Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 1 maggio 2012

Le riviste sulla corsa sono sempre uguali (evviva le riviste di corsa!)


A me piace correre.
E mi piace parlare di corsa (facendo attenzione a non annoiare chi invece non corre e quindi non gliene frega nulla di parlare di corsa).
Infine mi piace leggere di corsa. E quindi il giorno dell’uscita del nuovo numero della mia rivista di corsa preferita costituisce un appuntamento gioioso (chi si accontenta gode, dice l’adagio: come è veritiero!).

Verso la fine del mese, diciamo dal 25, se per caso entro dal giornalaio guardo con sospetto l’espositore delle riviste e, anche in caso negativo, spero che insieme al quotidiano mi venga consegnato con un sorriso bonario l’atteso nuovo numero di Runner’s World. In realtà dal momento che nei giorni feriali non compete a me l’acquisto mattutino del quotidiano, l’aspettativa si acuisce al rientro dopo il lavoro. Entrando in casa punto con forzata indifferenza al tavolo del salotto nella speranza di intravedere, sotto al quotidiano, l’agognata pubblicazione patinata. Ma spesso il nuovo numero non arriva prima del 28, poi dipende da sabati e domeniche o eventuali festività, che cospirano per farmela arrivare più tardi: infatti, il numero di maggio è arrivato oggi, primo maggio, e meno male perché se non fosse arrivato oggi, siccome domani i giornali non escono e quindi le consegne ai giornalai non vengono effettuate, l’avrei visto solo il 3!...
Va comunque detto per onestà che non ho sofferto del ritardo perché ero fuori e soprattutto perché a Parigi mi ero comprato ben tre riviste diverse... ma di questo ne parlerò poi visto che comporta altre considerazioni.

“Le riviste sulla corsa sono sempre uguali”, mi dice con un sorriso misto di affetto e compassione mia moglie quando mi consegna la copia di RW che ha appena ricevuto con cura dalla giornalaia.

Sì, è vero, le riviste sulla corsa sono sempre uguali, nel senso che ogni due numeri c’è un servizio per il principiante (da zero a mezz’ora e poi da mezz’ora a un’ora), intervallato dalla mia prima 10k etc etc. E poi a ogni cambio di stagione ci sono articoli del tipo “allenarsi con il freddo” e “come vincere il caldo”, oppure “con la primavera si ricomincia a correre all’aperto”. Immancabili in ogni momento dell’anno i consigli e le tabelle per migliorare le proprie prestazioni sui 5, 10, 21 e 42km, per mangiare meglio eccetera eccetera. Per tacere degli infortuni (stagionali e non).
Ma io li capisco: ci vuole davvero un grande sforzo di fantasia e tanta passione per inventarsi nuovi suggerimenti o nuove tabelle dopo aver scritto anni e anni, per ben dodici numeri all’anno sullo stesso argomento. E non stiamo parlando di filologia romanza o fisica quantistica...
Ogni rivista ha delle pagine “sicure” dedicate a rubriche consolidate, editoriali vari nella prima parte che leggo sempre con curiosità, mentre la reportistica sulle gare svolte sul territorio nazionale occupano l’ultima porzione del giornale insieme al calendario delle competizioni future. Anche queste sezioni mi incuriosiscono, alla ricerca di un evento a cui ho partecipato oppure facendo ipotesi per prossime trasferte. Anche la pubblicità mi piace: in pratica è una celebrazione estatica delle novità tecniche di questa o di quella marca in una girandola di colori e retorica epica (non vi dico l'orgoglio quando ho visto a piena pagina un eroico runner di verde vestito con ai piedi le magiche scarpe verdi, ultimo acquisto). 
Nelle pagine che restano la redazione dà sfogo a tutta la sua inventiva: un’intervista a un personaggio di spicco, un servizio di quelli stagionali che strillano in copertina e qualche tabella di allenamento. Runner’s World poi è avvantaggiato perché può tradurre con poco sforzo rubriche o articoli editi nell’edizione americana...

Comunque la sostanza è che le riviste di corsa, in Italia a livello non locale, sono due: Correre (edito da più di un quarto di secolo) e la più giovane Runner’s World (l’edizione italiana ha da poco festeggiato i sei anni). E, a ben vedere hanno una storia intrecciata dal momento che RW è nato in occasione di una diaspora da Correre (l’attuale direttore di RW era in passato direttore di Correre e anche alcuni collaboratori lo hanno a suo tempo seguito, come per esempio Fulvio Massini).
Entrambe le riviste hanno pregi e difetti, io sono un lettore affezionato di RW, che trovo più allegro e scanzonato, ma ultimamente approfitto di viaggi in treno per avere la scusa di comprarmi una rivista “di intrattenimento” per il viaggio, e qual’è il mio intrattenimento preferito?... Ecco quindi che anche Correre ha cominciato a affiancare RW nella pila delle uniche riviste che conservo.

Sì avete letto bene: le conservo. Perché è vero che sono “sempre uguali” come dice mia moglie ma questo le rende anche ever-green e pertanto quando ho voglia di rilassarmi prima di dormire ne prendo un paio dal mucchio e le sfoglio: ci trovo magari degli articoli che non avevo letto allora e che quindi mi risultano nuovi. Oppure, a seconda di cosa sto preparando, vado a ricercarmi quell’articolo specifico che adesso è vitale che io rilegga.

La morale: le riviste di corsa sono sempre uguali e ciò non è necessariamente un male. E sono solo due. Il che forse è un bene, sennò ne comprerei anche di più...

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