Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 27 novembre 2012

Venezia / Firenze 2012 - Un esperimento riuscito (ma non del tutto)


L’esperimento consisteva nel prendere quattro individui tra i trenta e i cinquant’anni che avevano corso una maratona e fargliene correre un’altra a distanza di quattro settimane.

La tesi era che, soprattutto in caso di ritiro o di gara non soddisfacente, si potesse recuperare dalla fatica e allo stesso tempo non dover gettare la preparazione fatta e ricominciare tutto da capo. Il trucco stava nel considerare la maratona appena corsa niente altro che l’ultimo lunghissimo della preparazione (programmato a quattro settimane dalla gara) e, fatta salva una settimana di recupero a ritmo ridotto, proseguire con lo “scarico” (una ventina e quindici chilometri nelle ultime due domeniche).

In quattro abbiamo condiviso l’avventura di Venezia il 28 ottobre e, di questi quattro, tre hanno preso parte alla Maratona di Firenze il 25 novembre (il quarto non ha potuto per motivi non inerenti alla corsa). 
Di questi tre, ben due hanno addirittura fatto registrare un tempo migliore di quello della gara precedente, affinando per di più il proprio personale.
Lungi dal trarre superficiali e frettolose conclusioni (che per esempio il 66% del campione alla seconda maratona in un mese migliora il proprio tempo) che sarebbero inconsistenti dato che si parla di un campione limitato (tre individui) e ogni maratona ha le sue difficoltà precipue (a Venezia pioggia, vento forte e acqua alta, a Firenze 15° senza vento ed è pure spuntato un pallido sole).

Solo un paio di considerazioni: correre una maratona non è una passeggiata e cela innumerevoli variabili (preparazione, alimentazione, atteggiamento mentale, condizioni atmosferiche, ma anche un problema personale, una settimana in cui si è riposato poco perché il bambino piangeva tutte le notti, una contrattura mentre si metteva lo scooter sul cavalletto) che possono, ognuna nel suo piccolo, turbare un equilibrio assai delicato. Correrne una seconda a breve distanza di tempo è fattibile anche se non è consigliabile alla leggera e nasconde ulteriori incognite (che succederà al mio corpo non solo al trentacinquesimo chilometro ma anche al trentesimo se non al venticinquesimo).

Per quanto mi riguarda devo ammettere di far parte del 33% del campione a non aver migliorato il proprio tempo, anzi. Le ragioni? La prima metà ingenuamente troppo arzilla? o fatica precedente non riassorbita del tutto? Di fatto al venticinquesimo chilometro ho avvertito un distacco tra il controllo e il motore. Di fronte alla prospettiva di soffrire per altri ben diciassette chilometri con la prospettiva chiarissima di fare un tempo peggiore delle aspettative, il pensiero di dover spiegare a tutti quelli che me lo avrebbero chiesto perché mi fossi ritirato e il ricordo di Roma mi hanno tolto ogni dubbio: ho tirato di lungo e stretto i denti fino al trentesimo, e di lì al trentacinquesimo, e di lì al quarantesimo, per tacer degli ultimi due chilometri che ho avuto il coraggio di chiamarli un “bonus track” ma imboccare via Ghibellina dover aver fatto quaranta chilometri mi ha fatto ricredere sulla metafora.
In conclusione: anche se il tempo ha lasciato a desiderare, sono soddisfatto di me, di come ho reagito e di come ho resistito.

Morale: sono arrivato, sano (rimandando tutti i crampi al dopo-gara), quindi ho raggiunto l’obbiettivo principale. Poi ho contribuito a dimostrare positivamente la tesi dell’esperimento ossia che due maratone a distanza di un mese si possono fare.
Però, c'è sempre un però, si possono anche non fare: al trentanovesimo chilometro quando da via Calzaiuoli mi si è spalancata la facciata di Santa Maria del Fiore ho risorpassato una ragazza del Gruppo Sportivo Ausonia che mi aveva passato allo stadio. Ci avevo scambiato due parole lungo il Brenta un mese fa e l'avevo vista di nuovo sul Ponte della Libertà quando ormai Venezia era all’orizzonte. Stavolta era stesa sui lastroni di piazza del Duomo in preda a una crisi di crampi. Potevo esserci io lì disteso e lei essere passata, e adesso vi starei raccontando un'altra storia. Capita la morale?

