Non intendo cosa penso in
ogni momento durante una maratona, quello lo posso sapere solo a posteriori,
dopo averla corsa e riportando più fedelmente possibile quello che mi è passato
per la testa, durante quelle quattr'ore e quei quarantadue chilometri (come per
altro ho cercato di fare in una serie di una quindicina di post dedicati al
racconto chilometro per chilometro della maratona di Firenze del 2010).
No, intendo quello
che vorrei pensare, in modo da evitare errori come quello occorsomi alla maratona
di Roma dello scorso marzo, quando, tutto concentrato su cosa avrei dovuto fare
dal trentesimo chilometro in poi, mi scordai il primo "pasto"
programmato (anche di questo ho parlato diffusamente nel post Maratona fallita: una lezione (e elaborazione di un lutto)).
Sii presente a te
stesso, mi ripetevano durante l'addestramento militare, e di tanto in tanto me lo
ripeto tuttora quando mi accorgo che mentre la sera sono a teatro mi accorgo
che sto ancora rimuginando a cosa avrei dovuto dire alla riunione del
pomeriggio appena passato. Stay focused, stare concentrati a quello che sto
facendo in ogni momento (hic et nunc, qui e ora). Concentrati sempre, sì, ma
non necessariamente nello stesso modo. Mi spiego meglio: le gambe devono andare
possibilmente a una velocità costante, non voglio entrare in questioni di strategia
di gare, “negative split” eccetera, ma facciamola semplice: decido prima della
partenza l'andatura che sarò (o vorrei essere) in grado di tenere per l'intera
gara e cerco di mantenerla. Il corpo tutto deve supportare le gambe. E la mente
deve essere in armonia con tutto il corpo, permettere di avvertire ogni
disallineamento, percepire ogni allarme, ogni messaggio e apportare le
correzioni all'uopo, siano esse fisiche (rallentare, aumentare, fermarsi,
muovere di più le braccia, respirare più ritmicamente) o psicologiche (quel
dolorino alla caviglia sinistra tra un po' passa, è normale essere stanco dopo
trenta chilometri ora tiri fuori il meglio di te, ce-la-sto-fa-cen-do!,
ce-la-sto-fa-cen-do!, manca poco ormai, e tutte gli incoraggiamenti che abbiamo
sperimentato durante le gare e i lunghissimi precedenti).
Però sono fortemente
convinto che il tipo di concentrazione mentale non debba essere
"costante" come il nostro passo. Anzi. E torno all'esempio del
mio errore di Roma: essere concentrato su cosa avrei fatto dal trentesimo
chilometro non sarebbe, in sé, stato un errore, se mi fossi trovato intorno al
trentesimo chilometro!...
Ho cercato allora di decidere quali sono per me - si tratta chiaramente di scelte assai soggettive - gli atteggiamenti mentali che si adattano ai vari momenti e per fare ciò ho diviso la corsa in tratti significativi, che possono essere d'aiuto e di riferimento durante la corsa stessa. Mi riservo il diritto di raffinare questa strategia con delle ulteriori suddivisioni.
Ho cercato allora di decidere quali sono per me - si tratta chiaramente di scelte assai soggettive - gli atteggiamenti mentali che si adattano ai vari momenti e per fare ciò ho diviso la corsa in tratti significativi, che possono essere d'aiuto e di riferimento durante la corsa stessa. Mi riservo il diritto di raffinare questa strategia con delle ulteriori suddivisioni.
0-10km: Eeeh, toro!
Mia madre mentre, alla guida
della sua Fiat 127, stava frenando, era solita dire: eeeh, toro! era come dire
Fermati! alla macchina, ma in modo affettuoso. E io devo frenare perche' sicuramente
sarò partito troppo forte, è inevitabile alla partenza. E poi rilassarmi, anche
guardarmi intorno fa bene per abbassare lo stress della partenza. Di solito fino
a quattro o cinque chilometri soffro e mi stupisco della mia sofferenza: siamo
solo all’inizio! ma verso l’ottavo-decimo chilometro comincio a sentirmi meglio.
Bene così.
11-20km: Feel it!
Avvertire il
proprio corpo, regolare la carburazione, verificare che tutto vada bene.
Soprattutto: mangiare prima della prima ora, anche se non ho fame: in gara non
mangio per fame, mangio per evitare un brusco calo di zuccheri che mi farebbe
vedere tutto scuro, tutto brutto, prima di rendermi conto che si tratta di un
calo di zuccheri.
21-30km: Concentrazione!
Ho passato la
metà ma non devo pensare che ne mancano altrettanti. Concentrarmi sul
movimento, sulla respirazione, mantenere tutto nei parametri regolari. Sono un
paio d’ore che corro, ovviamente posso essere un po’ stanco ma niente di che,
però non bisogna farsi deprimere. Hai mangiato? Mangia!
31-40km: Hic sunt leones.
Qui non si sa
cosa ci sia, bisogna procedere amministrando saggiamente le energie rimaste.
Ogni caloria persa potrebbe rivelarsi più tardi come uno spreco irecuperabile.
Lo stesso vale per la muscolatura, con i crampi che, si dice, “vanno gestiti”.
Sarà, per me quando sento anche solo l’inizio di un possibile crampo è il
panico!... E poi, guai a chiamarlo “muro”, però a un certo punto qualcosa si
incrina, hai voglia tu di spiegarti che il glicogeno è finito e che si deve
cambiare combustibile: intanto il motore tossisce e la macchina va a
scossoni... Resistere, resistere, resistere.
41-42km: Comunque vada sarà un successo
Se sono arrivato
qui non mi ferma piu' nessuno, a costo di camminare, ormai ce l'ho fatta. Nessuna
strategia serve più e non sembra neppure
che sia servita prima (ammesso che ne abbia applicata qualcuna). Inutile voler
pensare qualcosa, ormai non penso più a nulla.
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