Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

sabato 9 novembre 2013

Corri, str.nzo! (cos’è l’amicizia?)

In inglese ce l’avrei avuto un titolo che suonava bene: Somewhere under the rain oppure Somewhere along the river. Perché non: Somewhere along the river under the rain? Insomma, ci avrei dovuto lavorare ma il punto di partenza era sicuro: somewhere. Come si fa a cominciare un titolo con Da qualche parte? Si perde ogni possibilità di poesia e allora niente. Chissà perché non abbiamo anche noi una parola come somewhere: abbiamo ovunque che fa il paio con wherever che, tanto per cambiare, ha un’altra musicalità. Però almeno la parola c’è. Questo per giustificare un titolo un po’ forte, che però a me piace e prima o poi riutilizzerò per qualcosa di più strutturato. 
Tutto perché mi sono messo a ridere ripensando alla porzione di dialogo che l’ha generato:
Runner A: “Io rallento!”
Runner B: “Corri, stronzo!”
Runner A: “Ma non vedo niente!?!”
Runner B: “Non c’è niente da vedere.”

Il dialogo è vero.
Vi potreste porre alcune questioni.
Per esempio quale dei due Runner sia Ema e quale sia io. Purtroppo chi mi conoscesse non avrebbe dubbi.
Potreste anche chiedervi perché il Runner A non vedesse niente. Non era buio, dato che erano le undici di mattina, ma per circa un chilometro abbiamo corso dentro le cascate del Niagara, per terra un tappeto di foglie celava il suolo e, tenuto conto dei recenti infortuni sia del Runner A che del Runner B, il non vedere niente era un problema non irrilevante.
Infine vi chiedereste per quale motivo il Runner B sia così tagliente, drastico, tombale, nonché cattivo, tralasciando la volgarità dell’improperio in sé.
Non per giustificare il runner B ma si trattava di una sorta di gioco di ruolo in cui ognuno recita la propria parte calandosi nella situazione e seguendo una sceneggiatura improvvisata ma non casuale.
E quasi a dimostrazione che stessero creando un copione all’impronta, lì sotto quella pioggia scrosciante, senza neanche un provvidenziale cappellino, il Runner B subito dopo aver emesso l’ultima parola dello scambio, seguito da un breve silenzio, ha aggiunto, fuori dal copione: “Questa la scrivo!”
Ops, mi sono tradito.

Comunque il tema di oggi non è la linguistica comparata né l’improvvisazione teatrale durante la corsa, bensì l’amicizia. I gesti semplici dell’amicizia, non pensate a azioni eroiche.
Come già diffusamente menzionato sto recuperando da un infortunio. Oggi avevo in programma un lungo che sapevo sarebbe stato duro da affrontare. Emanuele si era offerto di correre almeno una parte insieme e ieri sera Luigi si è offerto di condividerne una decina di chilometri. Mettendo insieme i chilomentri e gli orari ho disegnato un percorso che mi ha permesso di correre con l’uno e con l’altro, e un chilometro tutti e tre assieme mentre mi sfottevano per le scarpe che ho appena comprato negli Stati Uniti facendole recapitare in hotel a un collega in trasferta, dato che che non sono ancora arrivate in Europa. Di nascosto a Elena!...
Anche a questo servono gli amici, a fare due chiacchiere (certe volte non mi ricordo neppure di cosa abbiamo parlato), a distrarre l’altro dalla fatica, a costringerlo a riprendersi in un momento di crisi, a parlare di cose serie mentre non ci sente nessun altro.
Una banalità lo so. Ma queste piccole cose riescono sempre a meravigliarmi.
Se qualcuno mi chiede perché mi piace correre, sollevando l’angolo della bocca come a significare che non possa piacermi davvero far fatica per tanto tempo di seguito, io parto per spiegarglielo ma poi lascio perdere. Troppo banale.

PS: un tizio incrociandoci ci ha fatto il segno “V” con le dita della mano e ci ha detto: “Two weeks!”. Sì: mancano solo due settimane alla Maratona di Firenze.

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