sabato 24 novembre 2012

Verso la maratona - Ultimo pensierino


Abbiamo condiviso il cammino che negli ultimi mesi ci ha portato fino alla maratona di Firenze.
Con la scusa delle pillole ho un po' messo in ordine l'armadio evitando di fare un calderone di tutte le cose che mi venivano in mente e mettendo ogni cosa in un cassetto. Ci siamo anche allenati davvero là fuori, magari ci siamo incrociati alle Cascine o salutati con un cenno della testa lungo le sponde dell’Arno.
Adesso, ritirato il pettorale dobbiamo solo mangiare, bere e riposare. E pensare positivo.
Sì perché a me fa fatica svegliarmi presto e mettermi in moto tre ore prima che succeda qualcosa per la quale mi metto in moto però c’è il suo perché e lo vorrei rispiegare, anche perché non lo può capire.
Saremo tanti domattina, letteralmente migliaia, tutti entusiasti, sia pure ognuno con i suoi dubbi e le sue paure, e vedere sconosciuti intorno a me contenti per la stessa cosa mi renderà ancora più contento.
Ma questo sarebbe solo un fenomeno di psicologia di gruppo. No, saremo consapevoli di fare qualcosa di grande, un evento fatto di diecimila piccoli eventi, ognuno meritevole di essere considerato un grande evento e raccontato come tale a chi ce ne chiederà il giorno dopo.
Mi raccomando: godersi il panorama! Tutti noi saremo un tassello di un quadro che tutti gli altri tasselli ammireranno stupiti. Colore, calore, fantasia, passione.
E coraggio. Sì perché sarà dura, per tutti, ognuno soffrirà ugualmente sia che ci metta tre ore o che ce ne metta cinque.
Ricordiamoci che prima di tutto bisogna arrivare sani: se si arriva “morti” non avremo una medaglia al valore, saremo soltanto dei bischeri, come si dice qui a Firenze. Quindi se qualcosa non va, bisogna avere anche il coraggio (ulteriore) di fermarsi.
Ringrazio sin d’ora qualunque persona che domani mi donerà, senza conoscermi, un applauso o un semplice “forza!”, non si immagina neppure di quanto mi avrà aiutato. Grazie davvero, Incoraggiatore Ignoto.
Un pre-ringraziamento anche ai volontari, che sono volontari davvero. Spero di arrivare a vedere la Rosy in via dei Benci, vorrà dire che sono arrivato. Sano.

Verso la maratona - Alla fiera dell'Expo

Ritirare il pettorale e il pacco gara è condizione necessaria ma non sufficiente per andare all'Expo.
Il ritiro del pettorale è l'obbiettivo primario: vado, entro, individuo l'obbiettivo, mostro lettera e documento, ritiro busta cartacea, attraverso tutto l'Expo con passo sicuro e sostenuto, schivo con decisione ogni tentazione, arrivo in fondo, sparo con sicurezza e cortesia la misura della maglietta e recepisco il sacchetto di plastica in cui inglobo la busta cartacea. 

Dovere fatto, adesso il piacere.
Io adoro girellare per gli stand, soprattutto quelli di abbigliamento sportivo mentre ai banchini delle varie competizioni riservo un'occhiata sorridente e comprensiva, ma tenendo opportune distanze, di tanto in tanto cedendo a un regalino apprezzato (fruttino della Zwegg? Grazie! Ecco la brochure della mezza di Romeo e Giulietta!).
Sono come un bambino in un supermercato dei giocattoli: guardo tutte le scarpe che non mi potrò permettere, non per il prezzo ma per via dei miei piedoni non proprio meccanicamente efficienti, saggio ogni tessuto, cerco la maglia dal colore inaspettato che mi farà innamorare e poi non potrò resisterle, punto ogni offerta in cerca di quella irrinunciabile. Se non posso comprare niente o, deluso perché tutte le cose che ho visto in pratica ce le avevo già, mi dà una certa soddisfazione facilitare l'acquisto di qualcun altro (acquisto compulsivo indiretto, per interposta persona?).

