10km
Al ristoro rallento prendendo un bicchiere di sali. Non ho sete ma bisogna essere avveduti e umili: manutenzione ordinaria del mezzo. Anno scorso ho schifato i sali e ho preferito la dolcezza del tè. Poi alla fine ho sofferto di crampi. Quest’anno attenzione all’alimentazione e all’idratazione: gel e acqua con sali.
Un mese fa, arrivando in senso opposto, non si vedeva neppure il ponte, era mattina presto e la nebbia non si era ancora alzata. I cavi e le strutture rosse del ponte che si materializzano al mio incedere ritmato sono un bel ricordo. Mentre guardo intorno a me luoghi che conosco bene ma ogni volta osservo con piacere, sento alcuni corridori dall’accento del nord che ammirano la bellezza del corso del fiume e del parco. Sorrido, fiero di potermi allenare qui tutto l’anno.
Sto bene, non provo alcun dolore, non mi sento stanco, le Cascine passano rapidamente anche se il percorso, che avevo già provato qualche mese fa, non è bello dato che nel tratto tra Agraria e la tranvia in pratica si va in direzione della città lungo l’Arno, in direzione opposta nel viale interno, via della Catena, e di nuovo verso la città in viale degli Olmi, e mi ricordo che mi aveva dato un senso di claustrofobia, di girare su me stesso. Si capisce che il percorso aveva bisogno di qualche chilometro perso con l’inversione della partenza (e con la cancellazione di tutto un tratto in Oltrarno oltre Porta Romana) che vengono aggiunti qua e là. Questa è una di quelle aggiunte e in una striscia di cinquanta metri ci sono tre fiumi che scorrono separati da una siepe o poco più. Però, mentre sono lì, faccio solo attenzione a evitare le pozze, tenere la traiettoria migliore e correre correttamente, a preferire il lato sinistro dove l’asfalto ha la pendenza che mi dà meno fastidio alla caviglia sinistra, non è detto che mi dia fastidio, però nei mesi scorsi la caviglia sinistra mi ha dato fastidio, soprattutto per aver usato delle scarpe non antipronazione. Avevo voluto comprarmi per capriccio un paio di Nike Lunarglide quando ero negli Stati Uniti a un outlet, non avevo resistito per una cinquantina di euro potevo togliermi uno sfizio, che qui mi sarebbe costato più di cento. In più la pubblicità sosteneva che erano autoadattive, buone sia per iperpronatori che per supinatori. Per precauzione le avevo usate per le ripetute e per gli allenamenti sotto i dieci chilometri, ci stavo comodo e sono leggere. Il fatto è che a un certo momento la caviglia sinistra ha cominciato a farmi male. In particolare soffrivo la pendenza a schiena d’asino delle strada e avevo notato che stando sul lato sinistro, contromano, la caviglia mi dava meno fastidio. Dopo una seduta dal fisioterapista e aver smesso di usare quelle Nike il fastidio era scomparso, ma ho continuato ad avere la percezione che correndo sulla sinistra la caviglia fosse più a suo agio. Quindi senza alterare le traiettorie ottimali cerco di prediligere il lato sinistro.
Correre alle Cascine mi piace, tranne il sabato e la domenica magari in tarda mattina quando è bel tempo. Allora sembra di essere in via Calzaiuoli il sabato pomeriggio. Quasi non si passa, oltre a ciclisti e pattinatori ci sono folle di correnti di tutte le età e tutti gli stili, che procedono nelle due direzioni senza alcuna convenzione, ognuno alla sua velocità. Una cosa che odio ancora di più è rientrare verso casa da un lunghissimo e passare da qui, per pura logistica, dato che abito non lontano, e io sono stravolto e sto ansimando mentre affronto magari il mio trentesimo chilomentro se non di più, e qui mi vedo superato con fare indifferentemente superiore da qualcuno che magari trotterella per neppure un giro, che tra parentesi è circa di sette chilometri. Lo so che è stupido perché ognuno corre per sé e nessuno sta facendo la gara con nessuno, ma quando quello, che io riconosco essere un non-adepto, un non fissato potrebbe dire lui, mi supera, io gli vorrei dire: guarda che io ho appena fatto trenta chilometri e se tu riesci a andare un po’ più veloce di me c’è un motivo, prova te a fare trenta chilometri e poi se ne riparla. Però non gli dico niente, sennò mi prenderebbe per matto e poi non ho fiato da sprecare, devo arrivare a casa e mancano ancora pochi chilometri ma se potessi tagliare, taglierei però io faccio in modo che questa tentazione io non ce l’abbia, per cui se voglio arrivare a casa devo percorrerli tutti i chilometri che mancano e attraversare le Cascine. In quei momenti io le odio le Cascine. In tutti gli altri casi ormai mi sento come a casa, conosco ogni metro di asfalto, so cosa mi aspetta.
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