Questo è un fatto reale accadutomi una decina di anni fa quando ero
ignorante. Nel senso etimologico, ossia che ignoravo quasi tutto della corsa,
corricchiavo e basta.
Nel periodo in cui correvo all'Albereta cercai di aumentare la distanza ma
a un certo punto mi dovetti arrendere a un fastidio al ginocchio: finché
correvo i soliti 35-40 minuti tutto bene, se però passavo i 45 minuti ecco che
cominciavo a soffrire sul lato esterno del ginocchio (non ricordo più quale fosse).
La cosa mi indispettiva ma il ragionamento fu: per forza, sono troppo
pesante e correre non è lo sport più adatto al mio fisico, le povere ginocchia
ne risentono e mi fanno capire che non è il caso di abusare. Peccato.
Per fortuna non era vero. Ma lo ignoravo.
Un giorno (questo l'aneddoto reale da cui volevo partire) ero a Parigi in vacanza. Alla Défense vidi un negozio di sport e
mi ci imbucai immediatamente. Casualmente aveva un bel settore dedicato alla
corsa e mi misi a guardare le scarpe. Ogni modello aveva una descrizione
tecnica e una raccomandazione a seconda del tipo di runner.
Rimasi affascinato dal fatto che ci potessero essere scarpe diverse a seconda
delle caratteristiche fisiche (prima scoperta). Mi concentrai allora su quelle
che si dichiaravano indicate a corridori pesanti e che avevano bisogno di
un'ottima ammortizzazione. Individuai un paio di Adidas che mi piacevano molto
perché invece del solito bianco erano di uno strano grigio con le tre strisce
arancioni.
La descrizione si confaceva, c'era solo un particolare che non capivo,
colpa del francese tecnico – pensai – che non riuscivo a comprendere: erano
indicate per corridori con "tendence pronatrice". Io – mi vergogno
anche solo a ricordarlo – mi dico: nel più ci sta il meno, se vanno bene anche
per chi ha questa tendenza andranno sicuramente bene anche per me. E le comprai
soddisfatto, in realtà soprattutto per il colore.
Tornato a casa, le provai subito e mi ci trovai bene. Quando casualmente provai
di nuovo a allungare un po' la distanza mi resi conto che non avvertivo il
solito dolorino alle ginocchia. Riprovai: nessun problema.
Allora mi ricordai di quella parola, "pronatrice", che non
conoscevo e cercai sul vocabolario e poi su internet e scoprii un mondo.
Avevo i piedi piatti, lo avevo sempre saputo, fin da piccolo mi avevano
torturato con quelle orribili scarpe alte e plantari durissimi. Solo che non ci
avevo più pensato e solo allora mi rendevo conto (seconda scoperta) che, come
potei constatare osservando i mocassini sformati verso l'interno, soffrivo di
quella che si chiama pronazione che era il contrario della supinazione. Meno male
che non avevo trovato un bel modello di Adidas per la tendenza opposta, sennò con
il mio ragionamento a quest'ora starei sempre correndo 35-40 minuti. Che in sé
non sarebbe niente di male, però adesso posso scegliere, prima no.
Morale (positiva, anzi: positivista): l’ignoranza è bella perché più si
ignora e più si è soggetti a facili e soventi scoperte che danno soddisfazione (purché
non si voglia persistere nel nostro stato di ignoranza). La conoscenza ti
toglie questo piacere: ti resta però il piacere del bel ricordo di quando hai
smesso di ignorare e inoltre hai la possibilità di condividerlo con altri facendo
loro provare un piacere simile a quello che hai provato tu: altro indubitabile
piacere.
Risultato (parziale): Conoscenza-Ignoranza: 2 a 1.
La morale pragmatica è più semplice: se ti fa male un ginocchio, cambia scarpe!
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