Altro divertissement: individuare le persone note, i testimonial mischiati alla folla: oltre all'immancabile Fulvio Massini a passeggio con il presidente di Firenze Marathon, c'era Stefano Baldini sempre gentile e disponibile a una foto nello stand faraonico della Asics, Migidio Bourifa che qualcuno potrebbe scambiare per un commesso assai competente allo stand della X-Bionic, il grande Piero Giacomelli con al collo una macchina fotografica (mai visto senza), il direttore Marco Marchei che ti incoraggia personalmente a prendere una copia di Runner's World Italia. 
A questo proposito vi suggerisco di prenderla quella copia: allegato c'è un libriccino Scritti di Corsa in cui sono raccolte le lettere del mese pubblicate e vari racconti ricevuti da RW, tra cui un mio raccontino! (Un racconto perduto e ritrovato... "Luigi e Rocky").

Considerazione idiota: all'Expo ci si può andare anche senza ritirare niente, basta entrare e girare tra i banchini come un normale mercatino. Quasi, quasi ci ritorno... non sia mai che mi fosse sfuggita qualche occasione!


mercoledì 21 novembre 2012

Verso la maratona - Pillola 6: l'alimentazione (durante)

Prima di parlare della gara, fermiamoci un momento prima della partenza. Abbiamo parlato della colazione, adesso siamo arrivati sul posto.

Se la situazione lo consente mi piace prendere un caffè prima di lasciare la sacca ma non è detto che ci sia un bar nei paraggi (in ogni caso porto sempre con me una moneta per questa evenienza: attenzione non c’è nella checklist!!).

Dopo aver lasciato la sacca rimango con addosso gli indumenti per la gara e quello che abbandonerò alla partenza e in tasca (o in mano) avrò tre oggetti:
· Barretta tecnica Red Ethicsport
· Bottiglietta con Pre-Gara Endurance Ethicsport
· Pre-Gara Enervit o “fruttino” Ethicsport

Prima di entrare nelle gabbie consumo una Barretta tecnica (Red Ethicsport) accompagnata dal Pre-Gara Endurance della Ethicsport.
Poco prima dello start mangio, come ultimo booster, il fruttino della Ethicsport (o un Pre-Gara della Enervit).

E adesso veniamo alla gara vera e propria.

A scanso di equivoci, o meglio per non aver timore di non avere con me abbastanza risorse, mi porto dietro tre Minipack gel ENERVITENE della Enervit, di quelli piccoli, senza tappo e che si devono strappare per aprire. Non vale la pena preoccuparsi per il fatto che non si possono ritappare perché si possono richiudere con un po’ di accortezza: basta ripiegarli a partire dalla punta aperta, in pratica come un tubetto di dentifricio ma all’incontrario, e poi reinserirli in un taschino: non uscirà niente.
Ultimamente, seguendo il suggerimento di Fulvio Massini ho usato il Pre-Gara della Enervit (o l’analogo fruttino della EthicSport, che è pure più buono) in alternativa al gel e devo ammettere che non ho avuto controindicazioni. Comunque in totale tre oggetti, assortiti come mi va all’ultimo momento.
Tre “razioni” sono troppe, alla fine ne mangerò al massimo due, tenuto anche conto che spesso ne mangio una metà per volta quindi potrei, a ben vedere, mangiare cinque o sei volte. Come ammesso fin dall’inizio, si tratta di una precauzione più psicologica che fisiologica.

Quando mangiare, questo è la questione.

Non quando ho fame: difficile avere proprio fame e poi, se avvertissi fame, sarebbe troppo tardi: accuserei comunque una “mancanza” prima che il gel facesse effetto.
Altro sintomo che voglio assolutamente evitare è un oscuramento del cielo o comunque il passaggio inaspettato di foschi pensieri, del tipo “ma sono già stanco”, “quanto manca? Così tanto?”, “ce la farò?” mentre fino a cinque minuti prima trotterellavo tranquillo e tutto era sotto controllo. Se arrivo a questa tipologia di sintomi mi sono semplicemente scordato di mangiare al momento giusto e, per quanto mi affretti a riparare, ci vorrà un po’ di tempo perché gli zuccheri facciano effetto e nel frattempo devo rassicurarmi che non si tratta di una vera e propria crisi ma sono solo sintomi di qualcos’altro, un semplice calo di zuccheri.
L’ottimo sarebbe mangiare cinque minuti prima di ogni calo. A sapere quando arriveranno!
Statisticamente la raccomandazione sarebbe di mangiare dopo i primi 50’ e poi ogni oretta. Se ho fatto un’abbondante colazione, posso aspettare 12-14 chilometri, ossia passare anche la prima ora, ma è un rischio: non tanto per la performance quanto per l’umore. Perché rischiare? Mi forzo a mangiare verso il 12° chilometro non più tardi.
Poi mi sintonizzerò sui ristori: magari un mezzo mini-pack poco prima del 20°, 25° e 30° chilometro.
Dal trentesimo in poi si va a sentimento: di solito non ne posso più dei gel e mangio volentieri un pezzo di banana o meglio ancora una banana intera (mi piacciono tanto).

