Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

venerdì 8 giugno 2012

Corsa e culi (niente volgarità, siamo runners!)

Ho realizzato che almeno un paio di volte, nelle mie extravaganze sulla corsa, mi è capitato di menzionare il termine culo. 
Non penso di essere una persona volgare e so che le parole sono importanti ma in determinate circostanze, proprio perché le parole sono importanti, non usarle ricorrendo consciamente o inconsciamente a sinominimi edulcorati equivale a tradire. Tradire la scrittura, tradire la fiducia di chi mi legge: quello che scrivo deve essere vero, non tanto nel senso di realistico o veritiero, ma verace, sincero, onesto. Ecco la parola giusta è “onesto”. E se riesco a scrivere di quello che penso o vedo mentre corro, deve essere “onestamente” quello che penso o vedo, al massimo che le mie capacità mnemoniche e linguistiche mi permettono. E se vi raccontassi che, disfatto dalla fatica, con il sudore che mi cola sugli occhi, soffermo la  mia attenzione su un sedere dalla forma aggraziata e dall’apparente consistenza marmorea, approverei se smetteste di leggere. A meno che chi scriva non abbia chiari intenti ironici, perché leggere qualcuno che si autocensura? E se lo fa su questo particolare dove risulta evidente, su tutto il resto a cui non ho fatto caso, quante volte avrà manipolato la realtà dei fatti o dei pensieri che mi ha spacciato per sinceri e “veri”?
Sì, perché in entrambe quelle due occorrenze non si trattava di esclamazioni (tipo: che culo!) bensì di inquadrature di culi femminili.
Un paio di volte sono sufficienti per non considerarle casuali ma non sono neppure da denuncia: sono intimamente convinto di non essere un maniaco. Sperando di non essere smentito.
Che sia sessista? Non credo, solo sessuato scrittore (o scrivente). Non me ne vogliano le eventuali lettrici (eventuali in quanto lettrici, non in quanto di genere femminile) sicuramente – spero – anche voi avrete qualcosa su cui vi fissate mentre correte (e sarebbe interessante se lo condivideste).
Sto forse affermando la mia totale libertà nello scrivere? Magari! Vorrei non essere controllato o represso ma di sicuro lo sono perché per scrivere la parola culo e non cancellarla, faccio davvero uno sforzo. Anche adesso.

La morale di questa deviazione (in tutti i sensi)? che pensiamo sempre a quello anche quando corriamo? Boh, mi piace pensare di no. Ognuno di noi è come è. La corsa non lo altera più di tanto (a parte la stanchezza per lo sforzo), lo rende forse più sano e gli concede del tempo per osservare, pensare, riflettere. Del tempo per se stesso insomma.

Una preghiera alle runners: non siate pudiche, non mettetevi il golfino in vita, steso dietro in modo da coprire la suddetta parte innominabile (ironica e gentile moderatezza, non autocensura). Non sapete che delusione, che frustrazione ci state infliggendo. E non mi dite che il golfino serve per non prendere freddo quando terminate la corsa, non ricordo di aver visto un uomo con il golfino in vita (al limite vedo uomini vestiti troppo, sia d’inverno che d’estate, ma questo è un altro discorso, e prima o poi ci tornerò su).
Non vi vergognate, lo so che siete delle perfezioniste, in fatto di estetica: anche se aveste un sedere perfetto ci trovereste comunque una lieve imperfezione che vi preverrebbe dal mostrarlo coram populo.
Non c’è da vergognarsi in ogni caso: se è bello non c’è niente da dire, se è normale non scatenerà ammirazioni ma certo non avrà dato fastidio, anzi avrà distratto per un po’ lo stanco runner che avete incrociato. Se è onestamente fuori forma (in senso lato) chi lo vuol guardare lo guarda, chi non lo vuol guardare non lo guarda: di certo non rimarrà offeso e in ogni caso si sarà comunque distratto. Sì, ma la vergogna la sento lo stesso, dirai tu donna-runner. E che te frega, che t’importa? Tanto manco lo conosci quel runner che hai incrociato: sii fiera, piuttosto, di averlo aiutato, sì perché lo hai aiutato anche se lui neppure se ne è reso conto, distraendolo dalla fatica anche solo per pochi istanti. Hai fatto del bene al tuo prossimo senza nessuno sforzo aggiuntivo, se riesci a dimenticare la vergogna: oltretutto se riesci a cancellare quella sensazione di vergogna vivi meglio anche tu e quindi sarebbe un successo su tutta la linea!





Nota: per gli amanti dei quiz con la risposta (io non sopporto di essere lasciato con il dubbio): tranquilli, vi rimando a due post in particolare:

2 commenti:

  1. Rileggendo, mi vien da pensare che a volte nell'aberrazione mentale che spesso si prova durante uno sport duro e difficile come il podismo, sia quasi fisiologico cercare qualcosa di bello, di piacevole, che lenisca le atroci sofferenze fisiche e mentali a cui volontariamente ci sottoponiamo quando inseguiamo il nostro obiettivo.
    A tal proposito, ricordo che in una gara a Firenze, da porta Romana fino al Piazzale Michelangelo, mi persi letteralmente in un culo, non propriamente in forma, ma comunque piacevole, che allegramente ondeggiando quà e là, mi trasportò fino al termine di quei 2Km di salita. Poi quando arrivò la discesa tutto tornò come prima: denti stretti e spingere!!!
    Non ricordo nè di aver visto il volto di quella ragazza, nè di avergli rivolto la parola, ma una cosa è certa: rese la mia gara più piacevole e mi fece dimenticare di aver percorso una salita...

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  2. me venuta voglia di andare a fare una corsetta sperando di vedere qualche bel panorama

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