenze. Il percorso è sempre lo stesso
però lo scorso fine settimana ho voluto ripercorrerlo insieme a due validi
compagni per averne una coscienza più consolidata, con la speranza di riuscire
a dosare meglio le energie (pia illusione, ma razionalmente ci voglio
provare!).
Il
percorso lo dividerei in 5 tratti (arrotondando per semplicità):
· 2,5km in
piano, fino a porta romana (anche se odio la leggera pendenza di via de’
Serragli)
· 2km abbondanti
di salita: non è costante, ma procede a gradini, alternando parti dolci con
curve leggermente più aspre, ma in generale non è spiacevole, un po’ più lunga
e meno pendente dell’altra parte che faremo in discesa.
· 1,5km di
falso piano fino al piazzale in cui si può recuperare e riprendere l’andatura
voluta.
· 2km scarsi
di discesa in cui non si può riposare troppo: c’è pur sempre da recuperare
quello che si è perso in salita.
· 2km di
pianura che, dopo la discesa sembreranno una salita... ma sono gli ultimi
chilometri e l’arrivo è vicino (anche se i chilometri sono sempre più lunghi a
correrli che a scriverne).
Tenendo
in mente ciascuno il proprio obbiettivo intermini di velocità di gara (VG=VR in
questo caso) sarebbe saggio non esagerare nel primo tratto, mantenendo la VG, resistere
in salita per poi recuperare un po’ in discesa e dare tutto quel che resta
negli ultimi chilometri.
Sembra
ovvio. Però succederà (come successo in passato) che arrivi a Porta Romana con
un’andatura 10-15” sotto la VG per cui poi la salita mi sembrerà molto più dura
essendo già spompo, non riuscirò a recuperare in discesa perché ancora stanco e
il tratto finale decelererò anziché aumentare. Vediamo se mi smentisco
stavolta.
Mi
scuso se mi sono soffermato sui tempi ma, accorciandosi la distanza, una gara
diventa molto più legata alla velocità piuttosto che all’atto della corsa che,
su lunghe distanze, è già epico in sé.
Nessun commento:
Posta un commento