Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 12 marzo 2013

Eroe o codardo?


Ritarare i propri obbiettivi in corsa (letteralmente, ma si potrebbe applicare a qualunque altro ambito) è saggezza o codardia?

Domenica scorsa avevo programmato un allenamento di 25km a certe andature prefissate. Era piuttosto ambizioso, di quegli allenamenti che mi vengono benissimo la sera a letto poco prima di addormentarmi, poi la mattina quando mi vesto già mi paiono un po’ arrischiati.
Mentre parto individuo delle asimmetrie nei vari tratti e da 25 arrotondo a 24, che posso dividere meglio per tre: 8 + 8 + 8. Solo amore per la perfezione.
Dopo quache chilometro comunico a Ema che è meglio allungare a 10 il tratto iniziale, ossia quello più lento. Nella mia mente ingenua e sincera penso di venire incontro a lui e che poi nell'ultimo tratto, più breve, riuscirò a andare più veloce del previsto. E poi: 10 + 8 + 6 ha un senso: è una sorta di piramide. Tout se tient.
Arrivato a 15km comincio a avvertire la stanchezza e proiettare altri 10km davanti a me, con velocità crescente, mi pare infattibile. Un totale di 22km mi pare più ragionevole: aggiudicato.
Appena superato il 18°km le gambe si induriscono in modo repetino e mi sembra di correre sulla battigia. Osservo con stupore l'asfalto umido sotto di me per sicurezza: niente sabbia. La situazione si aggrava, è in corso una sorta di shut-down automatico.
Ho sbagliato qualcosa, forse sono partito troppo veloce e poi ho continuato a aumentare... ma devo fare 22km e me ne mancano ancora 4 e mi sto quasi fermando.
Cerco di razionalizzare: un chilometro di recupero. Mi abbandono in folle, le gambe vanno quanto possono. Dopo qualche centinaia di metri mi sento meglio, riprendo anche se riesco a assestarmi su un’andatura più lenta di quella programmata. Reggo al meglio. A quel punto mi rendo conto che se punto direttamente all'auto faccio 21,5 e non 22km... la tentazione è forte: 21,5 o 22 la differenza non è significativa... No, tiro dritto e completo i 22 prima di tornare al via. Sono fiero di me.
Ma non ero allo stremo: la settimana prima una situazione analoga: a 31km mi ero accorto che proseguendo direttamente verso casa ne avrei fatti 32 anziché 33 come pianificato: me ne sono sbattuto e ho puntato alla meta. Ma lì la condizione fisica e mentale erano ben diverse...

Ciò detto: fare forza su se stesso, imporsi di raggiungere gli obbiettivi fa la differenza, permette di migliorarsi.
Riconoscere i propri limiti, magari di quel momento, ascoltare il proprio corpo è saggio e permette di evitare danni e infortuni.

Allora? Imporsi o ascoltarsi? Come si fa a essere sicuri che stiamo ascoltando un allarme sincero e non una menzogna inconsapevole? Talvolta lo si capisce solo dopo.

Eroe o codardo? Bianco o nero? Meno male che esistono (ben più di) cinquanta sfumature di grigio.

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