25km
Poco prima della stazione ferroviaria di Campo di Marte appare il ristoro del venticinquesimo chilometro, anche stavolta prendo al volo due bicchieri, uno di tè e uno di acqua e sali, continuo a corricchiare scansando le persone che si fermano davanti a me e sbrodolandomi il tè sulle cosce.
Vedo su un lato, poco dopo i tavoli, un palo provvisorio con una piccola telecamera che mi inquadra. Mi sono rifiutato di comprare il video girato durante la corsa: tutte le telecamere fisse erano appostate subito dopo i rifornimenti di modo da essere sicuri di inquadrare, sia pure brevemente, tutti i partecipanti, questo lo posso capire, però allo stesso tempo vedere solo quattro diversi momenti in cui procedo lentamente bevendo, non mi pare altamente eroico.
Le foto invece le ho comprate anche se pure in quel caso ci sarebbe stato da protestare: possibile che le inquadrature fossero disponibili solo dal trentesimo chilometro in poi? Sarebbe stato troppo pretendere di essere ripreso mentre correvo tranquillo e sorridente? Possibile essere immortalato sempre e solo in sofferenza, visto che il declino è appunto cominciato lì?
Pochi metri prima della stazione, saremo neppure al km 26, vedo sulla sinistra Emanuele. Parte e mi affianca. Sono salvo.
Aveva paura di avermi perso, che erano passati dei gruppi fitti. Lo aggiorno sui miei tempi e su come è andata finora. Passiamo il ponte del Pino e torniamo indietro per via Campo d’Arrigo. All’altezza dello stadio di atletica imbocchiamo viale Malta. Comincio a sentire la stanchezza, vedo che sto rallentando, adesso sono sui 5.50.
Ieri mattina ero qui nella folla per ritirare il pacco-gara, eravamo tutti contenti e elettrizzati per un l’impresa del giorno dopo.
Circumnavighiamo la piscina Costoli, stringo i denti. Sull’angolo tra viale Fanti e viale Paoli c’è un palco con qualcuno che passa musica disco anni ottanta. Sento che sono concentrato a risparmiare i passi, controllo i movimenti resi sempre più evidenti dalla fatica, adesso ogni singolo gesto esiste proporzionalmente alla fatica generata per compierlo.
Giriamo verso lo stadio. Un sottile striscia di corridori taglia il viale in diagonale, come per fronteggiare nel modo più comodo il vento che soffia da nord. Il giro intorno allo stadio è fustigato dalla tramontana, minimizziamo il percorso stando stretti alla cancellata sul marciapiede, cerco di tenere il passo ma so che sarà dura.
Passiamo davanti al bar Marisa mentre cerco di risparmiare sulla traiettoria cercando di evitare anche minime deviazioni, è già dura.
Passiamo accanto allo stadio di atletica fino a passare tangenti al percorso che abbiamo fatto poco prima per entrare in viale Malta, ritorniamo verso nord imboccando via San Gervasio che non avevo mai percorso, a parte un volta che ho provato il nuovo percorso, in due parti. Si arriva a una piazzetta lungo via Cento Stelle e si torna verso lo stadio riprendendo il giro massimo del Campo di Marte lungo viale Fanti.
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