Recentemente ho
scritto due post sulle barzellette, uno relativo a il loro impiego in
allenamento (Barzellette e ripetute (con differenza tra alba e aurora))
e uno ancora più dissacratorio durante il momento più critico di una maratona (No,non è triste Venezia... (una barzelletta sul Ponte della Libertà)).
Ripensandoci mi
sono reso conto che non si è trattato di felici eccezioni ma che il ridere e lo
scherzare hanno avuto molto più peso di quanto potessi immaginare nelle mie ore
di corsa.
Intendo perciò
completare la rassegna e concludere con una riflessione.
Per quanto
riguarda altre boutade non posso fare
a meno di citare due freddure recentemente condivise da Giovanni inerenti la velocità.
Quella volgare: "Sono così avanti che se rallento m’inc...lo da solo".
Quella raffinata: "Sono così avanti che se mi giro vedo il futuro".
Queste, se
confrontate con la serie di barzellette da elementari citate recentemente, sono
battute per così dire mature. Con le barzellette e le scemenze le chiudo qui.
Un ricco bacino
di situazioni inerenti l’allenamento da cui ho altresì tratto ispirazione è costituito
dai film militareggianti. Ho un paio di scene che mi piace ripetere di tanto in
tanto durante i nostri allenamenti con me nella parte del sergente di ferro.
La prima l’ho ottenuta
parafrasando una scena di Last Resort, l’ultima serie Fox (dal regista di
Lost) che minaccia di diventare una nuova serie cult:
“Quando di dico
di correre, voi dovete solo chiedermi quanto
veloce!”
La seconda, ma
in realtà citazione principe sull’allenamento estremo, ovviamente da Ufficiale
e gentiluomo, l’ho adattata a Luigi, collega, compagno di corsa e “allievo
ribelle (mia presuntuosa definizione) che viene da Salerno.
Questa scenetta
l’abbiamo già “recitata” più volte ma ci ridiamo sempre:
Io (inquisitorio):
“Da dove vieni ragazzo?”
Lui (timido): “Da
Salerno, signore”
Io (allusivo): “Due
cose vengono da Salerno: le bufale e le checche... non vedo le corna ragazzo...
non sarai mica una checca?!?”
(Chiedo scusa
per il linguaggio non politically correct ma non si può censurare il passato!)
E vengo alla
riflessione, sempre ispirata da Ufficiale e gentiluomo, cui mi rifacevo nel
titolo di questo post. Il summenzionato Luigi, dopo mesi di duri allenamenti,
lunghissimi inaccorciabili, rigorose ripetute, con questa ultima maratona ha oramai
superato il maestro (o almeno chi si riteneva tale), gli sono “spuntate le ali”
come agli allievi del film quando si diplomano e si congedano dal rigoroso
sergente Foley.
Resterò un
sergente?
Forse è giusto
così e comunque sono fiero di aver, seppur per un’infinitesima parte,
contribuito al miglioramento di qualcun altro (oltre che di me stesso).
Vabbè... avanti
il prossimo!
PS: non mi voglio
scordare che nella corsa, come nella vita, è tutto un apprendere e un insegnare
e si deve essere orgogliosi tanto dell’uno quanto dell’altro. A tal proposito
avevo già condiviso alcune riflessioni su quanto avessi appreso dagli altri (Tantimaestri, tanto onore (una riflessione))
Grande Marco... un paio di correzioni:
RispondiElimina- Luigi è di Battipaglia, bufala pura, gli piace fare il metropolitano ma è provincialissimo
- "Non sarai mica una checca" non si dice, si sottintende con quei puntini sospensivi...
Nel film Foley lo dice!...
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