Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

sabato 4 maggio 2013

Più forte di me (giusto contrappasso)


Premessa.
Sono anni che predico l'allenamento cauto, tutto sotto controllo, nessun dolore, al minimo segnale realizzare immediatamente che c'è qualcosa che non va. Bisogna anche abituarsi ad essere allerta in modo da rendersene conto subito, e non aspettare che faccia davvero male. E, subito, ecco che vado da Stefano, fisioterapista e osteopata dalle mani fatate.
Guardo con stupore amici e colleghi correre con il dolore. Io non ce la faccio.
Poi ho sempre declamato il mio essere ligio nel seguire le indicazioni del medico o del fisioterapista (va detto che Stefano conosce i suoi runners e quindi le raccomandazioni non sono mai troppo restrittive: tanto sa che altrimenti non verrebbero rispettate).

Antefatto.
Sono riuscito a fare tutta la preparazione per una maratona e la gara stessa senza dover mai ricorrere alle cure del buon Stefano. E, ovviamente, non avevo alcune problema. Ero fiero di me.

Fatto.
Una settimana dopo la maratona, ho fatto una corsetta con Luigi e Antonio. 

Fattaccio.
Mi sentivo così energetico che, contrariamente a Luigi, ho seguito Antonio nelle sue scorribande come fanno due cuccioli di cane quando scorrazzano insieme per i prati, giocando a inseguirsi: senza risparmiarmi (cosa che non faccio mai) e alla fine stavo benissimo anche se ero stanco. In più avevo provato la strana sensazione di essere portato a spasso dalle mie gambe, e io sopra che mi gustavo la gita. Bellissimo.
Arrivando a casa, una leggera fitta all'esterno del polpaccio sinistro.  L'ho notato ma tanto ero arrivato... e poi è sparito tutto. Uno.

Conseguenze.
Qualche giorno dopo durante una normale sgambatina, dopo pochi chilometri il dolore al polpaccio si rende palese e allarmante. Mi fermo subito e mi auto-prescrivo riposo fino a domenica. Senza rivolgermi a Stefano. Due.
Domenica mattina faccio 39 metri (certifica Luigi) invece dei 20km immaginati. Zoppico vistosamente per il dolore.
Stavolta vado da Stefano. Che mi trova un piccolo spostamento del perone, mi “rimette a posto” e mi suggerisce una leggera sgambatina per verificare.
La quale sgambatina dà esito abbastanza positivo anche se permane il ricordo del dolore: non è sparito tutto ma penso che sia normale. Tre.
Giovedì esco con Elena che mi accompagna in bici. Vado che sembro una gazzella: nessun dolore. Tutto sparito, mi dico. Alle cascine mi sembra di essere un treno, arrivo all'Indiano e sento un leggero affiorare al polpaccio... ahi! e  fermo di nuovo: tornato zoppicando fino a casa con Elena che porta a mano la bici accanto a me. E quattro errori.
Di nuovo Stefano, di nuovo riposo (stavolta senza sgambatine) fino alla settimana dopo quando sono riuscito a fare 7km con solo un indolenzimento... Però sento che non è finita.
Insomma per una cretinata sono fermo da un mese, ho perso l'allenamento della maratona e ancora non ne sono uscito.
Oltretutto Gianluca e Luigi possono permettersi di rimproverarmi (sia pur delicatamente) che forse non avrei dovuto esagerare... eh lo so anche io ma è stato più forte di me: avevo un’energia addosso!...

Morali. 
Avevo ragione... ma è più facile darli - i consigli - che ascoltarli.
Mi sta bene, giusto contrappasso!

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