Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

venerdì 16 novembre 2012

Verso la maratona - Pillola 3: La preparazione mentale (imagerie)

Allora: io la maratona di Firenze la conosco a menadito, l’ho corsa nelle ultime tre edizioni e la seconda volta l’ho pure raccontata chilometro per chilometro. Quindi se voglio immergermi preventivamente in quello che mi aspetta domenica 25 novembre 2012 mi basta sedermi comodo, con gli occhi chiusi (ma ce la faccio benissimo anche con gli occhi aperti), e ripercorrermi tutti i quarantadue chilometri, rivedendo le strade, le piazze, i cartelli con segnati i chilometri, le immagini magari saranno un mix delle tre esperienza, in ogni punto vedrò un’immagine che però non è necessariamente quella dello stesso anno del chilometro dopo: per esempio in Via Guicciardini, mentre arriviamo da piazza Pitti, ricordo Giovanni che esorta il pubblico di turisti distratti a incitarci (è successo anno scorso), mentre girando in via de’ Bardi, poco dopo, confermo a un compagno di gara, che veniva dal Veneto, che quello era il famoso Ponte Vecchio su cui saremmo passati negli ultimi chilometri (è invece  successo due anni fa).
Detto ciò, quando ci si accinge a correre per la prima volta una maratona è cosa buona e giusta familiarizzarci con il percorso.
Senza pretendere di fare un sopralluogo fisico, di solito all’Expo dove si va a ritirare il pettorale è consuetudine che qualche esperto (a Firenze lo fa naturalmente Fulvio Massini) illustri ai maratoneti il percorso aiutandosi con le immagini “in volo” lungo il percorso con Google Earth o programma analogo.
Prima della scorsa Maratona di Venezia ho organizzato una seduta con i compagni d’avventura e ci siamo guardati alla bell’e meglio il percorso con Street View. Poi arrivati all’Expo abbiamo ascoltato la descrizione (uno dei due speaker era peraltro Julia Jones).
A che serve?, tanto la fatica e la sofferenza saranno tante lo stesso, obbietterete.
Un po’ serve. Per almeno due motivi.
Il primo è che avere visualizzato il luogo della partenza diminuisce lo spaesamento iniziale: la maratona è un’esperienza che richiede di per sé tante energie, fisiche e mentali, quasi tutte quelle a disposizione in quelle tre o quattro ore, dover fronteggiare anche la difficoltà di trovarci in un posto sconosciuto, tra migliaia di sconosciuti ci può far sprecare energie che invece dobbiamo canalizzare per il giusto fine.
Secondo motivo: le difficoltà quando ci sono note a priori non ci stupiscono, o ci stupiscono meno, e questo  ci permette di affrontarle meglio concentrando le giuste energie necessarie in quel determinato momento e evitando scoramenti o perdita di concentrazione per colpa di una contrarietà inattesa.

Mi è servito?
Sì: quando sono arrivato al Parco San Giuliano, sferzato dal vento e dalla pioggia, sapere che mi aspettavano dei saliscendi e poi una rampa per accedere al Ponte della Libertà ("un Pordoi" l'aveva definito lo speaker il giorno prima) mi ha permesso di essere preparato e poi di stupirmi che in fondo non un granché di salita (ma sotto sotto congratulandomi con me stesso per avere superato quelle difficoltà (temute ma note) in modo brillante. Ben diverso sarebbe stato scoprire al trentesimo chilometro che oltre al vento e alla pioggia avrei dovuto fare delle salite: quante? quanto dure? saranno finite?... 
Si pensi per esempio, nel caso di Firenze, al cavalcavia che si affronta verso il trentaduesimo chilometro: la reazione potrebbe essere diversa: da un "what a nice surprise!" espresso con umorismo britannico a un "minchia che salita!" di spontaneità più mediterranea... 

Il sabato pomeriggio prima della maratona, senza dirlo a nessuno, mi siederò tranquillo sul divano e farò finta di dare un occhio distratto alla televisione (non vorrei che per il fatto di saperla a memoria poi finisce che sottovaluto qualcosa...)

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