A
me piace correre.
E
mi piace parlare di corsa (facendo attenzione a non annoiare chi invece non
corre e quindi non gliene frega nulla di parlare di corsa).
Infine
mi piace leggere di corsa. E quindi il giorno dell’uscita del nuovo numero
della mia rivista di corsa preferita costituisce un appuntamento gioioso (chi
si accontenta gode, dice l’adagio: come è veritiero!).
Verso
la fine del mese, diciamo dal 25, se per caso entro dal giornalaio guardo con
sospetto l’espositore delle riviste e, anche in caso negativo, spero che insieme al quotidiano mi venga
consegnato con un sorriso bonario l’atteso nuovo numero di Runner’s World. In realtà dal
momento che nei giorni feriali non compete a me l’acquisto mattutino del
quotidiano, l’aspettativa si acuisce al rientro dopo il lavoro. Entrando in
casa punto con forzata indifferenza al tavolo del salotto nella speranza di
intravedere, sotto al quotidiano, l’agognata pubblicazione patinata. Ma spesso il
nuovo numero non arriva prima del 28, poi dipende da sabati e domeniche o eventuali
festività, che cospirano per farmela arrivare più tardi: infatti, il numero di
maggio è arrivato oggi, primo maggio, e meno male perché se non fosse arrivato
oggi, siccome domani i giornali non escono e quindi le consegne ai giornalai
non vengono effettuate, l’avrei visto solo il 3!...
Va
comunque detto per onestà che non ho sofferto del ritardo perché ero fuori e
soprattutto perché a Parigi mi ero comprato ben tre riviste diverse... ma di
questo ne parlerò poi visto che comporta altre considerazioni.
“Le
riviste sulla corsa sono sempre uguali”, mi dice con un sorriso misto di
affetto e compassione mia moglie quando mi consegna la copia di RW che ha
appena ricevuto con cura dalla giornalaia.
Sì,
è vero, le riviste sulla corsa sono sempre uguali, nel senso che ogni due
numeri c’è un servizio per il principiante (da zero a mezz’ora e poi da
mezz’ora a un’ora), intervallato dalla mia prima 10k etc etc. E poi a ogni
cambio di stagione ci sono articoli del tipo “allenarsi con il freddo” e “come
vincere il caldo”, oppure “con la primavera si ricomincia a correre all’aperto”.
Immancabili in ogni momento dell’anno i consigli e le tabelle per migliorare le
proprie prestazioni sui 5, 10, 21 e 42km, per mangiare meglio eccetera eccetera. Per tacere degli infortuni (stagionali e non).
Ma io
li capisco: ci vuole davvero un grande sforzo di fantasia e tanta passione per
inventarsi nuovi suggerimenti o nuove tabelle dopo aver scritto anni e anni,
per ben dodici numeri all’anno sullo stesso argomento. E non stiamo parlando di
filologia romanza o fisica quantistica...
Ogni
rivista ha delle pagine “sicure” dedicate a rubriche consolidate, editoriali
vari nella prima parte che leggo sempre con curiosità, mentre la reportistica sulle gare svolte sul territorio
nazionale occupano l’ultima porzione del giornale insieme al calendario delle
competizioni future. Anche queste sezioni mi incuriosiscono, alla ricerca di un evento a cui ho partecipato oppure facendo ipotesi per prossime trasferte. Anche la pubblicità mi piace: in pratica è una
celebrazione estatica delle novità tecniche di questa o di quella marca in una
girandola di colori e retorica epica (non vi dico l'orgoglio quando ho visto a piena pagina un eroico runner di verde vestito con ai piedi le magiche scarpe verdi, ultimo acquisto).
Nelle pagine che restano la redazione dà sfogo a tutta la sua inventiva: un’intervista a un personaggio di spicco, un servizio di
quelli stagionali che strillano in copertina e qualche tabella di allenamento. Runner’s
World poi è avvantaggiato perché può tradurre con poco sforzo rubriche o
articoli editi nell’edizione americana...
Comunque
la sostanza è che le riviste di corsa, in Italia a livello non locale, sono
due: Correre (edito da più di un quarto di secolo) e la più giovane Runner’s
World (l’edizione italiana ha da poco festeggiato i sei anni). E, a ben vedere
hanno una storia intrecciata dal momento che RW è nato in occasione di una
diaspora da Correre (l’attuale direttore di RW era in passato direttore di
Correre e anche alcuni collaboratori lo hanno a suo tempo seguito, come per
esempio Fulvio Massini).
Entrambe
le riviste hanno pregi e difetti, io sono un lettore affezionato di RW, che
trovo più allegro e scanzonato, ma ultimamente approfitto di viaggi in treno
per avere la scusa di comprarmi una rivista “di intrattenimento” per il
viaggio, e qual’è il mio intrattenimento preferito?... Ecco quindi che anche
Correre ha cominciato a affiancare RW nella pila delle uniche riviste che
conservo.
Sì
avete letto bene: le conservo. Perché è vero che sono “sempre uguali” come dice
mia moglie ma questo le rende anche ever-green
e pertanto quando ho voglia di rilassarmi prima di dormire ne prendo un paio
dal mucchio e le sfoglio: ci trovo magari degli articoli che non avevo letto allora e che quindi mi risultano nuovi. Oppure, a seconda di cosa sto
preparando, vado a ricercarmi quell’articolo specifico che adesso è vitale che
io rilegga.
La
morale: le riviste di corsa sono sempre uguali e ciò non è necessariamente un
male. E sono solo due. Il che forse è un bene, sennò ne comprerei anche di più...
ma podismo non esce +?
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