Se sentite un
urlo strozzato e girandovi non vedete nessuno in difficoltà ma solo un tizio
che corre, allora salutatemi: sono io.
Premessa.
Non ricordo più
da quando, però è da un bel po’ che mi succede. Penso ai fatti miei, da solo
dentro il casco, mentre vado in scooter, oppure mentre sono in auto anche con
qualcun altro ma mene sto zitto. Ecco che, se mi accade di ripercorrere qualche
evento che mi indispettisce anche solo al ricordo, o mi torna in mente cosa ho
detto o fatto o, peggio, non ho detto o non ho fatto, ecco che mi scatta uno
“pf!” o uno “tz!” magari accompagnato da un gesto, una spalla che si alza, uno
scotimento della testa.
Giusto per
capirsi:
“Pf!” lo si fa
gonfiando le guance e aprendo di poco le labbra, è uno sfiato più che un
soffio.
“Tz!” è quando
si schiocca la lingua contro il palato con le labbra un po’ aperte per
significare “no!”. Per me significa indispettimento.
Assicuro che
sia il Pf! che il Tz! sono esternazioni assolutamente incontrollate e
incontrollabili, come strizzare gli occhi per la troppa luce o rabbrividire per
il freddo. Anzi di solito non me ne rendo neppure conto perché mi succede più
spesso quando me ne sto da solo. Raramente capita quando sono in compagnia, ogni
tanto mi può succedere con Elena accanto, dato che non si può chiacchierare in
continuazione.
“Pf!”
E allora lei mi
chiede “Cosa c’è?” e io che lì per lì non mi ero neppure accorto di aver fatto
fuoriuscire niente, mi rendo conto che sarebbe troppo lungo spiegarle che ho
sbuffato perché magari stavo ripercorrendo una discussione avuta quel giorno al
lavoro oppure, “Tz!” perché, guidando, mi ero immaginato di uscire di strada e
finire in quel fosso profondo.
“No, niente”.
Veniamo alla
corsa.
Surriscaldato e
distratto dalla fatica e dal ritmo, facilmente mi abbandono al fluire dei
pensieri e posso ripercorrere ricordi o proiettare nella mia testa film
immaginari. Ecco che, allorquando incappo in un ricordo o in un pensiero
negativo, invece di un semplice tz! o pf!, mi esce fuori un ruggito, una sorta
di urlo strozzato, un’espirazione forzata senza silenziazione: “Rrr!”
Come se mi
svegliassi in seguito al mio stesso russare mi guardo intorno con circospezione,
sperando che non ci sia nessuno nei paraggi.
Se così non è,
allora faccio finta di niente e continuo a correre.
Senza però
fischiettare: sarebbe sospetto, uno che corre fischiettando.
Prometto che, se
d’ora in avanti qualcuno mi farà un cenno di saluto, lo risaluterò senza
vergogna.
Saprò che è uno
di voi!
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