Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

mercoledì 28 dicembre 2011

Dal dentista, ovvero Rilassarsi con la corsa senza correre

(racconto scritto a gennaio scorso ma ancora inedito e molto invernale...)

Solo una pulizia dei denti ma se ho lasciato che passassero quattro anni dall’ultima volta, - Marco, mi ha detto Barbara, l’ultima pulizia è stata nel duemilasei!, quindi più cinque che quattro di anni, - ci sarà pure un motivo.
Sono stato traumatizzato da piccolo e nonostante che il mio dentista e le sue assistenti Barbara e Marzia siano carini e gentili e mi abbiano dimostrato che mi si può fare tutto senza che io debba necessariamente sentire dolore, è più forte di me, e se posso, procrastino, rimuovo la necessità di andare dal dentista dalla mia mente.
Detto ciò, la settimana scorsa è arrivato il giorno fatidico, la mia rentrée. Ero lì a bocca spalancata e occhi chiusi. Io penso che tutti tengano gli occhi chiusi dal dentista ma non ne sono sicuro, io lo faccio anche per lui, per evitargli l’imbarazzo di essere osservato dalla “bocca” mentre è lì che magari bestemmia perché è un momento critico e si vede questi due occhioni che ti guardano imploranti, come un grosso cane affettuoso che ti implora: non mi fare male. In ogni caso io tengo gli occhi chiusi, anche perché in questo modo mi posso astrarre meglio o, almeno cercare di astrarmi, non dico dimenticare ma almeno cercare.
Insomma qualche giorno fa ero lì, bocca spalancata, occhi chiusi, di tanto in tanto facevo un controllo delle varie parti: rilassare la mani aggrappate ai braccioli, rilasciare i muscoli dei glutei e della  schiena che mi tengono quasi sollevato dalla poltrona, peraltro comoda.
E dovevo trovare al più presto un pensiero rassicurante da sviluppare, aggrappandomici con forza ma senza forzature.
Ed ecco che mi è venuto in mente la corsa. Pensare alla corsa mi rilassa molto, soprattutto prima di dormire quando magari non riesco a prendere sonno e brutti pensieri cercano di insinuarsi, ecco che pensare all’allenamento del giorno dopo, che posso pre-percorrere – meravigliosamente senza fatica, e ci credo pure – oppure selezionare il percorso ottimale per il lungo del finesettimana, mi rilassa e mi addormento tranquillo. Una volta ho addirittura sognato che stavo correndo in via Villamagna e stavo chiacchierando con degli amici che andavano in auto affiancati a me... tanto che a certo punto ho pensato che ero veramente in forma se riuscivo a andare veloce come un’automobile!
E quindi ero lì a bocca aperta, occhi chiusi e glutei rilassati che ho cominciato a pensare come mi sarei vestito l’indomani mattina per il giro sulle colline di Grassina insieme a Emanuele. Oggi era prevista neve ma finora, sono le due del pomeriggio, non si è visto niente, magari potrebbe nevicare durante la notte, di certo fa molto freddo, adesso ci sono sui cinque gradi con vento fortissimo, domani mattina alle otto sarà tra zero e cinque gradi. Se ci sarà vento ne dovrò tenere conto. Comincio dall’alto: cappellino di lana (si fa per dire è sicuramente sintetico) giallo fosforescente comprato a Londra a pochi euro, poi metterò quel sottogola di pile della Northface che uso per andare in scooter, se non serve lo tengo abbassato come collare, se invece il vento fosse troppo pungente lo posso tenere stretto sopra la bocca. Poi la parte di sopra: i pantaloni lo so già, metto quelli Kalenji felpati e impermeabili nella parte anteriore dal ginocchio in su, rechauffant, c’era scritto sull’etichetta, effettivamente quelli vanno bene anche a zero gradi con la pioggia e il vento. Sembrano i pantaloni di una muta da sub, e sono piuttosto consistenti tendono a scendere, userò delle bretellone per tenerli su, allora sopra dovrò mettere una maglietta o una maglia abbastanza leggera come primo strato per non tenere le bretelle sulla pelle, e, sopra, l’indumento più opportuno. Se non tirasse vento potrei usare il “pile da corsa” che sono riuscito a indossare una sola volta, la mattina dopo la scorsa nevicata, che faceva molto freddo ma senza vento, casomai potrei mettere sopra il pile il gilet antivento giallo che farebbe pendant con il cappellino. Ecco, va detto: oltre a pretendere di scegliere il capo perfettamente adatto alle condizioni atmosferiche, esigo una combinazione cromatica che sia esteticamente ineccepibile. Neri i pantaloni e il pile, giallo il gilet e il cappello, insieme a dei guanti neri con dei bordi gialli: perfetto.
Sotto avrò le mutande tecniche boxer di colore bordeau (tanto non si vedono). Restano i calzini e le scarpe. Le scarpe sono prefissate: voglio usare le nuove Adidas con cui ho appena corso poche decine di chilometri e che voglio iniziare ai lunghi. Sono bianche con le righe nere e delle rifiniture giallo fosforescente (neanche a farlo apposta). I calzini potrebbero essere neri per riprendere la tuta, gialli per riprendere il gilet e il cappello oppure anche bianchi come le scarpe. Opto per dei calzini Torlos molto imbottiti sotto tallone e pianta e quindi anche più caldi, che sono anche piuttosto alti da permettere un’abbondante sovrapposizione con il pantalone in modo da garantire un migliore isolamento termico, non c’è niente di peggio di uno spifferino alla caviglia o ai polsi.
E se invece il vento fosse molto forte invece del pile, sia pure rinforzato dal gilet, che ripara un po’ dal vento ma certo non sigilla, potrei usare il giacchino nero della Kalenji che è garantito a zero gradi o cinque gradi con vento. Magari sotto, per sicurezza potrei mettere invece di una maglietta a mani corte (nel caso del pile avevo pensato a una UnderArmor grigia molto sottile e comprimente) potrei indossare una maglia leggera a maniche lunghe. Ma cosa? Quella gialla Nike temo che si impregnerà molto, quella blu sempre Nike comprata a New York due anni fa non ha il collo, tanto vale usare quella azzurra Asics avuta in regalo per la maratona del duemilanove, tanto non si vedrebbe da fuori, anche se però mi disturba un po’ che sia azzurra. Certo però la giacchina nera Kalenji ha l’interno del colletto di maglia azzurra... allora c’è comunque un abbinamento implicito, ancorché invisibile: quando la giacchina è chiusa, e – finezza – ha gli zip ricoperti di un materiale nero che sigilla dal vento, non si vedrà alcun azzurro, ma sarei tutto nero con cappello giallo e guanti con finiture gialle. Può andare.
Deciderò domattina in base al vento. In ogni caso mi posso portare nello zainetto l’alternattiva in modo da poter cambiare idea anche all’ultimo momento in base a come si fosse evoluta la situazione.
Barbara ha finito la parte di sotto e si sposta all’arcata superiore.
La corsa ha funzionato davvero.
Ora devo trovare un altro soggetto per il secondo tempo.

1 commento:

  1. leggere quello che scrivi è sempre paicevole e spassoso, mi fai sembrare divertente anche la corsa ... quasi da crederci!!! Elisa ... una tua fan

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