Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 10 luglio 2012

La pesantezza del riccio (e l'insensibilità di un runner)


Stamani verso le sette stavo correndo lungo una provinciale in collina. Vedo un oggetto scuro sull’asfalto. Passandogli accanto realizzo che si tratta di un riccio morto, sicuramente investito da un’auto.
Rimango interdetto ma oramai sono oltre e proseguo. Mezz’ora dopo quando ripasso, lo vedo a distanza, sempre nella stessa posizione, mezzo metro dentro la linea bianca che delimita la carreggiata. Questione di secondi e sono lì. Devio leggermente stavolta. 
Un calcio di esterno destro e lo faccio finire oltre il ciglio della strada.
Irrispettoso. Sì.
Irriverente. Anche.
Blasfemo. Pure.
Aspetta un attimo: ma tu, tu che critichi e disapprovi scuotendo la testa, cosa avresti fatto? ti saresti fermato caritatevole e con la mano avresti preso il cadavere, peraltro sempre pungente, del riccio arricciato su se stesso? Magari prendendolo per la coda con due dita? Sei proprio sicuro? E poi avresti proceduto a una discreta cerimonia funebre?
Ricòrdati anche di essere in pantaloncini e maglietta, e senza alcun sacchetto, straccio, guanto, o qualunque attrezzo, con cui raccogliere quella specie di grosso topo irto di aculei.
Lasciandoti alle tue riflessioni compassionevoli, ammetto però che la cosa che mi ha più stupito è che nel tirare quel piccolo calcio con l’esterno del piede mi sono sentito pungere e soprattutto: ma quanto era duro e pesante quel riccio!
Non che il povero riccio si debba pure scusare per avermi fatto male al piedino (quarantacinque) mentre lo scalciavo in malo modo, ci mancherebbe altro.
Sono stato cinico e irrispettoso (unico conforto per la mia coscienza è che il povero riccio non lo sa).
A pensarci bene non si tratta solo di insensibilità, quanto dell’irresistibile e irrazionale imperativo categorico che mi impedisce di fermarmi quando corro, se non per smettere del tutto. E non dico durante una gara ma anche in un allenamento qualunque. E coloro ai quali capita di correre con me in città ne sanno qualcosa.
La morale? Boh, forse era meglio la sola insensibilità.

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