30km
Emanuele mi incoraggia facendomi notare che ho un vantaggio di 8 minuti, in realtà è un vantaggio su 30km rispetto alle 3 ore che però non è il mio obbiettivo, dato che vorrebbe dire andare a 6.00 e metterci 4 ore e 13, mentre io vorrei metterci quattro ore e quindi dovrei tenere una media di 5.40. Di certo sono in vantaggio rispetto all’anno scorso quando passai al trentesimo in tre ore esatte. Oltretutto adesso il 2.52 è il tempo ufficiale ma non è neppure il tempo reale visto che sarei a 2.48 con un media totale di 5.45 quindi sarei in ritardo ma in questo momento non lo so dato che ormai sono stanco e non riesco a far di conto. Devo fare attenzione solamente a non rallentare troppo.
Quando ripassiamo dall’incrocio con il palco e la musica mi sorprendo a canticchiare Video killed a radio star, se ho fiato da buttare allora non sono messo troppo male, penso. La musica e il cantare mi incoraggia. Affianchiamo la Grazia, di Grassina come Emanuele, l’ho conosciuta alla scorsa maratona, lei correva con Michele e si fermarono verso il trentesimo chilometro. Quest’anno Michele è ancora fermo per dei problemi al ginocchio, c’è un vecchietto che accompagna Grazia. Emanuele lo conosce, anche lui di Grassina.
- La fai anche tu, gli chiede Emanuele. Intende la maratona.
L’omino scuote la testa:
- Sono venuto a accompagnare la Grazia per un po’, poi torno a casa.
Sul sovrappasso Grazia cammina, io invece non voglio smettere di correre. Quando ci siamo allontanati, Emanuele mi fa: quello – indicando con la testa il vecchietto con la Grazia – è venuto da Grassina a Firenze correndo, fa compagnia a lei per quindici chilometri e poi se ne ritorna sempre correndo a Grassina...
Devo dire grazie a Emanuele: se ho superato limitando i danni la crisi intorno allo stadio, se ci sono dei chilometri che non mi ricordo neppure di aver percorso e siamo arrivati in piazza Duomo senza quasi accorgermene, lo devo a lui. Vedo come in sogno via Piagentina, via Fra’ Giovanni Angelico, via dell’Agnolo, mentre non ricordo affatto via della Mattonaia né piazza d’Azeglio.
A un certo punto, in via Colonna mi fa: - Oh, io chiacchiero ma se vuoi sto zitto.
E mi sono reso conto che anche io stavo chiacchierando: mi ero distratto però stavo anche faticando.
- Va bene, tu puoi parlare, ma io devo stare un po’ più zitto.
Niente piazza Santissima Annunziata, eppure ci siamo passati, mentre ricordo bene la curva a sinistra in piazza San Marco per entrare in via Ricasoli, una volontaria ci voleva far girare alla larga da un piolo che avevano fasciato con della gommapiuma, Emanuele mi ha “difeso” dicendole che l’avevamo visto e facendo scudo in modo che io potessi sfiorarlo tenendo la corda nella traiettoria minima.
- Ma siamo quasi al 35° km... dov’è il rifornimento?
- È lì più avanti
- Io non vedo niente.
Siamo in via Ricasoli. Sono infastidito, ce l’ho quasi con Emanuele se non c’è il ristoro, come se fosse colpa sua, ma è solo la stanchezza che comincia a sovraffarmi, come quando ho fame che divento nervoso e non sopporto più niente. Svoltiamo in via Pucci e poi ancora in via Martelli e finalmente ecco il ristoro. Ovviamente Emanuele non poteva vederlo da via Ricasoli, ma cercava solo di alleviare la mia stanchezza, di distrarmi rimandando di qualche centinaia di metri la mia necessità.
Puntata seguente
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