“La corsa è uno sport stupido”, mi disse una volta Valeria.
“Che c’entra”, temporeggiai cercando una risposta da opporre a
quell'affermazione così drastica.
“Non vedi che sguardi stravolti e inebetiti hanno quelli che corrono”,
aveva insistito lei, “di certo non pensano mentre corrono”.
La risposta brillante non mi venne e sotto sotto avevo il timore che avesse
ragione. Ero giovane e non correvo neppure tanto. E quando correvo, soffrivo, lo sapevo. Soprassedetti.
Con il tempo e l’allenamento ho cominciato a soffrire meno e a non essere
costretto, mentre corro, a pensare solo a resistere, a arrivare alla fine che poi mi
riposo. Certo che, anche adesso, se faccio un allenamento veloce, come le
ripetute o un medio veloce, per non parlare di una gara, non posso mollare e
deconcentrarmi. Ma a parte questi casi eccezionali, posso distrarmi e pensare
liberamente.
Qualche volta, soprattutto in passato quando scrivevo con più
costanza, sono riuscito anche a iniziare un racconto mentre correvo. Ci
vorrebbe un registratore per prendere appunti sul momento perché è facilissimo
avere idee brillanti e poi lasciarle andare via come sono venute, e poi dopo
rimango lì a cercare di rintracciarle senza riuscirci. Allora dopo il momento
creativo si deve riuscire a trattenere cosa si è creato. Anzi questo esercizio
mnemonico aiuta a distrarsi dalla fatica. Io faccio così: mentre sto
girovagando con il pensiero dietro a qualche particolare su cui vorrei
scrivere, se penso una frase che mi piace e decido che è un buon inizio per un
racconto, allora me la ripeto, quindi proseguo e ne penso un’altra. Poi riprendo
dall’inizio e mi ripeto le frasi pensate fino quel momento e così via. E ogni
volta che ripeto una frase, la perfeziono, la smusso, e mentre me le ripeto, le
frasi si assestano si consolidano. E appena arrivo a casa, prima ancora di
spogliarmi e fare una doccia, prendo un foglio qualunque e trascrivo tutto e
tiro un sospiro di sollievo: posso smettere di trattenere quel filo di frasi,
me le posso pure scordare: tanto dopo le ricopio e vedo se sono davvero buone.
Io e Valeria non stiamo più insieme da anni, e la corsa non c’entra. Sicuramente
non si ricorderebbe neppure di quella sua frase, è stupido però ho sempre avuto voglia di
ribattere. E nella mia immaginaria e tardiva replica le direi, in modo sereno e
consapevole, che la corsa è uno sport faticoso e la fatica può sfigurare un
volto ma non per questo rende meno degno o meno intelligente chi è dietro quel volto arrossato o sbuffante.
E che continuo
a correre. Felice.
Eh, si hai proprio ragione, la corsa per qualche strano motivo stimola molto anche il cervello...
RispondiEliminaCapita anche a me, anche se in modo molto più disordinato del tuo: si parte con la testa e gli occhi che controllano attentamente cardio-respiro-falcata-buche (!??!), per poi piano piano abbandonarsi in assurdi rimuginamenti di problemi irrisolti della giornata, progetti di cose da fare e pianificare, verie ed eventuali... e intanto il paesaggio scorre, scorre... e i pensieri si rimescolano di nuovo in numero minore e in maniera sempre più ordinata. Fino a quando si arriva alla fine del giro e ci si accorge miracolosamente di essere più leggeri. Saranno i pensieri più brutti che abbiamo che son caduti a terra strada facendo? Chissà... Ma a me piace un sacco così!!
Hai toccato un altro aspetto che, oltre a quello creativo, è assai funzionale nella corsa: quello catartico o comunque depurante.
RispondiEliminaNon ne ho parlato ma ammetto che funziona anche a me così: spesso ripercorro eventi spiacevoli e riesco a ridimensionarli, esorcizzarli e espellerli, anche fisicamente: con qualche esclamazione a voce alta, magari mentre non c'è nessuno nei paraggi.
Ottimo spunto di riflessione.
o capitano mio capitano
RispondiEliminauna volta piero ottone ebbe a che scrivere sulla presunta stupidità dei runners e l'allora direttore di Correre tal Marco Marchei lo rimpolpettò ben bene. Io in cuor mio (allora correvo parecchio) lo ringraziai per aver restituito dignità a noi negletti del running. La corsa scioglie i grassi dalle arterie e ci aiuta a pensare meglio, a vivere meglio a stare meglio. Quindi maratoneta stanco sii sempre fiero di quell'allenamento che stai portando a termine, stai lavorando per te. Quanto all'ispirazione anche io penso i miei biglietti d'auguri in rima quando svolgo una qualche attività. Ma è solo miserrima poesia.
Ti ringrazio, Corrinuotatore, per il ricordo dello scambio marchei/ottone (certo non pretendevo di aver espresso un pensiero originale).
EliminaLa fierezza per l'allenamento c'è sempre, anche quando non è epico (o per la difficoltà intrinseca o per quella ambientale).
Della bontà dello stesso per il mio benessere ne sono convinto.
Quello di cui sono certo è che ne possa venir fuori anche della "poesia", intesa in generale come esito artistico applicato al campo specifico di ciascuno, anche non miserrima.
Ieri sera sentivo Josefa Idem che diceva durante l'allenamento ne approfitta per pensare e citava come esempio che buona parte dei suoi articoli per la Gazzetta li pensa durante l'allenamento (non che siano necessariamente opere d'arte, ma insomma sono il frutto della sua ispirazione)