Recentemente ho visto un’immagine pubblicitaria di Enervit che riassumeva i momenti in cui mangiare e bere, assegnando ovviamente a ciascun momento un prodotto Enervit. Mutatis mutandis, e tenuto conto dell’arbitrarietà del tutto, mi pare piuttosto allineata con quanto descritto.

Una cosa è certa: dopo la gara, per un po' non ne potrò più di cibi dolci.

martedì 20 novembre 2012

Verso la maratona - Pillola 5: L’atteggiamento mentale in gara

Ne ho già parlato quando mi stavo preparando per Venezia (Cosa penso quando corro la maratona)
Allora teorizzavo, poi ho messo in pratica. In modo ferreo, ho corso quattro gare distinte:
  1. Da 0 a 10km trattenendomi il più possibile, anche se alla fine Luigi e Giovanni hanno abbozzato di dirmelo: non riuscivo a non stare un paio di secondi sotto quello che avevo dichiarato: pazienza, in ogni caso era un passo ragionevole;
  2. Da 10 a 20km: finito di festeggiare mentalmente il raggiungimento del 10° chilometro ho inquadrato il prossimo obbiettivo: 20km, non uno di più, non pensavo neppure a quello che c’era dopo, se non che c’era qualcosa ma ci avrei pensato dopo, appunto. E ho cominciato a far mente locale su quando mangiare, rispetto a quanto stabilito (ne parlerò prossimamente).
  3. Da 20 a 30km: questa è la gara da non sottovalutare, di impegno crescente: mantenere la concentrazione, controllare che tutto vada bene, attaccarsi a qualunque bersaglio nei paraggi pur di mantenere il passo, anche se è ammissibile un piccolo calo.
  4. Da 30 a 40km: qui siamo appunto nella terra di mezzo, bisogna procedere guardinghi, consapevoli di stare facendo l’impresa: sono un eroe, ce la sto facendo! Forse si può ulteriormente suddividere in due: 30-35km e 36-40km perché di solito il 35° km può essere una sorta di traguardo. Il ristoro può prestare facilmente a essere considerato un traguardo! Subito dopo bisogna concentrarci nuovamente e controllare che tutto sia in ordine: postura, movimento delle braccia, respirazione, se le suole stanno strisciando devo fare attenzione al movimento delle gambe e delle anche (è incredibile: quando sono stanco non muovo le anche e i piedi strisciano...).
Gli ultimi due chilometri non si contano, sono una specie di bonus track: in pratica “vedi” l’arrivo, anzi lo “senti” perché il pubblico, i volontari, i casuali compagni di ventura (e tu stesso ti scoprirai a farlo) te lo ripetono: manca solo due chilometri, manca solo un chilometro, è fatta!...

Aneddoto: a Venezia negli ultimi 2km stavo strisciando come una biscia d’acqua (complice l’acqua alta) e superavo, venendone superato poco dopo, un tizio, un francese ho pensato: sui quaranta, capelli mossi brizzolati legati a coda con l’elastico, interamente vestito di nero (e pure più del necessario:  fuseaux neri sotto i pantaloncini neri).
Comunque all’ennesimo sorpasso e risorpasso, poco prima della Dogana Vecchia, affiancatolo gli ho detto con sollievo: “Forza! Ce l’abbiamo fatta!”. Lui mi guarda con lo sguardo imperturbato di chi pensa, quasi indispettito, “ma che cazzo vuole questo stronzo?” (butto lì in attesa di una consulenza specifica: putain, il veut quoi cet salaud?).
Ho ripreso a guardare davanti a me come se niente fosse. E non ho più fatto caso se lo sorpassavo o mi risorpassava (ma più che l’offesa quella era la stanchezza).
Dalla foto scattatami su uno degli ultimi ponti ho verificato che era proprio francese. Però almeno un sorriso di solidarietà, se non di comprensione visto che non comprendeva!, poteva pure farlo...

