Perché

A me piace leggere, scrivere e correre. Ultimamente riesco a scrivere solo racconti o considerazioni legate alla corsa. E cerco di scovare racconti o romanzi legati in qualche modo alla corsa. E, appena posso, corro. Speriamo non sia grave.

martedì 17 aprile 2012

Mai scordarsi di sorridere (in margine a una foto sulla Nazione)


Quando lunedì mattina Emanuele mi ha intimato via sms di comprare La Nazione ho immediatamente controllato sul sito. Ed ecco che tra le foto dell’evento di domenica, dopo il vicesindaco che dà il via, il vincitore, la vincitrice, ci sono io!...

Sembra che me la stia dando a gambe, tallonato da una torma di pericolosi inseguitori... e soprattutto che smorfia!
Uffa: basta foto in cui non sorrido O comunque in cui sembra che stia soffrendo. Manco i primi, che lo fanno di mestiere, sembra che soffrano o stringano i denti né fanno alcuna smorfia. Perché io invece sì?!?

Mi sono scordato di un insegnamento fondamentale. Sto attento all’appoggio del piede e ho dimenticato di sorridere! Vero è che non ci si può ricordare tutti gli insegnamenti: una volta assorbiti, non ci se ne rende neppure conto ma li mettiamo in pratica automaticamente. Ma appunto: una volta assorbiti! Evidentemente questo non l’ho assorbito bene. Eppure ne avevo parlato in modo convinto, non molto tempo fa (Tanti maestri, tanto onore)...

La questione non è venire bene in fotografia, quello è l’effetto secondario, no, l’effetto primario che vorrei è il sorriso in sé, se non il sorriso almeno un volto disteso, pur nello sforzo del gesto atletico (suona bene, anche se pomposo).
Ovviamente non si può lavorare solo sui sintomi, anche se da lì si può partire. E la causa è che non ero contento, non ero rilassato.

Già da domenica c'era qualcosa che non mi tornava: dopo la corsa, mentre chiacchieravamo rifocillandoci, ho carpito qualcuno dei miei colleghi che diceva “... comunque mi sono divertito”. Mi sono sorpreso, e mi sono chiesto “ma io mi sono divertito?”, e la risposta a malincuore, quasi vergognandomi, nel mio intimo, è stata “no”.
Perché? Mi chiedo, sul serio non per retorica?
Perché volevo rifarmi della brutta esperienza di Roma e quindi avevo una certa insicurezza?
Perché quindi ho corso CONTRO me stesso, perché avevo paura di non farcela?
Perché per la seconda metà ho corso da solo davvero (non mi ero reso conto che Giovanni era una decina di metri dietro di me)?
Perché ci tenevo a far meglio, o non far peggio, dei miei compagni?
Perché il risultato di una gara è diventato così importante per me? Quando poi, nel massimo del mio splendore, ho lottato per arrivare (senza saperlo) tra i primi 400...

Sempre dopo la corsa, un altro collega, che si è avvicinato alla corsa piuttosto recentemente, ha confessato affranto di aver fatto un brutto tempo e di essersi svegliato prestissimo per la tensione, dato che era la sua seconda gara importante.
Mentre cercavo di tranquillizzarlo riflettevo sul fatto che tutti noi investiamo, in modo diverso, in ogni nostra attività un’intensità, una partecipazione che può, se lasciata libera, deragliare, trascinarci fuori del buon senso e quello che è salutare può diventare addirittura nocivo.

Un altro collega più esperto e smaliziato, complimentandosi per il mio tempo, ha aggiunto sornione: “ora la sfida è scendere sotto...” indicando il mio prossimo obbiettivo. E' vero, ho pensato, è proprio dove potrei arrivare... e di nuovo ho sentito un campanellino tintinnare...

La morale? Giusto nuove sfide, giusto impegnarsi nelle attività che ci piacciono ma con la giusta leggerezza, senza aggiungere stress a una vita che solitamente stressante lo è già, con il piacere della compagnia e divertendosi. Lo so che il primo a dovermici impegnare con attenzione sono io, spero solo che averlo dichiarato apertamente mi sia di aiuto per tenere fede all’impegno.

Un facile memento: Ricordati di sorridere, perché se non stai sorridendo c’è qualcosa che non va!


PS: ma che belle scarpe verdi che ho!

3 commenti:

  1. a che chilometro eri? la fatica si vede ma fai la tua figura. Le scarpe verdi sono bellissime ma non sono quelle che ti fanno andare forte. Complimenti per il risultato e spero di fare prima o poi una gara con te (ma più corta).

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  2. Siamo al 10° km, e i palloncini che mi braccano sono quelli di 1h35' che poi mi hanno superato al 14°

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  3. Ok, scarpe fanno la loro porca figura ... anche se tu fossi stato nella folla dietro di te mi sarei detto "Ecco Marco che insegue!!" ... quando cominciai a correre "seriamente" (non sono Leo Sequi!) mio fratello mi disse (ex podista) "Beppe, running, ok, but it is all about the gear!" :) ... cmq sia, vorrei suggerire nuove T-shirt con il logo "CorrerePerFirenze" sul Duomo ... ovviamente in tessuto iper tecnico (the gear!!) ... Sei stato bravo, Marco ... sorriderai la prossima volta!!

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