Premessa.
Sono anni che predico l'allenamento cauto,
tutto sotto controllo, nessun dolore, al minimo segnale realizzare immediatamente
che c'è qualcosa che non va. Bisogna anche abituarsi ad essere allerta in modo
da rendersene conto subito, e non aspettare che faccia davvero male. E, subito,
ecco che vado da Stefano, fisioterapista e osteopata dalle mani fatate.
Guardo con stupore amici e colleghi
correre con il dolore. Io non ce la faccio.
Poi ho sempre declamato il mio essere ligio nel seguire
le indicazioni del medico o del fisioterapista (va detto che Stefano conosce i
suoi runners e quindi le raccomandazioni non sono mai troppo restrittive: tanto
sa che altrimenti non verrebbero rispettate).
Antefatto.
Sono riuscito a fare tutta la preparazione per una
maratona e la gara stessa senza dover mai ricorrere alle cure del buon Stefano.
E, ovviamente, non avevo alcune problema. Ero fiero di me.
Fatto.
Una settimana dopo la maratona, ho fatto una
corsetta con Luigi e Antonio.
Fattaccio.
Mi sentivo così energetico che, contrariamente a
Luigi, ho seguito Antonio nelle sue scorribande come fanno due cuccioli di cane
quando scorrazzano insieme per i prati, giocando a inseguirsi: senza risparmiarmi
(cosa che non faccio mai) e alla fine stavo benissimo anche se ero stanco. In
più avevo provato la strana sensazione di essere portato a spasso dalle mie
gambe, e io sopra che mi gustavo la gita. Bellissimo.
Arrivando a casa, una leggera fitta all'esterno
del polpaccio sinistro. L'ho notato ma tanto
ero arrivato... e poi è sparito tutto. Uno.
Conseguenze.
Qualche giorno dopo durante una normale
sgambatina, dopo pochi chilometri il dolore al polpaccio si rende palese e allarmante.
Mi fermo subito e mi auto-prescrivo riposo fino a domenica. Senza rivolgermi a
Stefano. Due.
Domenica mattina faccio 39 metri (certifica Luigi)
invece dei 20km immaginati. Zoppico vistosamente per il dolore.
Stavolta vado da Stefano. Che mi trova un piccolo
spostamento del perone, mi “rimette a posto” e mi suggerisce una leggera
sgambatina per verificare.
La quale sgambatina dà esito abbastanza positivo
anche se permane il ricordo del dolore: non è sparito tutto ma penso che sia
normale. Tre.
Giovedì esco con Elena che mi accompagna in bici. Vado
che sembro una gazzella: nessun dolore. Tutto sparito, mi dico. Alle cascine mi
sembra di essere un treno, arrivo all'Indiano e sento un leggero affiorare al
polpaccio... ahi! e fermo di nuovo: tornato
zoppicando fino a casa con Elena che porta a mano la bici accanto a me. E
quattro errori.
Di nuovo Stefano, di nuovo riposo (stavolta senza
sgambatine) fino alla settimana dopo quando sono riuscito a fare 7km con solo
un indolenzimento... Però sento che non è finita.
Insomma per una cretinata sono fermo da un mese,
ho perso l'allenamento della maratona e ancora non ne sono uscito.
Oltretutto Gianluca e Luigi
possono permettersi di rimproverarmi (sia pur delicatamente) che forse non
avrei dovuto esagerare... eh lo so anche io ma è stato più forte di me: avevo un’energia
addosso!...
Morali.
Avevo ragione... ma è più
facile darli - i consigli - che ascoltarli.
Mi
sta bene, giusto contrappasso!
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