Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

mercoledì 11 aprile 2012

4.2.4 Il bosco degli Elfi

Asfalto e sterrato / saliscendi / circa 10 km (giro)

Caratteristica costante di questi percorsi collinari è di avere 1 o 2 km di salita e altrettanta discesa. In questo caso la salita forse è più lunga rispetto ai vari muri già descritti e pure la discesa è pendente e lunga. Questo per rendere ragione di una difficoltà che la descrizione sintentica “saliscendi” non può trasmettere.
Come al solito il chilometraggio tiene conto della partenza dal Parco Lippi mentre per la descrizione partiamo da Quinto Alto imboccando la già menzionata via di Fontemezzina.


Dopo un  breve saliscendi e aver oltrepassato un ponticello si arriva a un bivio dove si opta ovviamente per la salita alla nostra sinistra. Davanti a noi la base di una torre fortemente ristrutturata con una sorta di pontile sostenuto da archetti a tutto sesto in mattoni che collega la casa al giardino terrazzato a ulivi adiacente.
Appena imboccata la salita non posso far a meno di leggere sull’asfalto in stampatello maiuscolo:
VIA
DELLO
STRAZIO
E
Solo che la riga dopo è stata cancellata e ho passato varie decine di metri a pensare a che cosa ci fosse scritto e soprattutto cosa ha spinto qualcuno a cancellare solo quella riga... era qualcosa di compromettente? Perché era forse un nome proprio? Ma che senso ha un frase del tipo “via dello strazio e Ilaria” oppure “via dello strazio e di Ilaria”? poi la stanchezza prevale e mi distraggo.
La salita è costante ma non eccessiva fino a un tornante al limitare del bosco: lì la cosa si fa davvero dura ma devo andare avanti, anche perché ho il mio tour operator che mi sta aspettando.


Dopo il tornante si nota sulla sinistra un sentiero che parte seguendo il pendio ma dalla parte opposta, verso la torre menzionata prima: va tenuto a mente, poi ne parleremo a proposito della variante dell’arco.
Usciti dagli alberi la pendenza si addolcisce leggermente permettendomi di rifiatare ma non posso rallentare per non perdere contatto con il gruppo.
Dopo aver superato un paio di casali ben restaurati, da dove la vista sulla piana è già notevole, la strada diventa sterrata e scende tra vegetazione bassa fino a traversare un torrente in secca e siamo di nuovo nel bosco risalendo sulla collina adiacente. È lì che vedo il piccolo accampamento che i miei fantasiosi compagni hanno definito “degli Elfi”. Sicuramente non ha niente a che vedere con le comunità dell’appennino che vivono in modo post-hippy: è poco più di una tettoia con delle coperte e qualche masserizia. Non si vede nessuno ma il rifugio non sembra abbandonato. Ovviamente tutto ciò l’ho osservato senza neppure rallentare: ci dovrò ripassare da solo per osservare con più calma: lo stesso vale per il resto del bosco e per i panorami che vedrò più avanti.






Si continua a salire ("un ultimo strappetto", mi rassicura la mia guida: ormai sono rassegnato ma speravo davvero che fosse finita già). A tratti intravedo un panorama su tutta la città e la vallata ma è un attimo. Passiamo un casolare abbandonato dove stazionano dei serbatoi e un vecchio compressore (Jenbacher Werke, leggo a voce alta). Incrociamo una mulattiera da cui stanno salendo due in mountain bike, noi siamo più in alto di loro e proseguiamo fino a spuntare su una strada asfaltata, via di Carmignanello, che prendiamo a destra per tornare giù.
























La discesa è ripida e è difficile far correre le gambe. Si spunta su via della Castellina.


































Si prende a sinistra per poche decine di metri dove si riconosce Santa Lucia della Castellina.
Si prosegue in discesa da lì dove ormai riconosco l’arrivo del muro di pietra che è più pericoloso da fare in discesa e cerco di passare ai lati sulla poca erba disponibile per evitare di slogarmi una caviglia sulla pietra irregolare della mulattiera
A questo punto siamo su un percorso noto e torniamo a casa (senza il pericolo di perdermi senza una guida).














Il giro totale si parte dal giro base verso Sesto e si riconnette al Muro di pietra per il ritorno. Tout se tient.
Ma che fatica!...

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