Domenica prossima a Firenze dovrò fare ancora più attenzione: il fatto che sia riuscito a fare una certa cosa non significa che ci riesca automaticamente di nuovo, bisogna sempre faticare per ottenere quello che si vuole, niente è gratis e l’esperienza, si sa, non basta (dovrebbe bastarmi l’insegnamento di Roma...).

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sabato 17 novembre 2012

Verso la maratona - Pillola 4: Il giorno prima (l'irrinunciabile check list)

Il giorno prima bisogna decidere definitivamente come vestirsi. Si consultano più fonti per essere sicuri delle previsioni atmosferiche e delle temperature. Con ogni amico che sento è un confronto sofferto. E rischioso: se chi ha già deciso la propria "divisa" scopre di non avere la giusta pesantezza della maglia per la combinazione di temperatura e condizioni meteo dell'indomani (che invece, apparentemente, ha individuato l'altro), potrebbe precipitarsi in un negozio specializzato, ma non è detto che vi trovi quello che gli manca (per poi scoprire solo dopocena, da un altro amico, che quello che aveva cercato lo avrebbe trovato in quell'altro negozio...). La mia strategia? Semplice: comincio una settimana prima a ipotizzare gli scenari e le conseguenti tenute di modo che possa facilmente sperperare (di nascosto) ulteriori euro in acquisti "di sicurezza". Poi il giorno prima scelgo la sfumatura giusta di ciascun indumento (non scherzo: ho tre paia di guanti di pesantezza diversa!...).

Secondariamente bisogna essere sicuri al 100% di avere tutto quello che ci servirà il giorno dopo, non solo durante ma anche prima e dopo la gara.
Per riuscire in questa impresa ci vuole lei: la "check list". Ne ho già parlato l’anno scorso nel racconto della Maratona di Firenze 2010. Ovviamente la check list non è mai perfetta, già allora avevo individuato qualcosa da aggiungere (come per esempio i guanti o un impermeabile per dopo la gara: si è rivelato inutile aver indossato indumenti asciutti dal momento che stava continuando a piovere...). Quest’anno dopo Venezia, tra le cose da portare per il post-gara ho aggiunto un paio di scarpe (asciutte: inutile cambiarsi i calzini se le scarpe sono da strizzare) ma solo nel caso piovesse.

Ecco pertanto la mia checklist aggiornata (inclusiva di programma orario del pre-gara). Ovviamente suggerimenti sono ben accetti.


Programma mattutino
6.40    sveglia
6.50    colazione
7.15    vestizione
7.30    uscire da casa
8.00    appuntamento in loco con i compagni
8.15    lasciare sacca
8.30    Barretta Tecnica Red ethicsport
8.45    chiusura gabbie – bevanda PRE-GARA
9.00    fruttino
9.15    partenza
(Da qui in poi niente più è prevedibile)

"Durante" la gara

  • Mutande tecniche
  • Pantaloncini
  • Maglia
  • Canottiera con logo
  • Calzini
  • Guanti
  • Gilet antivento (in caso di pioggia o vento forte)
  • Bandana/paracollo
  • Gambaletti booster
  • Polsini
  • Maniche da buttare (calzettoni lana tagliati)
  • Cappellino con visiera (in caso di pioggia)
  • Scarpe
  • Garmin
  • Tuta (da buttare alla partenza)
  • Ditali x dita piedi
  • 3 minipack Enervit
  • 10€ (x emergenze) in bustina nylon

Da portare per prima della gara

  • Barretta tecnica Red Ethicsport
  • Pre-gara Enervit o “fruttino” Ethicsport
  • bottiglietta con pre-gara Ethicsport
  • Busta di plastica (per sedersi nell’attesa, in caso di pioggia)
  • Impermeabile nylon (in caso di pioggia, da buttare)

Da portare nella sacca (da lasciare) per dopo la gara

  • Cellulare
  • calzini
  • Mutande
  • Maglietta
  • Tuta
  • Asciugamano (o salvietta grande umidificata)
  • bottiglia Recupero
  • Kway (in caso di pioggia)
  • Scarpe leggere (in caso di pioggia)

venerdì 16 novembre 2012

Verso la maratona - Pillola 3: La preparazione mentale (imagerie)

