Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

giovedì 23 gennaio 2014

Il gilet di Firenze 2013 non serve a un ca.zo (ma è bellissimo)

L'abbiamo pensato tutti.
È bello, anzi è bellissimo, elegante, rifinito nei dettagli. Il quadrato rosso con il numero 30, a fianco dello stemma Firenze Marathon, vale una decorazione al valore militare. A me ha fatto venire in mente un ricordo di bambino, quando la Fila faceva una serie di abbigliamento da tennis dedicato a Bjorn Borg e, accanto al quadrato con la F di Fila, ci stava un altro quadrato con le lettere "Bj" che a pensarci bene non sono neppure le iniziali ma evocavano immediatamente il grande Bjorn. Ovviamente ero fiero di quel duplice marchio. Ecco forse perché apprezzo ancor di più questo "30".
È comodo, ha due belle tasche, i colori, azzurro e bianco, sono in linea con i precedenti capi, anche se fa a meno del rosso (mi accorgo che sto trascurando la maglietta del 2012, nera e “kiwi”, chiaramente una caduta di stile ma l’hanno appena fatta dimenticare, e io l’ho dimenticata).
È pesante e non è impermeabile.

A che serve?, ci siamo chiesti tutti, quando lo metto?
Se fa freddo metto una maglia tecnica UnderArmour che da sola basta fino agli zero gradi, senza vento.
Se tira vento o pioviscola ci abbino un gilet impermeabile, ne ho di varie tinte: giallo, arancione, azzurro.
Se proprio proprio fa freddo, tira vento e pure piove, ho uno giacchino Kalenji che pare una muta da sub e tiene fino a zero gradi con vento.
E quando lo metto questo gilet che è pesante ma senza maniche?
Per cominciare, non la domenica dopo la maratona, anche se ne ho visti vari a giro che lo mostravano come si sventola uno stendardo dopo una vittoria, ma quella dopo ancora, ho messo una maglia a manica lunga ma molto leggera, in modo da avere le braccia coperte ma addosso ci pensava il gilet.
Il giovedì dopo che faceva abbastanza freddo, ho messo una maglia a manica lunga di una sfumatura inferiore al necessario e ci ho nuovamente abbinato il gilet.
Insomma dalla maratona l'ho indossato almeno (ma in media anche di più) una volta a settimana. Della serie “mai più senza!”.
Domenica scorsa, che onestamente non faceva freddo, ma mi facevano comodo le tasche... e allora l'ho capito che una giustificazione la devo sempre trovare per indossarlo: è la mia coperta di Linus, mi fa sentire al sicuro, io che starei a calcolare lo strato ottimale in base alle condizioni meteorologiche ecco che sopporto pure un po' di caldo pur di trovare una combinazione che lo includa, il gilet della maratona.
La morale (applicabile, per quanto mi riguarda, non solo alla corsa): gli indumenti che razionalmente non rispondono a una necessità specifica diventano spesso i più indossati.

Che sia il “razionalmente” a reggere l’affermazione?  

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