Stacco
di botto all’altezza della mia macchina parcheggiata.
Proseguo
camminando veloce.
Un’anziana
signora sta procedendo lentamente nel senso opposto. Mi pare che stia tenendo
stretta la borsetta, forse l’ho spaventata arrivando trafelato. Allargo di lato e passo oltre inspirando e espirando rumorosamente quasi a
tranquillizzarla che sono solo un grullo che stava correndo e non un potenziale
importunatore. Oltretutto sono in maglietta e pantaloncini, non dovrei incutere
timore. Capirei, piuttosto, ilarità.
Faccio
inversione e torno verso la macchina: la vecchietta mi fronteggia con qualcosa
in mano:
“Una
caramella?” dice una vocina. “Senza zucchero” continua, a rassicurarmi.
Mi apro
in un sorriso grato ma forse sono stanco per non dire la verità:
“Grazie
ma ho da bere in macchina, qui vicino. Grazie lo stesso”. E passo oltre di
nuovo.
Arriva
Emanuele, lo avevo staccato di poco con un ultimo allungo.
mentre armeggio nel portabagagli, l’anziana signora mi passa di nuovo accanto, sta andando verso piazzale Michelangelo.
Ema
mi raggiunge, mostrandomi sorridente una caramella:
“Ho
imparato stando al pubblico: mai dire di no ai clienti, evito discussioni e
loro sono contenti”.
La morale
è ovvia, però io (per natura? per formazione?) puntualizzo, dico la “verità”, ossia quella che per
me in quel momento è la verità.
Basterebbe pensare prima.
Mi sa
che si chiami maturità.
L'anziana signora non era una cliente, fondamentalmente una sconosciuta ma almeno una caramellina la potevi accettare!
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