Allora: io la maratona di Firenze la conosco a menadito, l’ho corsa nelle ultime tre edizioni e la seconda volta l’ho pure raccontata chilometro per chilometro. Quindi se voglio immergermi preventivamente in quello che mi aspetta domenica 25 novembre 2012 mi basta sedermi comodo, con gli occhi chiusi (ma ce la faccio benissimo anche con gli occhi aperti), e ripercorrermi tutti i quarantadue chilometri, rivedendo le strade, le piazze, i cartelli con segnati i chilometri, le immagini magari saranno un mix delle tre esperienza, in ogni punto vedrò un’immagine che però non è necessariamente quella dello stesso anno del chilometro dopo: per esempio in Via Guicciardini, mentre arriviamo da piazza Pitti, ricordo Giovanni che esorta il pubblico di turisti distratti a incitarci (è successo anno scorso), mentre girando in via de’ Bardi, poco dopo, confermo a un compagno di gara, che veniva dal Veneto, che quello era il famoso Ponte Vecchio su cui saremmo passati negli ultimi chilometri (è invece  successo due anni fa).
Detto ciò, quando ci si accinge a correre per la prima volta una maratona è cosa buona e giusta familiarizzarci con il percorso.
Senza pretendere di fare un sopralluogo fisico, di solito all’Expo dove si va a ritirare il pettorale è consuetudine che qualche esperto (a Firenze lo fa naturalmente Fulvio Massini) illustri ai maratoneti il percorso aiutandosi con le immagini “in volo” lungo il percorso con Google Earth o programma analogo.
Prima della scorsa Maratona di Venezia ho organizzato una seduta con i compagni d’avventura e ci siamo guardati alla bell’e meglio il percorso con Street View. Poi arrivati all’Expo abbiamo ascoltato la descrizione (uno dei due speaker era peraltro Julia Jones).
A che serve?, tanto la fatica e la sofferenza saranno tante lo stesso, obbietterete.
Un po’ serve. Per almeno due motivi.
Il primo è che avere visualizzato il luogo della partenza diminuisce lo spaesamento iniziale: la maratona è un’esperienza che richiede di per sé tante energie, fisiche e mentali, quasi tutte quelle a disposizione in quelle tre o quattro ore, dover fronteggiare anche la difficoltà di trovarci in un posto sconosciuto, tra migliaia di sconosciuti ci può far sprecare energie che invece dobbiamo canalizzare per il giusto fine.
Secondo motivo: le difficoltà quando ci sono note a priori non ci stupiscono, o ci stupiscono meno, e questo  ci permette di affrontarle meglio concentrando le giuste energie necessarie in quel determinato momento e evitando scoramenti o perdita di concentrazione per colpa di una contrarietà inattesa.

Mi è servito?
Sì: quando sono arrivato al Parco San Giuliano, sferzato dal vento e dalla pioggia, sapere che mi aspettavano dei saliscendi e poi una rampa per accedere al Ponte della Libertà ("un Pordoi" l'aveva definito lo speaker il giorno prima) mi ha permesso di essere preparato e poi di stupirmi che in fondo non un granché di salita (ma sotto sotto congratulandomi con me stesso per avere superato quelle difficoltà (temute ma note) in modo brillante. Ben diverso sarebbe stato scoprire al trentesimo chilometro che oltre al vento e alla pioggia avrei dovuto fare delle salite: quante? quanto dure? saranno finite?... 
Si pensi per esempio, nel caso di Firenze, al cavalcavia che si affronta verso il trentaduesimo chilometro: la reazione potrebbe essere diversa: da un "what a nice surprise!" espresso con umorismo britannico a un "minchia che salita!" di spontaneità più mediterranea... 

Il sabato pomeriggio prima della maratona, senza dirlo a nessuno, mi siederò tranquillo sul divano e farò finta di dare un occhio distratto alla televisione (non vorrei che per il fatto di saperla a memoria poi finisce che sottovaluto qualcosa...)

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martedì 13 novembre 2012

Verso la maratona - Pillola 2: L'alimentazione (prima)


La settimana prima: si mangia normalmente come durante tutto l’allenamento solo che, allenandosi nettamente meno, si consuma meno e quindi cominciamo ad accumulare in modo inconsapevole.
I giorni prima: niente scarico e carico, come ho già detto un anno fa in Alimentazione... non ci si azzecca mai!
Dal giovedì comincio a mangiare pasta a pranzo e a cena (senza però togliere niente, tanto meno le proteine). 
Venerdì e Sabato mi concedo anche dolci extra e soprattutto l’ultima sera pasta e pizza (come oramai non sono più abituato da anni).
Alcune riflessioni sull’alimentazione prima dei “lunghissimi” le avevo già fatte ne “Il bello del lunghissimo: le 2P” e valgono anche per la maratona che altro non è che un “lunghissimo” più lungo.

