Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 5 febbraio 2013

Assenza giustificata


È un piccolo evento che mi è tornato in mente durante una cena sabato scorso e l’ho raccontato perché secondo me rappresenta in modo netto una persona oltre che un insegnamento.

Prologo: un collega, compagno di corsa e, spero, amico, ha avuto un grave incidente occorsogli proprio mentre correva. Ha recuperato e dopo neanche un anno ha corso la sua seconda maratona. Insieme a altri colleghi e compagni di corsa, abbiamo preparato e condiviso le scorse maratone di Venezia e di Firenze.

L’evento: mesi fa stavamo discutendo di cosa sarebbe successo se uno non si fosse presentato alla partenza di una gara. Lui sosteneva che sarebbe stato, se non rimborsato, almeno compensato con l’iscrizione all’anno seguente.
Rimasi interdetto e poi sbottai: “Ma bisognerà dimostrare che era un motivo serio!”
E lui: “A me è successo... ero in coma!”
Rimasi zitto per qualche secondo puntando a terra poi lo guardai e, tranquillizzato dal suo sguardo sereno, sorrisi: “Eh, vabbè, allora!...”

Non si tratta di ridere di qualunque cosa, di sdrammatizzare a ogni costo, no, si tratta di dire semplicemente le cose chiamandole per nome e parlarne come si trattasse di fatti che riguardano una terza persona: non è anormale raccontare a qualcuno che un amico ha avuto un incidente e è finito in coma, a prescindere dal fatto che chi ne parla si senta dispiaciuto o no: si parla, si racconta. Normalmente. Si fanno anche le battute, magari con affetto. Ma parlando di una terza persona. Ecco: lui parlava di sé e di quell’incidente con la leggerezza di chi parla di qualcosa accaduto ad altri. Senza autocommiserazione, senza voler suscitare l’altrui compassione né scandalizzare, né soprattutto allontanare.
Ecco lui è così. Per me è come se mi insegnasse – senza certo intenzione – a essere semplice e onesto con me stesso e quindi con gli altri: pensare a me stesso con la stessa lucidità e distanza con cui penserei a un’altra persona.
Che poi io abbia imparato questa è un’altra storia.

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