Quando cominciai a leggere Runner’s World circa quattro anni fa, notai che
le lettere dei lettori che venivano scelte per essere pubblicate ogni mese facevano vincere
premi considerevoli: un nuovo paio di scarpe, una tenuta appena uscita. Allora mi
ingegnai: cercai tra i miei appunti e racconti, ritagliai tre brani che avessero una qualche attinenza con la corsa e li rielaborai fino a farli diventare della lunghezza massima ammessa.
Preparai delle email che inviai, un mese dopo l’altro, nel 2008 alla rivista.
Nessuna di esse fu selezionata per la pubblicazione e io ci
rimasi male.
Adesso, con il numero di Febbraio 2012, hanno pubblicato una raccolta delle
più belle lettere pubblicate.
Ero indispettito, perché sapevo che le mie non le avevano pubblicate e pertanto non avrebbero potuto far parte neppure dell'antologia. Ciononostante,
ho scorso l’indice alla fine della pubblicazione e sono incappato nel mio nome!
Dall’introduzione apprendo come ciò sia potuto accadere: di più di 10.000
lettere ricevute in sei anni, ne sono state pubblicate 617. Invece di
selezionarne le migliori 150 e finirla lì, ne hanno scelte solo 71 e a queste ne
sono state aggiunte 79 di
quelle non pubblicate “che ben rendevano l’ispirazione dei nostri lettori per
il running”.
Inutile sottolineare quanto mi abbia inorgoglito il fatto che uno dei miei
tre brani - sebbene sia consapevole che non è niente di eccezionale - sia stato scelto.
Ma mi fa ancora più piacere che, dei tre, abbiano scelto proprio questo che è anche un
tributo all’amicizia, oltre che alla corsa.
Luigi e Rocky
Tutto è cominciato per colpa di Luigi e di Rocky.
Con Luigi ci conoscemmo in seconda elementare e da quel giorno siamo stati
inseparabili, come Tex Willer e Kit Carson, Starsky e Hutch, Batman e Robin.
Rocky invece è proprio Rocky, il film. Una sera, ai tempi del liceo, io e
Luigi abbiamo rivisto in televisione Rocky. E la scena che ci piacque di più fu
quella della corsa la mattina, quando è ancora buio.
Dal giorno dopo, Luigi alle sei era sotto casa mia, non suonava per non
svegliare i miei, io scendevo. Facevamo suppergiù quattro chilometri, poi
rientravamo, doccia e di nuovo a letto. Quando dieci minuti dopo suonava la
sveglia per andare a scuola, mi alzavo con la sensazione di essere fresco e
riposato.
Dopo una settimana il professore di italiano mi scosse dicendomi “Che c’è,
ti senti male?” balbettai qualcosa ma non potevo dirgli che mi ero
addormentato.
Cambiammo orario.
Da allora sono passati più di vent’anni e continuo a correre.
carino! stai solo attento ai paragoni con Batman e Robin! ;)
RispondiEliminaE' vero me ne ero quasi dimenticato grazie di aver riportato alla luce questo brano. Mi ricorda la gioventù e l'amicizia. Ps per porsche senza la e batman e robin era stato scelto come coppia indissolubili senza prevederne allora le letture dietrologiche.
RispondiEliminaCara Porsch avere un tuo commento è un onore!
RispondiEliminaAllora: quando si elencavano per scherzo tutte le possibili coppie indissolubili (e ci mettevamo anche Piero Pelù e Ghigo Renzulli, ma qui ho tralasciato visto che il destino ci ha fatto sentire come tutto possa essere transitorio) non avevamo quella malizia, eravamo dei puri. Poi con il tempo l'ingenuità è venuta meno ma siamo rimasti dei puri. E siamo convinti che anche Batman e Robin lo fossero (o meglio: siano).
Racconto esilarante. Luigi, saluta Sibilla e Costanza. Elisa
RispondiEliminasaluterò
Eliminal'hanno pubblicato sull'inserto di runners world o come si scrive. Ci hai resi immortali (scherzo). Comunque mi ha fatto piacere vedere quel vecchio buon racconto.
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