Per quanto riguarda la colazione, più si mangia meglio è, soprattutto se si fa colazione alle 6-7 e poi si parte alle 9-9.30. Sono anche convinto che, per amatori che corrono a ritmo non troppo sostenuto, se alla partenza la digestione è del tutto terminata non è un problema: si sentirà meno il bisogno di mangiare durante la gara o comunque sposterà tutto in avanti (di alimentazione “durante” parlerò in un’altra pillola).
In un post precedente (“Colazione prima della 10km?... non è un dramma!”) ci sono link ad articoli interessanti sulla colazione prima della gara.

Il concetto è: negli ultimi tre giorni mangiare senza paura della bilancia.

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sabato 10 novembre 2012

Verso la maratona - Pillola 1: L'allenamento


Dell’allenamento vero e proprio non ho mai parlato, sia perché questo blog non vuol essere un blog tecnico sia perché non mi sento la persona più intitolata a parlare di programmi e tabelle anche se mi piace rifletterci e rielaborarle. Alcuni amici e colleghi mi hanno addirittura fatto l’onore di seguire le mie rielaborazioni (aneddoto gratificante: “il programma che sto seguendo mi piace, impegnativo ma mi dà proprio la sensazione di stare progredendo”; “E dove lo hai preso?”; “Me lo ha passato Luigi”; “Ma allora è quello che gli ho fatto io!...”)

Ormai la preparazione per questa maratona è stata fatta però mi piace ripercorrere alcune linee guida a cui mi attengo: sono arrivato alla conclusione che qualunque programma o tabella, per quanto originale e strano, si possa ridurre a pochi punti fermi che nella sostanza sono gli stessi.

  • L’allenamento per una maratona dura tra i 3 e i 4 mesi (15-16 settimane). Ma dipende anche da limiti congiunturali (vacanze, impegni familiari o lavorativi). Accade spesso che le prime settimane non sia molto osservante, ma 12-13 settimane sono il periodo minimo e bisogna fare sul serio.
  • Limito i miei allenamenti di corsa a tre sedute settimanali, sostanzialmente: un lungo nel fine settimana, un recupero tranquillo e un allenamento di velocità.
  • Almeno due brevi sedute (30'-40') di cross-training alla settimana (prediligo il nuoto, che ritengo abbia contribuito a ridurre al minimo gli infortuni dovuti alla corsa, unito a stretching).
  • I “lunghissimi” partono da 16-20km (a seconda dello stato di allenamento precedente) e usualmente aumentano di 3-4km ogni due settimane. Il finesettimana intermedio lo dedico a un lungo-veloce, anch’esso crescente ma scalato, in meno, di una decina di chilometri.
  • Di solito il mio massimo “lunghissimo” è sui 35-37 chilometri e è collocato a 3 settimane dalla maratona. Recentemente ho verificato che anticiparlo a 4 settimane dalla maratona non ha effetti controproducenti, anzi: la mattina della maratona non riuscivo a ricordarmi neppure quando avessi fatto l’ultimo lunghissimo, e scordarsi la fatica fatta è positivo e ti dà sicurezza, mentre non ho sofferto di mancanza di allenamento (timore spesso irresistibile che ci porta a allenarci più del necessario soprattutto nell’ultimo periodo).
  • Ultimo punto fermo: zero dolori. Al minimo accenno di dolore o fastidio faccio una sosta ai box dove Stefano, fisioterapista e osteopata dalle mani fatate, mi rimette subito a posto. Insieme al nuoto ritengo che questo "eccesso di zelo" mi abbia tenuto fuori da quei fastidiosi infortuni che poi si cronicizzano facilmente (visto che nessuno smette di correre a meno di non avere un arto inferiore ingessato).  
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giovedì 8 novembre 2012

