(Questo post è stato pensato e scritto a inizio agosto ma, per pigrizia e attività
varie, l'ho rivisto e pubblicato solo adesso)
Ho dedicato il
mese di luglio alla purificazione dalla corsa. Non che mi sia astenuto
completamente ma mi sono limitato a uscite nel fine settimana mentre durante la
settimana, con la scusa – vera – del caldo, ho deviato le mie attività sul
nuoto (giugno e luglio in pausa pranzo: piscina scoperta da cinquanta metri...
what else?...).
Arrivare pertanto
d’agosto in montagna con temperature che permettono attività diurne è stata una
festa: mediamente cinque ore di escursioni durante il giorno e, a giorni
alterni, un dieci chilometri di corsa prima di cena sul fondo valle,
tipicamente lungo la pista da sci di fondo (avevo architettato di aggiungere
anche il nuoto ma l’unica piscina che ho trovato nei paraggi era completamente infestata
dai bambini...).
Questo il mio
ritiro estivo prima dell’inizio della preparazione per la maratona autunnale.
Insomma, - ho
realizzato nel silenzio di un’ascesa mattutina – luglio è stato il mio Ramadan della
corsa e adesso che sono in montagna posso festeggiare la mia Aid!
La similitudine
non vuole in nessun modo essere irrispettosa nei confronti dei credenti di
religione musulmana: avrei potuto fare il parallelo con la quaresima con la
stessa leggerezza ma nel rispetto della credenza, in quel caso, cristiana. Solo
che in questo periodo non siamo in vicinanza della Pasqua mentre ho vari amici
che nel nostro mese di luglio stavano osservando le indicazioni per il Ramadan (che
come molti sanno è un mese, come per noi potrebbe essere febbraio, solo che
essendo i mesi del calendario arabo lunari non coincidono con quelli del
calendario gregoriano e slittano ogni anno di vari giorni così che, con il
passare degli anni, accade che il mese
di Ramadan caschi in stagioni diverse).
Una
considerazione stupida: una cosa è pensare a dei dettami in astratto mentre
tutt’altro è sapere che delle persone che conosco direttamente, degli amici,
stavano in quei giorni di caldo estremo non solo senza mangiare ma anche senza
bere dall’alba al tramonto, pur avendo un lavoro, dei figli, insomma una vita
normale da condurre.
Mi sono sentito
stupido per aver paragonato delle sciocchezze con delle cose serie (si parva licet componere magnis, si
chiedeva retoricamente Virgilio) però ormai le avevo pensate e, come d’abitudine,
mi è parso naturale condividerle.
Nota sulla
foto: l’anno scorso avevo fotografato scarponi e scarpe diverse: nel frattempo
gli scarponi, dopo dieci anni di silenzioso servizio, si sono aperti come la
bocca di un coccodrillo (immaginatevi un 47 a cui si apra la suola) mentre le Salomon
da trail avevano neanche duecento chilometri ma già quattro anni e mi avevano
stufato.
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