Verso la Maratona di Firenze 2012 – Pillole di saggezza non saccente


Si avvicina il giorno della maratona di Firenze.
Finché ci si allena, resta laggiù, un obbiettivo all’orizzonte. 
Poi cominciamo a rilassarci perché i lunghissimi sono finalmente finiti, mentre lei è ancora lontana: mancano tre settimane. 
Gli allenamenti si fanno più soddisfacenti, si sentono gli effetti della preparazione: la capacità di fare bene le ripetute programmate o di tenere medie sostenute anche su distanze discrete, come una mezzamaratona, ci sorprendono e ci lusingano. 
Teniamo caldo il motore senza stressarlo troppo. 
La domenica prima ne approfitterò per passare un po’ di tempo con mio nipote: una quindicina di chilometri a “andatura maratona”, due chiacchiere, qualche allungo e un po’ di stretching. E sentirsi bene, riposato. L’ultima settimana non conta proprio: quel che è fatto è fatto.

Ritengo pretenzioso aggiungere indicazioni a una pletora di raccomandazioni più o meno saccenti da parte di innumerevoli esperti, ma vorrei accompagnarvi da qui alla maratona di Firenze con 6 pillole di saggezza, poche parole ma nella speranza di condividere almeno qualche frutto delle esperienze passate. 
Da vecchio zio.

sabato 3 novembre 2012

Resterò sergente (barzellette sotto sforzo, ultimo atto)


Recentemente ho scritto due post sulle barzellette, uno relativo a il loro impiego in allenamento (Barzellette e ripetute (con differenza tra alba e aurora)) e uno ancora più dissacratorio durante il momento più critico di una maratona (No,non è triste Venezia... (una barzelletta sul Ponte della Libertà)).

Ripensandoci mi sono reso conto che non si è trattato di felici eccezioni ma che il ridere e lo scherzare hanno avuto molto più peso di quanto potessi immaginare nelle mie ore di corsa.

Intendo perciò completare la rassegna e concludere con una riflessione.

Per quanto riguarda altre boutade non posso fare a meno di citare due freddure recentemente  condivise da Giovanni inerenti la velocità.
Quella volgare: "Sono così avanti che se rallento m’inc...lo da solo".
Quella raffinata: "Sono così avanti che se mi giro vedo il futuro".

Queste, se confrontate con la serie di barzellette da elementari citate recentemente, sono battute per così dire mature. Con le barzellette e le scemenze le chiudo qui.

Un ricco bacino di situazioni inerenti l’allenamento da cui ho altresì tratto ispirazione è costituito dai film militareggianti. Ho un paio di scene che mi piace ripetere di tanto in tanto durante i nostri allenamenti con me nella parte del sergente di ferro.

La prima l’ho ottenuta parafrasando una scena di Last Resort, l’ultima serie Fox (dal regista di Lost) che minaccia di diventare una nuova serie cult:
“Quando di dico di correre, voi dovete solo chiedermi quanto veloce!”

La seconda, ma in realtà citazione principe sull’allenamento estremo, ovviamente da Ufficiale e gentiluomo, l’ho adattata a Luigi, collega, compagno di corsa e “allievo ribelle (mia presuntuosa definizione) che viene da Salerno.
Questa scenetta l’abbiamo già “recitata” più volte ma ci ridiamo sempre:
Io (inquisitorio): “Da dove vieni ragazzo?”
Lui (timido): “Da Salerno, signore”
Io (allusivo): “Due cose vengono da Salerno: le bufale e le checche... non vedo le corna ragazzo... non sarai mica una checca?!?”
(Chiedo scusa per il linguaggio non politically correct ma non si può censurare il passato!)

E vengo alla riflessione, sempre ispirata da Ufficiale e gentiluomo, cui mi rifacevo nel titolo di questo post. Il summenzionato Luigi, dopo mesi di duri allenamenti, lunghissimi inaccorciabili, rigorose ripetute, con questa ultima maratona ha oramai superato il maestro (o almeno chi si riteneva tale), gli sono “spuntate le ali” come agli allievi del film quando si diplomano e si congedano dal rigoroso sergente Foley.
Resterò un sergente?
Forse è giusto così e comunque sono fiero di aver, seppur per un’infinitesima parte, contribuito al miglioramento di qualcun altro (oltre che di me stesso).
Vabbè... avanti il prossimo!

PS: non mi voglio scordare che nella corsa, come nella vita, è tutto un apprendere e un insegnare e si deve essere orgogliosi tanto dell’uno quanto dell’altro. A tal proposito avevo già condiviso alcune riflessioni su quanto avessi appreso dagli altri (Tantimaestri, tanto onore (una riflessione))